I due leghisti avevano presentato all'assessore Fratoni un'interrogazione
SIENA. “La risposta avuta dall’assessore Fratoni ad una nostra interrogazione in cui chiedevamo lumi sulle problematiche agostane in tema di raccolta rifiuti in alcuni comuni di ATO Toscana Sud – affermano Marco Casucci ed Elisa Montemagni, consiglieri regionali della Lega – non ci soddisfa, poiché riteniamo che la Regione non possa solo monitorare, ma debba, senza rimpalli di responsabilità o reticenze di sorta, essere parte attiva della vertenza, che configura il perdurare di molti, troppi elementi critici, sul piano politico, etico e normativo. Si attendeva una risposta diversa da parte della Regione Toscana, soprattutto in considerazione del fatto che l’Autorità di Ambito si è già espressa con una delibera di indirizzo. Non solo quindi una vicenda da attenzionare, poichè legata a sospensione ed interruzione di pubblico servizio, ma da valutare, anche sul piano legale e contrattuale, nella misura in cui coinvolgono, da un lato i lavoratori del comparto igiene ambientale e dall’altro le competenze in materia di controllo e intervento da parte degli organi preposti; competenze, che riguardano la stessa Regione Toscana.
Tra l’altro alla nostra richiesta di costituire un Tavolo tecnico sull’importante questione, relativa, nello specifico alla tutela dei lavoratori del settore, ci viene detto che questa incombenza non potrebbe vedere la partecipazione del settore Ambiente, poiché questi ultimi avrebbero altre professionalità e competenze”. Posizionamento che Casucci e Montemagni definiscono “incomprensibile e autolesionista”, a fronte delle osservazioni avanzate dalla stessa Autorità di Ambito e votate all’unanimità da tutti i Sindaci della Toscana del Sud. Insomma – concludono Marco Casucci ed Elisa Montemagni – oltre al consueto utilizzo dell’odioso, quanto gettonato burocratichese, pensiamo che la Regione voglia, a prescindere dalle sue reali competenze, tenersi volontariamente e premeditatamente a distanza di sicurezza da una vicenda, che si configura ormai, per i lavoratori coinvolti, come il preambolo di una “macelleria sociale” annunciata e per i cittadini della Toscana del sud come l’ennesimo conto da pagare, in termini economici e ambientali”.