Intervista esclusiva di Enrico Campana
SINALUNGA. Stavolta non è stato il solito colorito e chiassoso “mercato delle vacche” tradizionale di Sinalunga, fra bancarelle di cacio e salumi profumati, abbigliamento, attrezzi agricoli, paccottiglia, cineserie, quel Fierone che ogni anno il primo martedì d’ottobre calamita migliaia di persone. Aleggiava infatti nell’aria, fra sacro e profano, quel vocabolo fino a ieri sconosciuto, “biomasse”, per la posizione strategica del quarto comune senese per importanza, ormai vicino ai 15 mila abitanti, ad economia artigianale, industriale, agricola, manifatturiera, porta dell’attrattiva turistica della Valdichiana – come dire? – ghibellina.
Quest’anno la novità sono stati soprattutto i presidi e i gazebo dei vari partiti e comitati mobilitati per la querelle dell’impianto previsto in località Le Persie, ma anche per la raccolta di firme referendarie del “No al Nucleare“ promosso da Legambiente. I due lati di una contrapposizione di una stessa “economia energetica” sulla quale Governo e opposizione sono fortemente divise. Il Popolo delle Libertà sembra aver ripreso i concetti Prodiani sulle energie rinnovabili (biomasse, geotermico, fotovoltaico, eolico), allargandoli con incentivi e semplificazione burocratica solo perché l’Italia forse deve raggiungere entro il 2013 gli standard europei di produzione del 20 per cento. Siamo tuttavia il paese più indietro fra le locomotive d’Europa, e quindi per giustificare un barlume di attivismo tutto fa brodo, anche se il vero cavallo di battaglia del Governo è il nucleare. Argomento mortifero per la Toscana, già scelta peraltro da Berlusconi quale soggetto attivo in un decreto a legge ad hoc, e che si prepara a dare battaglia. Nel frattempo, nel contesto regionale, quale promotrice di iniziative di sensibilizzazioni sulle energie rinnovabili in un contesto Toscano, la fin troppo pacifica Sinalunga dell’ultimo decennio, travolta da alcune calamità, e non tutte naturali (l’alluvione per incuria degli argini troppo bassi e popolati di nutrie, oggi invece messi in sicurezza, quasi una piccola muraglia cinese e i 4 milioni di visitatori che transitano sul suo territorio per riversarsi sull’Outlet e relativo indotto, a meno di un chilometro dal casello Valdichiana ma nella Provincia aretina), sembra aver trovato il modo di spaccarsi sulla linea di partito nazionale (qui con un riscontro di voti addirittura fra il 55 e il 65 per cento, numeri record rispetto ad altre regioni italiane), in una sorta di… “cavillo di battaglia”. E lo si è visto proprio il giorno del Fierone, con un vero bombardamento stile “tutti contro tutti”.
L’impianto di biomasse previsto dall’Azienda Agricola Valdichiana nella minore delle gradazioni possibili (filiera corta “e 100 volte inferiore come fumi sotto la soglia prevista”, premette Salvatore Spanò, pronto a investire 4 milioni) per produrre energia elettrica e riscaldamento, 4 kilowattori, 10 mila tonnellate annuali (30-40 giornalieri di scarti di verde e legno, uguali due camion in movimento) era pronto ad aggiungersi senza problemi alla nascita di altre strutture simili, vedi Calenzano, ma alla fine è diventato un casus belli spinosissimo.
Il Comune traccheggia da oltre un anno, denunciando prima di essere sotto il tiro politico (non solo dell’opposizione, ma anche di alcuni fuorusciti del Pd), alla nascita dei comitati fa un distinguo discriminante riguardante specifici diritti d’impresa previsti dalla Costituzione, fino a confessare adesso di non poter avere l’ultima parola (che spetta alla Provincia). Salvo il colpo di scena finale: organizzare un Convegno importante (una bella iniziativa che fatta all’inizio di questo percorso sarebbe stata basilare per fugare le legittime preoccupazioni sull’ambiente cavalcate dai Comitati sorti ad hoc, come Aria Pura), invitando, grazie al contributo “eccellente” dei dotti dell’università senese, tutti favorevoli, aziende e privati a investire su questa green economy.
