CHIUSI. “Fare le riforme, creare posti di lavoro, ricominciare a pensare che l’occupazione e lo sviluppo sono frutto della crescita di un Paese e dell’attività delle imprese, gettare le basi per Governi certi e stabili. Sentire il nostro partito, il Pd, come una “comunità”, uno spazio di tutti, e per tutti, attorno al quale ruotano i valori di un partito contemporaneo, capace di raccoglie le esigenze di un luogo e della società che lo vive, con le sue caratteristiche e le sue dinamiche”. Così Stefano Scaramelli, membro della Direzione nazionale del Pd, interviene sul dibattito politico di queste ore che vede accendersi le polemiche e le lotte intestine sui banchi del Parlamento. “Occorre dare risposte certe e credibili, c’è un Italia che fatica – continua Scaramelli – non si può più aspettare, nessuno può più concedersi il lusso di rimandare. Il nostro sistema Paese ha già rallentato troppo e nei campi sbagliati, in questi anni stiamo pagando il risultato di un’immobilità e di un’incapacità nel prendere quelle decisioni che possono consentire all’Italia di andare avanti. E in questa prospettiva l’Italicum è una legge positiva che consente di scegliere i candidati che ci rappresentano, mettendo fine al Bicameralismo perfetto, e con il Ballottaggio offre una garanzia anti “inciucio”. Con l’Italicum l’assegnazione del premio di maggioranza non andrà alla coalizione più votata, ma al partito che ottiene il maggior numero di consensi: è una legge fondamentale per dare al Paese Governi forti e certi, una stabilità che l’Italia, nella sua storia democratica, non ha mai avuto. Credo che occorra archiviare questa fase di “stallo”, approvando una legge che, insieme alle riforme, la direzione nazionale del Partito Democratico ha votato per ben tre volte, consegnando ai Senatori una linea certa, e condivisa da seguire, per poi passare ad affrontare tutti quei temi stringenti per la vita dei cittadini: dal fisco alle partite Iva, dal lavoro alle imprese, passando per i giovani. E pensando ai cittadini, agli elettori, penso anche al mio partito: una comunità, non solo una sommatoria di individui, in cui l’integrazione e il rispetto di tutte le sue anime sono fondamentali. Per questo Cofferati sbaglia: non si esce da una partita con il pallone in mano quando si subisce un goal. Il Pd vince e fa il Pd quando intercetta le istanze che vengono dal basso, quando analizza e scioglie i nodi cruciali dei tempi in cui viviamo, quando non nega, ma, anzi, ammortizza e affronta il ‘conflitto’, come ha fatto Matteo Renzi dopo aver perso le primarie contro Bersani. Quando si perde, e nella vita, in quella di tutti i giorni, capita di perdere, occorre fare uno sforzo di umiltà fortissimo, ripartire dal ruolo della militanza e della partecipazione, pensare alle alternative e cominciare a metterle in piedi. Passare dalla teoria alla pratica, dal detto al fatto, perché il Pd, come l’Italia, deve camminare sulla strada del fare cambiamento”.