SIENA Da Walter Biagini (in campo) riceviamo e pubblichiamo.
“Insicurezza sul lavoro. Un problema che affligge l’Italia e che, nei periodi di ripresa dell’economia, tende ad assumere il carattere dell’emergenza. Infatti, gli infortuni non diminuiscono perché aumenta la prevenzione e quindi la sicurezza, ma solo perché diminuisce il lavoro e quindi si riducono gli occupati e le ore lavorate. Il quadro che ne esce è quello di un paese in cui è assente una cultura della sicurezza sul lavoro; in cui le più elementari norme poste a presidio dell’incolumità dei lavoratori sono generalmente considerate di intralcio all’attività da svolgere e quindi in molti casi disattese.
Del resto solo nel 2008 con il D.Lgs. n° 81 si è pervenuti ad una normativa organica in materia di sicurezza sul lavoro, ci vorrà quindi tempo e molto impegno perché si affermi tra i lavoratori e, soprattutto, tra i datori di lavoro quella sensibilità e quella cultura che li porti naturalmente ad anteporre il tema della salvaguardia dell’incolumità fisica e psichica dei lavoratori ad ogni altra considerazione di guadagno o profitto. Purtroppo un mercato del lavoro in cui i lavoratori a nero rappresentano il 15% del totale della forza lavoro e un sistema produttivo in cui il valore l’economia sommersa supera il 12% del PIL ci dicono quanto lontani siamo dal raggiungere tali obbiettivi.
Nel frattempo allora serve che le istanze più sensibili della società si mobilitino su questi temi, e quindi ben vengano le iniziative di denuncia del sindacato confederale; ma serve anche che siano aumentati i controlli, da parte delle Autorità preposte, sui luoghi di lavoro, in modo che la prevenzione degli infortuni divenga quanto più effettiva e la repressione dei comportamenti illeciti quanto più certa possibile. E’ evidente che se lasciamo che siano solo gli ispettori del Ministero del Lavoro ad occuparsi dei controlli tali risultati saranno difficilmente conseguibili. Dobbiamo impegnare su questo versante anche le forze di Polizia, sia nazionali che locali in modo da dare maggiore incisività all’azione di prevenzione e di accertamento.
E’ tuttavia difficile pensare che l’imprenditore privato sia ligio al rispetto delle norme sulla sicurezza se per prima è la Pubblica Amministrazione che non le rispetta. Se dobbiamo far prevalere la cultura della prevenzione degli infortuni, questa deve iniziare a diffondersi dai luoghi di lavoro pubblici. Il datore di lavoro pubblico, in quanto designato dalla collettività alla tutela dei suoi interessi, deve, prima di ogni altro, perseguire l’obbiettivo della difesa della salute e della sicurezza dei lavoratori che ha alle proprie dipendenze e quindi non solo fornire loro tutti gli strumenti necessari a ridurre il rischio, ma anche esigere che durante il lavoro siano utilizzati. Oggi la Pubblica Amministrazione è, in generale, poco sensibile ai problemi della sicurezza dei propri lavoratori. Portare questa sensibilità al più alto livello possibile sarà una sfida che dovrà vedere impegnati in primis i sindacati del lavoro pubblico, i quali non dovranno permettere che le difficoltà in cui versano quasi tutti i bilanci delle Amministrazioni pubbliche siano di ostacolo alla salvaguardia della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori”.