Ma visto il can-can, dico io, chi si azzarderà adesso a sfruttare le facilitazioni previste dal programma ribattezzato “Coscard”?
Nella “guerra dei comunicati” post-Fierone, suffragata anche dall’interesse per l’argomento e le firme raccolte ( sono state 232 per il Pdl, unico a quantificare l’adesione) in uno spaccato manzoniano simile a quello della calata spagnola del Seicento in Italia, fra Don Chisciotte, Don Abbondio, Azzeccagarbugli si è levata al momento giusto anche una voce autorevole . Quella di Andrea Francini, che sulle prime, nel gelo di un comunicato-stampa lapidario, poteva essere scambiato per il Don Rodrigo di turno dell’invettiva famosa “questo matrimonio non s’ha da fare!”. A questo punto era d’obbligo intervistare il giovane segretario del Pd locale, rieletto unitariamente (64 per cento) per altri quattro anni, per capire come sia possibile contraddire il dettato della Regione Toscana nella materia specifica, per il quale non esistono guerre di religione, scismi localistici su questa economia caposaldo del “suo” partito, foschi spettri sulla salute della gente, ma va cercata prima una chiarezza normativa che a monte non c’è e bisogna raggiungere con studi locali di fattibilità sul proprio territorio, e possibilmente creare sinergie fra pubblico, private e aziende. Quindi con vantaggi per gli uni di fare guadagni e per gli altri produrre risparmi (energia a disposizione di strutture pubbliche e d’interesse sociali, uffici, scuole, impianti sportivi). E arrivare alla realizzazione di un impianto-modello vincolato al prodotto specifico col quale si deve alimentare, per cui “un’operazione di consorzio come quella della Val di Merse, zona di grandi boschi, è certamente compatibile anche con un equilibrio ecologico che non viene garantito dall’impianto di Sinalunga”.
Una posizione che sembra più un “adelante Pedro con juicio”, sempre per citare il Manzoni, portata in soccorso a una tentennante gestione del territorio che – allungando il brodo per oltre un anno – ha creato una spaccatura, fa traballare un diritto d’impresa che non è di sinistra e di destra (e anche comunitario) e ha creato quella guerra dei comunicati dalla quale è difficile tornare indietro. E mi ricorda quel proverbio di cucina per il quale “troppi cuochi rovinano la minestra”.
“Uno dei due punti fondamentali del programma della nostra rielezione – precisa Francini, una laurea in scienze politiche (tesi sull’evoluzione socio-economica dell’Italia del dopoguerra), un ortodosso abbeveratosi alla lezione dei rivoluzionari Capanna e di Cohn Bendit – era di essere a sostegno dell’amministrazione per i prossimi 3 anni di mandato, perché non venisse disperso il largo consenso”.
Poco più di 40enne, rispettoso dei vertici del partito, innovatore nell’accezione del termine e non “rottamatore”, calciatore e tennista di talento, quindi con uno spirito che richiama alla lotta sportiva e non quella politica, è intervenuto con tempismo, affinché non ci fossero cadute irreparabili, lotte intestine, raid elettoralistici, invitando il sindaco Maurizio Botarelli a riprendere la rotta. Da qui il suggerimento della conferenza stampa di martedì mattina alle 11 nella sala del consiglio comunale, che coincide nel giorno di mercato di Piazza Garibaldi.
Francini è la personificazione del rinnovamento, vicino alla segretaria provinciale Elisa Meloni, riconosce di essere entrato nell’agone “per una necessità di cambiamento e una compattezza interna fra i tre orientamenti del partito che non è mai venuta meno”.
“Premetto – precisa con chiarezza – che il Pd, anche a livello locale, è comunque a sostegno delle energie rinnovabili come fatto economico e ambientale, ma la Regione della più netta contrarietà, grazie anche ad una campagna d’ascolto, è che ci siamo resi conto che questo tipo d’impianto non è sostenibile a livello economico, ambientale e sociale”.
Mi sembra una contraddizione, gli chiedo se è così. Se in fondo non sia un’exit strategy politica per togliere dall’angolo il sindaco e la giunta.
