Necessario nella comunità "uno scatto di rigore, verità e dignità"
SIENA. Mai ci saremmo aspettati di dover ringraziare Matteo Renzi e la sua offerta politica moderata e liberista, per la circostanza di aver, finalmente, costretto il Partito Democratico senese ad avviare un’articolata, quanto tardiva auto da fé sugli errori presunti e sulla sua democrazia interna.
Sono stata dirigente dei DS per circa un decennio, dalla metà degli anni ’90, quando Luca Bonechi, all’epoca segretario provinciale, mi nominò nel Comitato Cittadino come esponente della Sinistra, fino alla formazione del Partito Democratico a cui la mia componente politica non aderì. In rappresentanza della stessa area, e in quanto donna, sono stata nominata nell’organo d’indirizzo della Fondazione (come da manuale Cencelli). Questi brevi cenni autobiografici per dire che conosco bene le difficoltà del dissenso interno e la tormentata vita delle minoranze in contesti di grandi partiti di massa, quali il PDS-DS-PD dove non ha mai smesso di operare il pensiero del vecchio centralismo democratico. Con la mancata adesione della Sinistra alla formazione del Partito Democratico, si struttura in città una sorta di Satrapia, di ‘pensiero unico’ omologato e asfittico che rende la classe dirigente della città autoreferenziale, autarchica ma anche supponente e impermeabile a qualsiasi dissenso. Nel contempo, il partito subisce un’autentica degenerazione brezneviana, investendo una stretta oligarchia di un grande e articolato potere. Con il denaro degli utili del Monte – che poi avremmo scoperto, in seguito, essere frutto di bilanci furbeschi e camuffati – si è controllato il consenso politico e sociale di tutto il territorio di riferimento.
Con gli stessi mezzi si è sovietizzato la città, sostenendo prevalentemente aziende pubbliche e partecipate, convincendo i cittadini che, in questa prospettiva di benessere perenne, nessuno dovesse prendersi il fastidio di un qualsiasi rischio d’ impresa. Insomma si è resa una comunità garantita e ubbidiente.
Ci è stato fatto credere che, nella nostra piccola Atene anche i mediocri, ancorché spregiudicati ma sudditi, potessero brillare: mi riferisco alla promozione di certi funzionari montepaschini e alle folgoranti carriere di certi primari ospedalieri.
Intanto si avvia un’epoca di grandeur fuori tempo : l’aeroporto di Ampugnano, la superfetazione dei consigli d’amministrazione, la robotica in ospedale… tutto brilla e scintilla intorno all’albero dagli zecchini d’oro.
Nel frattempo il PD, sbarazzatosi delle minoranze, ha cominciato a coltivare l’idea del nemico interno, e così si è passati, con grande disinvoltura, con gli ex-Margheritini, dalla determinazione frettolosa di farci un partito e i partiti (sta per accordi), a identificarli come i demoni da distruggere per salvare la città dal male assoluto. Neanche le voci per tradizione storica più critiche, quali i sindacati e SEL, in questa città, hanno taciuto, tutte preoccupate di compiacere il Palazzo, in cambio di piccoli, talvolta miseri, percorsi personali. Tutti zitti, compresa la stampa, tutti convinti che, in questa città nulla potesse e dovesse cambiare.
Così non è stato.
Mi chiedo dove fossero gli attuali renziani in tutti questi anni di smisurata superficialità politica…. Costoro ci fanno ora sapere che sono diventati tali per protesta e per organizzare il dissenso, come se non ci fossero stati dentro il PD, come in un qualsiasi altro partito luoghi deputati all’esercizio del dubbio e della discussione: dai Circoli alla Direzione. Tacere finché tutto sembra andar bene, santificare un sistema di potere, non accorgersi di nulla, e poi quando il Re è ormai nudo, scoprire la vocazione al dubbio e alla critica, non ci conforta né ci rassicura, perché dimostra che vi eravate accorti di tutto e avete taciuto per convenienza o per viltà.
La verità è che, chi ha osato sollevare critiche, in questo sistema, o se n’è andato, o non è stato minimamente ascoltato, o è stato oscurato.
La città ha bisogno di un’autentica rivoluzione culturale che metta alle corde le ripetute mistificazioni, dando voce a tanta gente perbene, oggi afasica e invisibile, di cui è ricco il tessuto urbano; gente che svolge onesti lavori, che ha sostenuto concorsi trasparenti, che non ha ricevuto una lira dalla Fondazione, che ha fatto studiare figli oggi disoccupati, che non ha una tessera di partito in tasca, che non è amico degli amici, che… vuole dalla nostra comunità uno scatto di rigore, verità e dignità.
Ascoltiamoli.