La banca sarà chiamata a nuovi "sacrifici" di sportelli, personale e nuove cessioni?
SIENA. Le indiscrezioni secondo cui vi sarebbero contrasti tra Commissione Europea e Banca Centrale Europea sulla riapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi vengono smentite dalle dichiarazioni di entrambe le parti. Ricardo Cardoso, portavoce della CE, ha spiegato che “la Commissione europea sta lavorando con le autorità italiane e le autorità di vigilanza per stabilire la compatibilità di questo intervento con le norme europee. Siamo in contatto con entrambe le autorità, per stabilire la compatibilità dei piani del governo italiano” con le normative Ue. La Bce da parte sua sottolinea che “un accordo sulla ricapitalizzazione preventiva è responsabilità solo delle autorità italiane e della Commissione europea”. Ma precisa: “stiamo pienamente collaborando con la Commissione per aiutare la loro valutazione”.
Ma non si fanno passa avanti se la Bce (che deve superviosionare Mps), e la Commissione Europea (a cui fanno capo le decisioni sugli aiuti di Stato), hanno visioni diverse sulle loro responsabilità e su chi debba farsi carico del salvataggio. Le cose potrebbero andare davvero per le lunghe con la banca in una specie di limbo, che non si capisce a chi o cosa possa servire, se non a minare ulteriormente la fiducia nella finanza italiana. In definitiva, non si capisce se la Bce deve dare per prima il benestare o se questa responsabilità tocchi prima alla Commissione Europea. Stanno tutti in attesa e non si cava cava un ragno da un buco.
In banca stanno lavorando al “nuovo piano industriale per adattarlo alle richieste dell’Europa e questo potrebbe omportare nuovi sacrifi in termini di riduzione del personale e degli sportelli, che vanno oltre a quelli concordati con i indacati che prevedevano nel triennio 2.600 esuberi e 500 filiali chiuse, che dovevano servire a portare la redditività di Mps all’11 per cento entro il 2019. Pare non basti e Bruxelles chiede un piano con altre riduzioni e cessioni, che potrebbero ad uno “smagrimento” della banca tale da limitarne la capacità di generare reddito e, di conseguenza, trovare soci privati disposti a comprare le azioni dallo Stato.
Il prossimo cda di Mps, convocato per il 2 marzo, informerà sugli sviluppi del confronto con l’Ue, mentre la presentazione del piano è prevista per il 10 marzo.