“Economicamente fino a prova contraria rimangono delle perplessità, ma non voglio entrare nell’argomento tecnico anche se la butto là: si brucia in questo caso legno vergine per un guadagno economico e l’energia termica va dispersa per alimentare un essiccatoio. Gli altri due aspetti, sociale e ambientale, sono correlati, riguardano l’ubicazione troppo vicina a centri abitati, per cui questa struttura non è sostenibile”.
Gli ricordo, fatto non trascurabile per una ricomposizione, che l’Azienda Agricola Valdichiana ha dichiarato di poter essere autosufficiente, e di avere un’offerta di ben 3 mila tonnellate di potature di vite sulle 10 mila totali da parte del Consorzio del Nobile di Montepulciano, mentre altrettante potevano essere recuperate dalla potatura delle viti e dallo sfalcio dell’erba dei torrenti, quindi a vantaggio dell’agricoltura locale, di eliminare anidride carbonica per i fuochi di smaltimento di questi residui organici, e sottolineato anche di aver avuto un no contro un rifornimento pari a quello di Calenzano, ritenuto invece “legittimo”, per il problema degli anti-parassitari. E chiedo a Francini se magari sarebbe possibile lo spostamento eventuale in altra località.
“Spiacenti, ma non saremmo comunque favorevoli, le condizioni dovrebbero essere le stesse della centrale di Murlo e Val di Merse. Là c’è un contesto ambientale diverso, hanno grandi boschi e il taglio delle piante consente di mantenere vivo un ecosistema, mentre nella nostra zona sarebbe un impoverimento. Quella è una filiera corta, dunque ideale. Noi abbiamo mai giocato sui fumi, sull’allarmismo della gente, e strumentalizzato l’argomento della salute, in quanto l’impianto doveva ancora sorgere… Proprio Murlo però insegna: si tratta di un intervento pubblico o misto col privato, si mette in rete energia elettrica e i comuni si faranno il bilancio nel momento in cui il Governo taglia i fondi sociali. Vengono cioè premiati i cittadini, attraverso una pubblica utilità”,
Il problema, alla fine, sarebbe l’imprenditore privato?
“Sinalunga – questo il distinguo – dovrà sempre essere una cittadina a vocazione di azienda artigianale e piccola impresa, e le energie rinnovabili una risorsa, per cui un impianto con diverse finalità sarà preso in seria considerazione, una volta definita però una maggior chiarezza nella futura programmazione urbanistica. Bisogna adesso individuare delle aree per i possibili impianti”.
Insomma, par di capire che si tratta di un ritardo di conoscenza sulla novità biomasse con responsabilità oggettive, dal Governo e più giù con ricadute sulle amministrazioni locali, su questa green economy, che rischiano di rimanere col cerino in mano per dirla alla Bersani.
“C’è un effettivo vuoto normativo, a partire dalla Regione, che non disciplina in modo esaustivo questo nuovo elemento dell’economia delle energie rinnovabili interessante, ma anche complesso, per cui il peso della gestione finisce sull’ente locale”.
E con la conferenza stampa di questo martedì, la prima del sindaco Maurizio Botarelli, assente a quelle del Convegno del 25 ottobre (dove peraltro è stato rilasciato un attestato di partecipazione con la sua firma…), la segreteria del Pd vuole migliorare l’informazione e la comunicazione, terribilmente carente per questa pratica che dura da un anno, e ha aperto crepe pericolose nelle quali si è infilata la politica, a volte strumentale.
“Non ci possiamo più permettere carenza nelle comunicazioni fra amministrazione e cittadino, tanto è vero che ho parlato col sindaco sulla necessità di un assessorato specifico, specie su argomenti con tali e tante ricadute importanti a livello sociale, che necessitano di una corretta e puntuale informazione, di conferenze stampa e incontri tecnici. Ci deve essere – aggiunge Francini – un dialogo senza preclusioni, con tavoli tecnico-politici che non porti a dei fraintendimenti e a preoccupazioni troppo accentuati”.
Si tenterà di recuperare il Progetto dell’Azienda Le Persie, magari adattandola a una diversa economia di settore?
“Se ne può riparlare, l’amministrazione di Sinalunga è serena, aperta al futuro, nel 2010 non può chiudersi a riccio su questa materia. Ben vengano, anche fotovoltaico, eolico, energie rinnovabili, compatibili però con la sostenibilità del nostro specifico territorio, siamo, ripeto, per un dialogo concreto e senza preclusioni”.
