Con il collega Padoan chiedee continuità occupazionale e rilancio
ROMA. Il futuro dello stabilimento Whirlpool di Siena torna in Parlamento con una nuova interrogazione presentata dalla parlamentare del Pd Susanna Cenni assieme a Pier Carlo Padoan, e sottoscritta da Debora Serracchiani e Martina Nardi. Nel testo si chiede al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro dello sviluppo economico quali provvedimenti intenda assumere il Governo per garantire la piena continuità occupazionale e il rilancio produttivo degli stabilimenti Whirlpool in Italia con particolare riferimento alle criticità presenti da anni nella fabbrica di Siena.
“A inizio settimana insieme a Pier Carlo Padoan, ai consiglieri regionali ai consiglieri comunali Alessandro Masi e ai rappresentanti dell’Unione provinciale e comunale del Pd abbiamo incontrato a Siena i rappresentanti della RSU e le sigle sindacali Fim, Fiom, Uil e Cobas dei lavoratori della Whirlpool – racconta Susanna Cenni – La situazione è preoccupante, perché il mancato rispetto degli impegni sottoscritti dall’azienda al tavolo del Mise riguarda anche il nostro territorio. Proprio ieri, inoltre, si è tenuto a Palazzo Chigi un incontro nel corso del quale i sindacati hanno chiesto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli di pretendere il rispetto degli accordi assunti con il piano industriale. Nel piano industriale di Whirlpool, come si apprende da fonti stampa, sarebbero stati presenti investimenti in grado di aumentare la produzione annua dello stabilimento di Siena, che produce congelatori, di 150mila pezzi. Ma fino a oggi le previsioni sono del tutto disattesi”.
“Lo stabilimento di Siena – ha ricordato Cenni – vive da anni una situazione di grave precarietà, si è infatti passati dal 2008, con una produzione di 800mila elettrodomestici e 600 operai impiegati, al 2018 con 320mila congelatori assemblati e una forza lavoro ad oggi di circa 350 unità. Da anni poi sono stati attivati contratti di solidarietà e attualmente si lavora in media 4 ore al giorno con circa 5/6 giorni di chiusura collettiva al mese. Una situazione che comporta una sensibile riduzione degli stipendi, che preoccupa fortemente e per una inversione di rotta necessita di investimenti e idee chiare. Dopo l’incontro di ieri, si sono rincorse varie notizie. Pare che l’azienda abbia dato disponibilità a rimettersi a un tavolo, ma il quadro resta assai complesso e delicato per tanti lavoratori e chiede una gestione del tavolo di crisi autorevole e determinata”.