Molte, troppe, le sfide aperte per poter tracciare un quadro delle prossime amministrative a Siena

di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto”. La mitica frase di “Per un pugno di dollari”, nel vecchio West, indicava il chiaro segno di superiorità di un individuo rispetto ad un altro. Non c’erano dubbi, non c’era nessuna possibile maestria che potesse sovvertire questi equilibri di forze, queste unità di “misura”.
Oggi le cose sono un tantino diverse: le forze non sempre sono così definite da poter indicare, senza dubbio alcuno, tra due contendenti, quale sia quello più forte. Quello su cui puntare e “vincere facile”. La cosa è ancora più evidente in ambito politico. A Siena. In questi giorni.
Di “sfide all’ok corrall” – tanto per restare in tema – ce ne sono in ballo diverse. A partire da quella tra PdL e Lega Nord. Da Milano il Senatùr ha dato una e una sola indicazione: alleati uniti in tutti i capoluoghi di provincia. A Siena i due schieramenti, dopo aver fatto parecchi bisticci, al momento non si sono accordati. Le dimissioni di alcuni membri del direttivo provinciale e la sfiducia al segretario hanno sbilanciato il Carroccio, fino ad ora fermamente convinto della candidatura di Loretana Battistini. Del resto, da parte del PdL, non era venuto fuori alcun nome di “peso” come avevano sempre paventato i vertici locali. Alessandro Nannini era stato prima lanciato e poi ritirato; poi rilanciato… e adesso resta in forse. Con voci romane che parlano di una sostituzione in corsa nel tentativo di accorciare le distanze con l’alleato naturale. Insomma, qui chi è che ha il fucile ancora non si è capito. Ma una cosa pare certa: l’elettorato è confuso. Se l’operazione è stata fatta per indebolire la Lega Nord, si può dire che il risultato è stato raggiunto. Salvo poi una definitiva vittoria dell’onorevole Morganti sui vertici del PdL toscano. In questo ultimo caso la Lega tornerebbe ad acquistare credibilità e forse anche a guadagnare qualcosa. Ovviamente a discapito di un PdL che ne uscirebbe malconcio. Tra il tentennamento sui 21 presunti nomi di papabili e il ripiegamento sul candidato non di sua appartenenza.
Lotte intestine anche tra i “comunisti duri e puri”. Dopo l’alleanza di SeL e Rifondazione con il Pd i fiuriusciti paiono aver trovato una loro collocazione. Decisa ad avere una propria lista, Città Domani è alla ricerca di alleati. Si è sperato, fino alla fine, in un possibile accordo con IdV. Invece, è di queste ore la notizia di una capitolazione dei dipietristi. Chiusa la stagione delle polemiche, delle recriminazioni, dei rimproveri a voce alta: circolano notizie di uno stilato accordo sulla promessa di una non meglio precisata modifica allo statuto della Fondazione Mps. Una modifica che dovrebbe riguardare la modalità delle nomine dei membri delle deputazioni. Promettere, si sa, non costa niente.
Ai comunisti fuoriusciti non resta che sperare in un accordo con le Liste civiche senesi, legate a Mario Ascheri e a Vittorio Stelo (quest’ultimo, però, è visto da molti come fuori dai giochi), e con quelli che – pur restando in Rifondazione – non hanno condiviso la scelta di appoggiare il quasi sindaco Ceccuzzi. Una compagine che parte svantaggiata ma che, in corsa, qualora si trovasse un “portabandiera” credibile, potrebbe essere di molto aiuto in un possibile ballottaggio.
Un’altra sfida interna – tra pistola e fucile e mai alla pari – si consuma in queste ore nell’Udc. Questo partito, il più forte nel Nuovo Polo (con Fli e Api) a livello nazionale, si è spaccato all’atto dell’alleanza con le liste civiche legate a Pierluigi Piccini. Una spaccatura preannunciata dalla lentezza nella presentazione del candidato sindaco Gabriele Corradi. Pare, infatti, che fosse proprio il tentennamento degli uomini di Casini (o meglio, di alcuni di questi) ad aver determinato il ritardo nella tabella di marcia del lancio dell’ex dirigente Mps. La spaccatura non era forse la conclusione prevista, ma tant’è. I fuoriusciti democristiani sembrano pronti a presentare una loro lista. Senza neppure prevedere possibili alleanze con il PdL., come si era potuto immaginare quando avevano partecipato all’iniziativa di Mario Ascheri alle Lupe nello scorso febbraio. La presentazione del candidato sindaco di questa coalizione – lcs, nuovo Polo – pare pronta. Domani (11 marzo) il giorno stabilito, all’hotel Excelsior alla Lizza. Il nome del candidato, però, non c’è nell’invito. L’avranno dato per scontato…
Oppure… l’ombra dell’ex-sindaco Piccini torna ad incombere su questa tornata elettorale. Lo avevamo detto, ridetto, stradetto. Prima piano, poi con una crescente convinzione, sempre scaturita da un nostro personale sentimento più che da prove certe. Che, anzi, erano ben diversamente orientate. Stavolta è lo stesso: niente prove. Corradi, alla fine, sarà il candidato sindaco. L’uomo con il fucile. Piccini, che pure domani sarà presente a sostenerlo, sarà seduto in prima fila a godersi il momento… e gli incubi del Pd saranno finalmente svaniti con il risveglio.
Oppure no. In un film tutto nostro, sarà Piccini ad annunciare la candidatura, sostenuto da Gabriele Corradi. Un bel coup de theatre, no?!
E allora… allora, nel gioco della fantapolitica che ci possiamo permettere in questa “notte prima degli esami”, la sfida si focalizzerebbe su due candidati: Ceccuzzi e Piccini.
Il primo sempre più accentratore: pronto a scendere a compromessi “di peso” pur di avere qualche altro alleato nella corsa alla poltrona che, malgrado tutto, lo vede a rischio ballottaggio. Sempre più definitivo nella scelta dei suoi “compagni di viaggio”, dalla Giunta ai membri del consiglio comunale. Che pare siano quasi tutti riconfermati. Il secondo “a sorpresa”, consapevole dei rischi di una possibile seconda sconfitta e quindi pronto a tirare fuori dal cilindro qualche altra novità, potrebbe voler riprendere in mano un vecchio conto lasciato in sospeso…
E sarà tutto da vedere chi ha il fucile e chi la pistola.