Fin quando ci saranno politici di professione, autoreferenziati, non ci sarà sviluppo e crescita
di Mauro Aurigi
SIENA. Nei prossimi dieci anni Siena e l’area senese devono tornare a crescere per creare 1000 nuovi posti di lavoro!”. Questa, stando ai giornali, è la perentoria affermazione che l’on.le Ceccuzzi, candidato del PD a sindaco di Siena (per quei “prossimi dieci anni”, immagino), ha fatto al Santa Maria della Scala il 18 febbraio nel corso di un’iniziativa elettorale “pro domo sua”. Pensavo di averci fatto ormai il callo invece continuo a stupirmi della “candida” ingenuità dei nostri politici quando affrontano i nostri problemi (è notorio che i problemi propri non li devono affrontare mai perché loro non ne hanno). “Siena deve tornare a crescere!”. Possibile che Ceccuzzi non si renda conto che quella sua enfatica dichiarazione implicitamente ne sottintende un’altra, ossia che “negli ultimi tempi Siena è andata indietro”. E lui dov’era quando ciò succedeva? Era o non era uno dei principali esponenti della politica cittadina, se non il principale? E al generale che ha perso la guerra è opportuno affidargli di nuovo il comando delle truppe? Per dieci anni, poi! Lui evidentemente pensa di sì. Il che mi convince che ci creda degli sciaborditi. E può pure darsi che abbia ragione.
Senza contare che in quei nuovi 1000 posti riecheggia la fanfaronata del milione di nuovi posti di lavoro promessi da Berlusconi se fosse stato rieletto. Un’altra dimostrazione che hanno ragione coloro che sostengono, ed io con loro, che in Italia non c’è nulla di più simile al regime berlusconiano del “sistema” Siena. Anche se deve essere sottolineata una non trascurabile differenza: Berlusconi ha realizzato il suo regime con i suoi soldi – comunque li abbia guadagnati – ma a Siena i sedicenti compagni il regime lo hanno realizzato con i nostri (unica nota positiva: i soldi nostri li hanno ormai finiti – fior di antichissime istituzioni sono state messe in ginocchio senza speranza che possano riprendersi – per cui il regime, che solo grazie al controllo di quelle istituzioni si manteneva, potrebbe essere prossimo al collasso, forse proprio a partire dalle prossime comunali).
E’ L’ESPROPRIAZIONE DEL POTERE POPOLARE DA PARTE DI POCHI LA CAUSA DELLA CRISI DI SIENA
Poi c’è un problema di preoccupante vuoto culturale. Non so quali modelli reali di invidiabile sviluppo civile e economico abbia in testa il Ceccuzzi quando dice queste cose. Io ne ho diversi sia del passato che dell’attualità. Bene, in nessuno caso è possibile attribuire il merito di tali traguardi all’opera di un Ceccuzzi o un Mussari o un Cenni, un Ceccherini o un Piccini. Voglio dire che una situazione di apprezzabile evoluzione della comunità esclude sempre la presenza di uno o più salvatori della patria, di una “leadership”, insomma, o di un “leader” (che è, non mi stancherò mai di ripeterlo, la traduzione letterale di “führer” e “duce”). Anzi diciamolo chiaramente: la presenza di un “capo” (o di una oligarchia) forte, ossia con grande carisma e largo consenso popolare, non solo inibisce la crescita della comunità, ma ne provoca l’immiserimento (con i ricchi sempre più ricchi ovviamente). E’ quello che è successo al Paese a partire dall’epoca di Craxi con la crescente concentrazione di potere in poche mani fino agli eccessi di questi ultimi anni. Ed è esattamente quello che è successo a Siena, per lo stesso motivo, negli ultimi 30 anni.
Esimio signor Ceccuzzi, non c’è nessun politico o partito che possa arrogarsi il merito dello sviluppo incredibile di Silicon Valley in California o della serena agiatezza di comunità come quella svizzera o quelle scandinave. Così come è totalmente figlia di nessuno la straordinaria avventura delle poleis delle Grecia classica o quella ancora più straordinaria dei liberi comuni italiani che allora dominarono politicamente, culturalmente ed economicamente l’Occidente, consentendogli di diventare quello che è oggi diventato. Mentre hanno sempre un padre le situazioni di grande miseria e arretratezza che affliggono gran parte del mondo attuale e quello del passato e che sono sotto gli occhi di tutti da sempre, ma proprio in questi giorni più drammaticamente che mai.
UNA PLEBE AFFASCINATA DAL “PANEM ET CIRCENSES”
Perché guardi signor Ceccuzzi, il problema dello sviluppo di una comunità è essenzialmente un problema di “libertas, iustitia et aequalitas” come dicevano allora i nostri antenati comunali, o di “democrazia” come dovremmo dire oggi, ossia è un problema di indipendenza e autonomia dei cittadini dal peso dei tiranni, delle oligarchie o dei partiti (o, meglio, dei loro capi). Veda, lei nel suo intervento non ha fatto altro che dire quello dovremmo fare noi. Lei non lo sa, ma in democrazia dovremmo essere noi a dire quello che deve fare lei. Ecco perché negli ultimi decenni Siena è andata indietro: perché in questa città non c’è più “libertas, iustitia et aequalitas”. Ossia non c’è più democrazia: non più cittadini, ma sudditi, non più popolo ma plebe affascinata, com’è giusto che sia, dal “panem et circenses”. Il tutto con i soldi nostri, come si conviene ad ogni tirannia che si rispetti.
Non sarà un caso che del termine democrazia e soprattutto di ciò che questo termine sottintende non trovo traccia nei resoconti giornalistici del suo intervento al Santa Maria della Scala. A dire la verità, andando indietro con la memoria, non ne trovo traccia neanche nei suoi interventi del passato.
Pensi a questa mia Città potenzialmente ricchissima e civilissima. Banca, università, ospedale e arte (ossia turismo) rappresentano, anzi rappresentavano, direttamente o indirettamente il 90% della vita sociale, culturale ed economica della nostra comunità. Lei e i suoi sodali che l’hanno preceduta non avevano alcun merito in ciò. Perché il tutto (ripeto: il 90% di cui ancora oggi viviamo o, meglio, vivevamo) lo avevamo ereditato da un periodo lontano, quello comunale, in cui era stato abolito il politicante di mestiere. La politica era infatti appannaggio dei normali cittadini che si alternavano velocemente al potere: si andava dai due mesi per gli incarichi più importanti fino a un massimo di un anno per gli altri, sempre senza rinnovo alla scadenza se non dopo anni. E’ così, non so se lei se n’è reso conto, che neanche il nome di uno di loro è giunto sino a noi, ma c’è giunta la bellezza e la ricchezza materiale e morale che loro avevano creato. Questo è l’unico motivo per cui Siena è stata fino a ieri civile, ricca e nobilissima. Ecco, lei è un politico di mestiere, un prete della politica, uno che ha fatto della politica una chiesa. Ma come può venirci a dire che riporterà Siena a crescere? Fino a quando lei e quelli come lei non saranno mandati a casa e il potere non sarà nuovamente distribuito tra i cittadini, questa città, che ha avuto un così grande passato, non avrà mai più un futuro. Né, mutatis mutandis, lo avrà il Paese intero.