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SIENA. “Il Pd deve aprirsi e deve cambiare, rilanciando il suo carattere di partito fondato su una pluralità di pensiero, di generazioni e di esperienze. Sono in discussione il modo di essere del partito e dei gruppi dirigenti, il suo radicamento, la proposta politica, le alleanze e l’operato nei governi locali. In poche parole il posizionamento e la percezione del partito stesso”. Lo afferma Franco Ceccuzzi, segretario dell’Unione comunale del Pd di Siena commentando i risultati della tornata elettorale di sabato 6 e domenica 7 giugno che ha chiamato alle urne gli elettori della provincia di Siena per il rinnovo del Parlamento europeo, del presidente dell’amministrazione provinciale e di trenta amministrazioni comunali.
“Questo è il messaggio che arriva dalle urne – continua Ceccuzzi – e che ha bisogno di essere attentamente analizzato, perché contiene un numero elevato di significati, di criticità da rimuovere e di opportunità da cogliere. Meno sette per cento a livello nazionale, meno sette in Toscana, meno sette in provincia di Siena, meno sette in città. Sono perdite significative, che chiedono una discussione autentica, approfondita e partecipata per rilanciare il progetto del Pd e costruire un nuovo centrosinistra che contenda il governo a Berlusconi. Ciascuno di noi, ad ogni livello, deve fare autocritica e portare il suo contributo ad aprire una fase nuova nella vita del Pd”.
“Voglio ringraziare tutti gli elettori che ci hanno votato – aggiunge Ceccuzzi – ed assumere l’impegno verso tutti quelli che, rispetto allo scorso anno, hanno deciso di non votare o di non confermare il loro consenso al Pd, che faremo tesoro del messaggio critico che ci hanno inviato. A quasi due anni dal 14 ottobre 2007 e dopo due tornate elettorali, il Pd oggi è una realtà consolidata della politica italiana: il principale partito di opposizione, il primo partito della Toscana e della nostra provincia, dove la distanza tra Simone Bezzini, presidente più votato d’Italia, e Donatella Santinelli, candidata del Pdl, è di 27 punti percentuali. In città, il divario tra il centrosinistra e il centrodestra arriva al 18 per cento, con circa settemila voti sui votanti di politiche e comunali. Con la somma dei candidati di Rifondazione comunista e Verdi, l’area potenziale del centrosinistra arriva fino al 60 per cento, mentre la vecchia Unione del 2006 arrivava al 56 per cento. Il centrodestra non conquista nemmeno un Comune e la vittoria delle liste civiche a Casole d’Elsa e, soprattutto, a Pienza, indica che l’alternanza è possibile solo quando non si presenta”.
“Un’altra forza di opposizione al governo nazionale, quale l’Udc – conclude il segretario dell’Unione comunale del Pd senese – ha raccolto un risultato significativo e ha portato, tra l’altro, un contributo rilevante all’elezione di Fabrizio Agnorelli a Piancastagnaio. La scelta del Pd provinciale di non farsi ammaliare dall’autosufficienza è stata premiata dagli elettori con i risultati positivi di Sinistra Democratica, Italia dei Valori e Riformisti. Si tratta di ripartire da qui, per costruire nuove alleanze che si fondino sui programmi e sulla partecipazione, facendo tesoro di percorsi sbagliati come quello, ad esempio, che ha riguardato l’Aeroporto di Ampugnano. C’è lavoro per la buona politica”.