SINALUNGA. Stavolta non è stato il solito colorito e chiassoso “mercato delle vacche” tradizionale di Sinalunga, fra bancarelle di cacio e salumi profumati, abbigliamento, attrezzi agricoli, paccottiglia, cineserie, quel Fierone che ogni anno il primo martedì d’ottobre calamita migliaia di persone. Aleggiava infatti nell’aria, fra sacro e profano, quel vocabolo fino a ieri sconosciuto, “biomasse”, per la posizione strategica del quarto comune senese per importanza, ormai vicino ai 15 mila abitanti, ad economia artigianale, industriale, agricola, manifatturiera, porta dell’attrattiva turistica della Valdichiana – come dire? – ghibellina.
Quest’anno la novità sono stati soprattutto i presidi e i gazebo dei vari partiti e comitati mobilitati per la querelle dell’impianto previsto in località Le Persie, ma anche per la raccolta di firme referendarie del “No al Nucleare“ promosso da Legambiente. I due lati di una contrapposizione di una stessa “economia energetica” sulla quale Governo e opposizione sono fortemente divise. Il Popolo delle Libertà sembra aver ripreso i concetti Prodiani sulle energie rinnovabili (biomasse, geotermico, fotovoltaico, eolico), allargandoli con incentivi e semplificazione burocratica solo perché l’Italia forse deve raggiungere entro il 2013 gli standard europei di produzione del 20 per cento. Siamo tuttavia il paese più indietro fra le locomotive d’Europa, e quindi per giustificare un barlume di attivismo tutto fa brodo, anche se il vero cavallo di battaglia del Governo è il nucleare. Argomento mortifero per la Toscana, già scelta peraltro da Berlusconi quale soggetto attivo in un decreto a legge ad hoc, e che si prepara a dare battaglia. Nel frattempo, nel contesto regionale, quale promotrice di iniziative di sensibilizzazioni sulle energie rinnovabili in un contesto Toscano, la fin troppo pacifica Sinalunga dell’ultimo decennio, travolta da alcune calamità, e non tutte naturali (l’alluvione per incuria degli argini troppo bassi e popolati di nutrie, oggi invece messi in sicurezza, quasi una piccola muraglia cinese e i 4 milioni di visitatori che transitano sul suo territorio per riversarsi sull’Outlet e relativo indotto, a meno di un chilometro dal casello Valdichiana ma nella Provincia aretina), sembra aver trovato il modo di spaccarsi sulla linea di partito nazionale (qui con un riscontro di voti addirittura fra il 55 e il 65 per cento, numeri record rispetto ad altre regioni italiane), in una sorta di… “cavillo di battaglia”. E lo si è visto proprio il giorno del Fierone, con un vero bombardamento stile “tutti contro tutti”.
L’impianto di biomasse previsto dall’Azienda Agricola Valdichiana nella minore delle gradazioni possibili (filiera corta “e 100 volte inferiore come fumi sotto la soglia prevista”, premette Salvatore Spanò, pronto a investire 4 milioni) per produrre energia elettrica e riscaldamento, 4 kilowattori, 10 mila tonnellate annuali (30-40 giornalieri di scarti di verde e legno, uguali due camion in movimento) era pronto ad aggiungersi senza problemi alla nascita di altre strutture simili, vedi Calenzano, ma alla fine è diventato un casus belli spinosissimo.
Il Comune traccheggia da oltre un anno, denunciando prima di essere sotto il tiro politico (non solo dell’opposizione, ma anche di alcuni fuorusciti del Pd), alla nascita dei comitati fa un distinguo discriminante riguardante specifici diritti d’impresa previsti dalla Costituzione, fino a confessare adesso di non poter avere l’ultima parola (che spetta alla Provincia). Salvo il colpo di scena finale: organizzare un Convegno importante (una bella iniziativa che fatta all’inizio di questo percorso sarebbe stata basilare per fugare le legittime preoccupazioni sull’ambiente cavalcate dai Comitati sorti ad hoc, come Aria Pura), invitando, grazie al contributo “eccellente” dei dotti dell’università senese, tutti favorevoli, aziende e privati a investire su questa green economy.
Ma visto il can-can, dico io, chi si azzarderà adesso a sfruttare le facilitazioni previste dal programma ribattezzato “Coscard”?
