SIENA. ACEA spa di Roma è pronta a comprare le quote del Comune di Siena sempre che non cada la giunta Marino.
Qualche giorno fa ho depositato un’interrogazione per chiedere lo stato delle cose
dell’acquisizione da parte di ACEA spa delle quote di partecipazione dei comuni in Acquedotto del Fiora spa, Acque Spa, Publiacqua Spa.
La potente multiutility romana ACEA spa leader nella gestione del servizio idrico con circa 8 milioni di utenti andrebbe di fatto a fondere queste 3 società toscane del servizio idrico. Ma a chi giova veramente questa mossa?
I comuni si troveranno a vendere la loro quota di partecipazione per avere denaro fresco e spendibile al di fuori del patto di stabilità, come prevede la nuova legge di stabilità che incentiva l’aggregazione delle società dei servizi pubblici locali, una boccata di ossigeno che molti sindaci vedranno come l’ennesimo salvagente per far quadrare i bilanci a fine anno, ma una volta venduta e speso il denaro non si tornerà più indietro, i comuni compreso quello di Siena non avranno più la possibilità di controllare e gestire il proprio servizio idrico.
In barba al rispetto del referendum che esprimeva la volontà di togliere il profitto dalla gestione dell’acqua e di ripubblicizzare il servizio idrico, Acquedotto del Fiora spa ha fatturato circa 6 milioni di euro di utile l’anno scorso ed è in continua crescita. A chi andranno questi benefici? Ai cittadini? Si abbasseranno i costi delle bollette? No, i benefici sono per i seguenti enti e persone:
-‐ Il Comune di Roma che detiene gran parte delle quote di ACEA spa e con l’eventuale fusione migliorerebbe la situazione delle casse pubbliche capitoline (sempre che non cada la giunta di Marino).
-‐ Francesco Gaetano Caltagirone detentore di circa il 16% di ACEA spa
-‐ Alberto Irace amministratore delegato di ACEA spa, fedelissimo del premier Renzi
-‐ sul fronte degli investimenti infrastrutturali chi ne gioverà saranno Vianini Lavori (del gruppo Caltagirone) e la Salini-‐Impregilo
Nessun beneficio quindi per i cittadini, andremo verso un’ulteriore privatizzazione ed una perdita gestionale del nostro acquedotto.
Non sempre, infatti, tutto quello che è privato è migliore del pubblico, i dati lo dimostrano con il continuo rialzo delle bollette senza che diminuiscano le perdite nell’acquedotto, i profitti però salgono senza che i cittadini ne possono giovare. La solita storia della socializzazione dei costi e privatizzazione dei benefici.
I Senesi nel 1908 hanno costruito con le loro mani l’Acquedotto del Vivo perché fosse pubblico, chiedo al sindaco Valentini se nel periodo che gli rimane del suo mandato voglia fare questo regalo al suo collega Marino e al premier Renzi, oppure voglia tutelare gli interessi di TUTTI i suoi cittadini che ancora oggi
rappresenta opponendosi a questa scellerata operazione.
Ernesto Campanini (consigliere comunale di Sinistra per Siena, RC, SsM)