Nei prossimi anni debiti pesanti da rimborsare...
di Red
SIENA. Le trattative tra la Fondazione MPS e le banche creditrici sono arrivate vicino a un risultato positivo, come si legge nel comunicato di Palazzo Sansedoni. La via alla “s-vendita” del 15% è spianata in tutti i sensi, con buona pace di Ceccuzzi, che sarà ricordato come il primo sindaco di Siena senza una banca da governare.
Nel suo sito internet Meravigliosa 2.0 scrive: “Era già il tempo di costruire un modello di sviluppo multisettoriale per evitare che una congiuntura particolarmente sfavorevole di una delle attività cittadine trainanti, avesse un effetto depressivo contagioso su tutta l’economia locale. Oggi questa necessità si è fatta ancora più stringente dal momento che Siena vive uno dei momenti più delicati della sua storia ed è impegnata nel far tornare, quanto prima, la Fondazione ad essere un attore rilevante del suo sviluppo economico e sociale, ed attraverso di essa a mantenere ancora saldo il legame con la Banca Monte dei Paschi. La garanzia dell’indipendenza strategica della banca e del suo connubio secolare ed irrinunciabile con Siena è la premessa fondamentale per costruire il futuro della città. Diversamente dal passato, anche recente, senza però adagiarsi su una rendita di posizione ed in attesa che torni la stagione della distribuzione dei dividendi che peraltro non appare così imminente, ma nemmeno troppo lontana. Questi sono giorni decisivi ed il mio auspicio, oltre al mio incessante impegno, è che tutti coloro che nelle prossime ore saranno chiamati a prendere decisioni così importanti e che ricadranno sulle future generazioni, avvertano il peso di questa grande responsabilità e ricerchino il massimo delle competenze, dello spessore umano e professionale”.
Come se il primo ministro giapponese affermasse: “Grazie al cielo è arrivato il disastro di Fukushima, almeno potremo ripensare la politica energetica del Giappone!”.
Secondo il sindaco, una Fondazione senza soldi, con debiti solo parzialmente ripagati, con utili se e quando verranno dalla banca, e comunque in misura minore, perché il numero delle azioni possedute sarà minore, è un modello di sviluppo multisettoriale di successo per le generazioni future. E, senza colpo ferire, deciso dalle stesse persone che hanno guidato banca e fondazione in tutti questi anni allo sfascio.
Stiamo parlando dello stesso candidato sindaco che, giusto un anno fa, raccontava all’Unità come “la banca dovesse ricapitalizzare con l’obbligo per la Fondazione di garantire e di mantenere l’indipendenza strategica della banca”. Cioè ordinando, che lo ammetta o lo smentisca una volta per tutte così sapremo la verità, a Gabriello Mancini di firmare il “patto col diavolo” del covenant e dell’indebitamento: esistono le responsabilità di qualcuno in Italia?
E poi non continuiamo a prenderci in giro: il 33,5% garantirà oggi un potere di veto in assemblea. Ma la famosa gola profonda del PD che ha parlato alla Reuters ha ipotizzato una fusione con Bnl: certamente la nuova società vedrebbe diminuire ulteriormente nel suo capitale sociale la quota della Fondazione sotto quel tetto e allora, addio Siena.
E’ solo questione di maturazione di un processo temporale che appare ad oggi irreversibile. L’esproprio non era un titolo ad effetto: con la prospettiva che la terza banca d’Italia debba fondersi per rafforzarsi con una banca più piccola e per di più in mano ai francesi, tra un discorso sulla senesità e uno sull’italianità, ci sembra di ripercorrere un cammino già visto , dal 2008 ad oggi, con la tragicommedia Alitalia-Cai.