Nella “guerra dei comunicati” post-Fierone, suffragata anche dall’interesse per l’argomento e le firme raccolte ( sono state 232 per il Pdl, unico a quantificare l’adesione) in uno spaccato manzoniano simile a quello della calata spagnola del Seicento in Italia, fra Don Chisciotte, Don Abbondio, Azzeccagarbugli si è levata al momento giusto anche una voce autorevole . Quella di Andrea Francini, che sulle prime, nel gelo di un comunicato-stampa lapidario, poteva essere scambiato per il Don Rodrigo di turno dell’invettiva famosa “questo matrimonio non s’ha da fare!”. A questo punto era d’obbligo intervistare il giovane segretario del Pd locale, rieletto unitariamente (64 per cento) per altri quattro anni, per capire come sia possibile contraddire il dettato della Regione Toscana nella materia specifica, per il quale non esistono guerre di religione, scismi localistici su questa economia caposaldo del “suo” partito, foschi spettri sulla salute della gente, ma va cercata prima una chiarezza normativa che a monte non c’è e bisogna raggiungere con studi locali di fattibilità sul proprio territorio, e possibilmente creare sinergie fra pubblico, private e aziende. Quindi con vantaggi per gli uni di fare guadagni e per gli altri produrre risparmi (energia a disposizione di strutture pubbliche e d’interesse sociali, uffici, scuole, impianti sportivi). E arrivare alla realizzazione di un impianto-modello vincolato al prodotto specifico col quale si deve alimentare, per cui “un’operazione di consorzio come quella della Val di Merse, zona di grandi boschi, è certamente compatibile anche con un equilibrio ecologico che non viene garantito dall’impianto di Sinalunga”.
Una posizione che sembra più un “adelante Pedro con juicio”, sempre per citare il Manzoni, portata in soccorso a una tentennante gestione del territorio che – allungando il brodo per oltre un anno – ha creato una spaccatura, fa traballare un diritto d’impresa che non è di sinistra e di destra (e anche comunitario) e ha creato quella guerra dei comunicati dalla quale è difficile tornare indietro. E mi ricorda quel proverbio di cucina per il quale “troppi cuochi rovinano la minestra”.
“Uno dei due punti fondamentali del programma della nostra rielezione – precisa Francini, una laurea in scienze politiche (tesi sull’evoluzione socio-economica dell’Italia del dopoguerra), un ortodosso abbeveratosi alla lezione dei rivoluzionari Capanna e di Cohn Bendit – era di essere a sostegno dell’amministrazione per i prossimi 3 anni di mandato, perché non venisse disperso il largo consenso”.
Poco più di 40enne, rispettoso dei vertici del partito, innovatore nell’accezione del termine e non “rottamatore”, calciatore e tennista di talento, quindi con uno spirito che richiama alla lotta sportiva e non quella politica, è intervenuto con tempismo, affinché non ci fossero cadute irreparabili, lotte intestine, raid elettoralistici, invitando il sindaco Maurizio Botarelli a riprendere la rotta. Da qui il suggerimento della conferenza stampa di martedì mattina alle 11 nella sala del consiglio comunale, che coincide nel giorno di mercato di Piazza Garibaldi.
Francini è la personificazione del rinnovamento, vicino alla segretaria provinciale Elisa Meloni, riconosce di essere entrato nell’agone “per una necessità di cambiamento e una compattezza interna fra i tre orientamenti del partito che non è mai venuta meno”.
“Premetto – precisa con chiarezza – che il Pd, anche a livello locale, è comunque a sostegno delle energie rinnovabili come fatto economico e ambientale, ma la Regione della più netta contrarietà, grazie anche ad una campagna d’ascolto, è che ci siamo resi conto che questo tipo d’impianto non è sostenibile a livello economico, ambientale e sociale”.
Mi sembra una contraddizione, gli chiedo se è così. Se in fondo non sia un’exit strategy politica per togliere dall’angolo il sindaco e la giunta.
“Economicamente fino a prova contraria rimangono delle perplessità, ma non voglio entrare nell’argomento tecnico anche se la butto là: si brucia in questo caso legno vergine per un guadagno economico e l’energia termica va dispersa per alimentare un essiccatoio. Gli altri due aspetti, sociale e ambientale, sono correlati, riguardano l’ubicazione troppo vicina a centri abitati, per cui questa struttura non è sostenibile”.
