La candidata dei Riformisti invita a non cedere all'omofobia
Da domani, venerdì 10 maggio, inizierà a Siena la settimana contro l’omofobia, tema molto caro ai Riformisti, in quanto l’orientamento sessuale mai deve condizionare le azioni, né tanto meno essere una giustificazione per atti di violenza o discriminatori. Anche in questo caso il programma dei Riformisti è molto chiaro: “Il nostro impegno è volto a sostenere le politiche antidiscriminatorie e contrasteremo ogni forma di violenza: quella rivolta contro le donne, maltrattamenti, ma anche infibulazione, sviluppando la collaborazione stretta con le associazioni del territorio per non lasciare da sole le donne che trovano il coraggio di denunciare. I Riformisti sostengono anche la lotta all’omofobia, alla transfobia e a qualsiasi forma di razzismo”. In proposito è intervenuta Elena Casi, candidata dei Riformisti al Consiglio Comunale: “A Siena per una intera settimana si terranno numerose iniziative organizzate dal Movimento Pansessuale Arcigay di Siena e dall’ Arci provinciale. Momenti di riflessione che vogliono essere un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rispetto dei diritti delle cittadine e dei cittadini omosessuali e transessuali, troppo spesso giudicati e additati per il loro orientamento sessuale sulla base di pregiudizi e luoghi comuni infondati e offensivi. É dal 2005 che il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia, quale momento di riflessione e azioni per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale. Una data non scelta a caso, ma perché é la ricorrenza della rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie. É importante non abbassare mai la guardia perché alle associazioni che si occupano di tutelare questi diritti – prosegue Elena Casi – ricevono mail di ragazze e ragazzi che denunciano casi più o meno gravi di violenza omofoba. Spesso molti di questi casi non arrivano sui giornali perché c’è una forte reticenza a denunciare, come se questi ragazzi si sentissero in colpa. Ecco a cosa servirebbe una legge: a creare quegli anticorpi sociali contro l’intolleranza, per non far sentire più solo nessuna vittima di violenza omofoba e soprattutto dargli il coraggio di denunciare. Vorrei sottolineare – conclude Casi – che l’omofobia non è un problema solo degli omosessuali, è una questione che riguarda tutti. La violenza legata all’orientamento sessuale è correlata a tutte le altre forme di violenza e discriminazione”.