La tassa occultata nel decreto salva-Italia
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di Lexdc
SIENA. Nel decreto salva Italia del governo Monti, la lobby televisiva, dopo aver sperperato i quattrini gentilmente concessi dallo Stato, ha trovato la sponda per un nuovo balzello sulla pelle di tutti gli italiani.
Sta così infuriando la polemica sul web alla notizia, del 16 febbraio scorso, che la RAI pretende il pagamento del canone per Pc, cellulari e tablet ed ogni dispositivo adattabile al ricevimento del segnale televisivo fuori dall’ambito familiare (per quello il canone c’è, e come!). A nulla sono valsi gli interpelli all’Agenzia delle Entrate e le interrogazioni parlamentari al ministero dello Sviluppo economico. Non è arrivata nessuna risposta circa il fatto che le aziende debbano pagare il canone, a volte salatissimo (non si capisce la logica di applicazione delle varie aliquote), per il solo fatto di utilizzare Pc. Anche per il nostro quotidiano on line la tassa sarebbe salatissima, anche per la banca MPS: 30mila dipendenti uguale ad altrettanti terminali e si parla di un costo dai 200 ai 6mila euro per pc!
Infatti l’art 17 del decreto in causa permette alla Rai l’applicazione del regio decreto 246 del 21 febbraio 1938 (74 anni fa, quando i computer erano fitti), che prevede il pagamento della tassa per “chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”. Si tratta per la Rai di incassare un miliardo di euro, che le permetterà ancora di dare 300mila euro per una comparsata di Celentano a Sanremo, pagare fior di quattrini intrattenitori come Bruno Vespa (1,2 milioni di euro secondo l’Espresso nel 2010), dare 500mila al presidente Garimberti, oltre 700mila (l’anno, ovviamente, per tutti) al direttore generale di turno e pagare quello appena defenestrato e lasciato in corridoio senza far niente, e via dicendo.
La prossima tappa della Rai sarà di estendere il pagamento del canone dai computer, cellulari e tablet delle aziende a quello, ancora più numeroso, dei privati cittadini. La legge lo permette: quando finirà la campagna pubblicitaria in corso per indurre le aziende a versare il balzello ne vedremo delle belle.
SIENA. Nel decreto salva Italia del governo Monti, la lobby televisiva, dopo aver sperperato i quattrini gentilmente concessi dallo Stato, ha trovato la sponda per un nuovo balzello sulla pelle di tutti gli italiani.
Sta così infuriando la polemica sul web alla notizia, del 16 febbraio scorso, che la RAI pretende il pagamento del canone per Pc, cellulari e tablet ed ogni dispositivo adattabile al ricevimento del segnale televisivo fuori dall’ambito familiare (per quello il canone c’è, e come!). A nulla sono valsi gli interpelli all’Agenzia delle Entrate e le interrogazioni parlamentari al ministero dello Sviluppo economico. Non è arrivata nessuna risposta circa il fatto che le aziende debbano pagare il canone, a volte salatissimo (non si capisce la logica di applicazione delle varie aliquote), per il solo fatto di utilizzare Pc. Anche per il nostro quotidiano on line la tassa sarebbe salatissima, anche per la banca MPS: 30mila dipendenti uguale ad altrettanti terminali e si parla di un costo dai 200 ai 6mila euro per pc!
Infatti l’art 17 del decreto in causa permette alla Rai l’applicazione del regio decreto 246 del 21 febbraio 1938 (74 anni fa, quando i computer erano fitti), che prevede il pagamento della tassa per “chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”. Si tratta per la Rai di incassare un miliardo di euro, che le permetterà ancora di dare 300mila euro per una comparsata di Celentano a Sanremo, pagare fior di quattrini intrattenitori come Bruno Vespa (1,2 milioni di euro secondo l’Espresso nel 2010), dare 500mila al presidente Garimberti, oltre 700mila (l’anno, ovviamente, per tutti) al direttore generale di turno e pagare quello appena defenestrato e lasciato in corridoio senza far niente, e via dicendo.
La prossima tappa della Rai sarà di estendere il pagamento del canone dai computer, cellulari e tablet delle aziende a quello, ancora più numeroso, dei privati cittadini. La legge lo permette: quando finirà la campagna pubblicitaria in corso per indurre le aziende a versare il balzello ne vedremo delle belle.