Gli ricordo, fatto non trascurabile per una ricomposizione, che l’Azienda Agricola Valdichiana ha dichiarato di poter essere autosufficiente, e di avere un’offerta di ben 3 mila tonnellate di potature di vite sulle 10 mila totali da parte del Consorzio del Nobile di Montepulciano, mentre altrettante potevano essere recuperate dalla potatura delle viti e dallo sfalcio dell’erba dei torrenti, quindi a vantaggio dell’agricoltura locale, di eliminare anidride carbonica per i fuochi di smaltimento di questi residui organici, e sottolineato anche di aver avuto un no contro un rifornimento pari a quello di Calenzano, ritenuto invece “legittimo”, per il problema degli anti-parassitari. E chiedo a Francini se magari sarebbe possibile lo spostamento eventuale in altra località.
“Spiacenti, ma non saremmo comunque favorevoli, le condizioni dovrebbero essere le stesse della centrale di Murlo e Val di Merse. Là c’è un contesto ambientale diverso, hanno grandi boschi e il taglio delle piante consente di mantenere vivo un ecosistema, mentre nella nostra zona sarebbe un impoverimento. Quella è una filiera corta, dunque ideale. Noi abbiamo mai giocato sui fumi, sull’allarmismo della gente, e strumentalizzato l’argomento della salute, in quanto l’impianto doveva ancora sorgere… Proprio Murlo però insegna: si tratta di un intervento pubblico o misto col privato, si mette in rete energia elettrica e i comuni si faranno il bilancio nel momento in cui il Governo taglia i fondi sociali. Vengono cioè premiati i cittadini, attraverso una pubblica utilità”,
Il problema, alla fine, sarebbe l’imprenditore privato?
“Sinalunga – questo il distinguo – dovrà sempre essere una cittadina a vocazione di azienda artigianale e piccola impresa, e le energie rinnovabili una risorsa, per cui un impianto con diverse finalità sarà preso in seria considerazione, una volta definita però una maggior chiarezza nella futura programmazione urbanistica. Bisogna adesso individuare delle aree per i possibili impianti”.
Insomma, par di capire che si tratta di un ritardo di conoscenza sulla novità biomasse con responsabilità oggettive, dal Governo e più giù con ricadute sulle amministrazioni locali, su questa green economy, che rischiano di rimanere col cerino in mano per dirla alla Bersani.
“C’è un effettivo vuoto normativo, a partire dalla Regione, che non disciplina in modo esaustivo questo nuovo elemento dell’economia delle energie rinnovabili interessante, ma anche complesso, per cui il peso della gestione finisce sull’ente locale”.
E con la conferenza stampa di questo martedì, la prima del sindaco Maurizio Botarelli, assente a quelle del Convegno del 25 ottobre (dove peraltro è stato rilasciato un attestato di partecipazione con la sua firma…), la segreteria del Pd vuole migliorare l’informazione e la comunicazione, terribilmente carente per questa pratica che dura da un anno, e ha aperto crepe pericolose nelle quali si è infilata la politica, a volte strumentale.
“Non ci possiamo più permettere carenza nelle comunicazioni fra amministrazione e cittadino, tanto è vero che ho parlato col sindaco sulla necessità di un assessorato specifico, specie su argomenti con tali e tante ricadute importanti a livello sociale, che necessitano di una corretta e puntuale informazione, di conferenze stampa e incontri tecnici. Ci deve essere – aggiunge Francini – un dialogo senza preclusioni, con tavoli tecnico-politici che non porti a dei fraintendimenti e a preoccupazioni troppo accentuati”.
Si tenterà di recuperare il Progetto dell’Azienda Le Persie, magari adattandola a una diversa economia di settore?
“Se ne può riparlare, l’amministrazione di Sinalunga è serena, aperta al futuro, nel 2010 non può chiudersi a riccio su questa materia. Ben vengano, anche fotovoltaico, eolico, energie rinnovabili, compatibili però con la sostenibilità del nostro specifico territorio, siamo, ripeto, per un dialogo concreto e senza preclusioni”.