di Augusto Mattioli
SIENA. “Non credo ci sia ancora tra di noi la piena consapevolezza di ciò che è avvenuto e di come uscire da questa situazione”. Simone Bezzini nel suo tour elettorale per la corsa alla nomination per la candidatura del PD alla presidenza della Provincia ha affrontato il problema università di Siena in una manifestazione all’Enoteca a cui hanno partecipato anche due componenti del consiglio d’amministrazione, Enrico Zanchi e Flavio Mocenni.
Bezzini è stato molto chiaro nelle sue affermazioni. “La situazione debitoria dell’ateneo è di una gravità estrema. Credo che forse ci manca un po’ di coraggio nel guardare in faccia la realtà. Certo, c’è un piano di risanamento ma intanto quei 250 milioni di deficit restano tutti”. Il candidato è apparso molto preoccupato del quadro complessivo dell’ateneo. E per questo a suo parere “serve un’assunzione di responsabilità rispetto a ciò che è successo”. Tra le cause che hanno creato le difficoltà i tagli dei finanziamenti per gli atenei e il fatto che con l’introduzione dell’autonomia non c’è stato un meccanismo che responsabilizzasse davvero le università. Terza causa della crisi anche le responsabilità soggettive di chi ha gestito l’ateneo senese. Allora come muoversi?. Secondo Bezzini “il risanamento deve essere vero, reale, perché con i numeri non si scherza. E perché abbia successo c’è bisogno di un riposizionamento, un cambio di passo di tutte le componenti dell’ateneo e anche di un sostegno forte degli enti locali. Ci vuole più coraggio con iniziative che nascano dall’interno. Quindi orientare le scelte sull’eccellenza e avere il coraggio di fare dei tagli – ha puntualizzato Bezzini -. E se non lo facciamo ora quando potremo farlo” si è chiesto dichiarandosi contrario anche alla logica dei finanziamenti a “piè di lista” che piuttosto devono essere vincolati “ad un’azione di autoriforma”.
Bezzini ha detto di condividere la proposta di una legge speciale per l’università di Siena puntualizzando che “finora dal governo non è arrivato un euro”. L'ex segretario provinciale del PD ha anche ascoltato vari interventi. Mocenni ha detto papale papale che “una disorganizzazione come ha trovato nell’università è davvero incredibile. Occorre un consiglio d’amministrazione più ristretto, massimo dieci persone, che abbia compiti distinti rispetto a quelli del Senato accademico". Ed ha annunciato che il nuovo statuto sarà pronto entro tre mesi, al massimo in aprile.
“Il problema vero al fondo di tutta l’università italiana – ha denunciato Zanchi – è quello dei finanziamenti, ciò che lo stato le destina. Dagli anni 90 tutta l’università italiana è sottofinanziata. E i tagli le renderanno ancora di più la vita impossibile”. Zanchi è sembrato scettico sulla legge speciale per Siena sull’università. “C’è bisogno di una legge coraggiosa e seria per tutto il settore piuttosto”. Ed ha aggiunto che non bastano i tagli per risanare Siena. “Bisogna fare rinunce dolorose sul patrimonio per coprire debiti che nessuno ci copre”.
Secondo l’assessore provinciale Fiorenza Anatrini “l’università è una delle questioni importanti per l’economia del nostro territorio e si deve ragionare sul suo riposizionamento anche in un quadro regionale”. Antonio Vicino della facoltà di ingegneria (a suo tempo candidato rettore), ha denunciato, riguardo al mncato funzionamento degli organi di governo dell’ateneo che in questi tre anni nulla è stato fatto. “Il tema della governance lo avevamo portato avanti nel senato accademico che lo ha bocciato. Il nuovo statuto non è un lavoro da fare due mesi. Per riformare occorre consenso. Sono del pare che erano in molti a sapere cosa stava bollendo. Si sapeva che c’erano delle difficoltà economiche”. Perché allora, ci chiediamo sono stati tutti silenti?. Perché lo stesso rettore nelle sue conferenze stampa estive non sembrava particolarmente preoccupato tanto da annunciare la stabilizzazione dei dipendenti a tempo determinato? Chi ha nascosto sotto un tappeto i problemi? E soprattutto perché chi doveva controllare non lo ha fatto?
Bezzini è stato molto chiaro nelle sue affermazioni. “La situazione debitoria dell’ateneo è di una gravità estrema. Credo che forse ci manca un po’ di coraggio nel guardare in faccia la realtà. Certo, c’è un piano di risanamento ma intanto quei 250 milioni di deficit restano tutti”. Il candidato è apparso molto preoccupato del quadro complessivo dell’ateneo. E per questo a suo parere “serve un’assunzione di responsabilità rispetto a ciò che è successo”. Tra le cause che hanno creato le difficoltà i tagli dei finanziamenti per gli atenei e il fatto che con l’introduzione dell’autonomia non c’è stato un meccanismo che responsabilizzasse davvero le università. Terza causa della crisi anche le responsabilità soggettive di chi ha gestito l’ateneo senese. Allora come muoversi?. Secondo Bezzini “il risanamento deve essere vero, reale, perché con i numeri non si scherza. E perché abbia successo c’è bisogno di un riposizionamento, un cambio di passo di tutte le componenti dell’ateneo e anche di un sostegno forte degli enti locali. Ci vuole più coraggio con iniziative che nascano dall’interno. Quindi orientare le scelte sull’eccellenza e avere il coraggio di fare dei tagli – ha puntualizzato Bezzini -. E se non lo facciamo ora quando potremo farlo” si è chiesto dichiarandosi contrario anche alla logica dei finanziamenti a “piè di lista” che piuttosto devono essere vincolati “ad un’azione di autoriforma”.
Bezzini ha detto di condividere la proposta di una legge speciale per l’università di Siena puntualizzando che “finora dal governo non è arrivato un euro”. L'ex segretario provinciale del PD ha anche ascoltato vari interventi. Mocenni ha detto papale papale che “una disorganizzazione come ha trovato nell’università è davvero incredibile. Occorre un consiglio d’amministrazione più ristretto, massimo dieci persone, che abbia compiti distinti rispetto a quelli del Senato accademico". Ed ha annunciato che il nuovo statuto sarà pronto entro tre mesi, al massimo in aprile.
“Il problema vero al fondo di tutta l’università italiana – ha denunciato Zanchi – è quello dei finanziamenti, ciò che lo stato le destina. Dagli anni 90 tutta l’università italiana è sottofinanziata. E i tagli le renderanno ancora di più la vita impossibile”. Zanchi è sembrato scettico sulla legge speciale per Siena sull’università. “C’è bisogno di una legge coraggiosa e seria per tutto il settore piuttosto”. Ed ha aggiunto che non bastano i tagli per risanare Siena. “Bisogna fare rinunce dolorose sul patrimonio per coprire debiti che nessuno ci copre”.
Secondo l’assessore provinciale Fiorenza Anatrini “l’università è una delle questioni importanti per l’economia del nostro territorio e si deve ragionare sul suo riposizionamento anche in un quadro regionale”. Antonio Vicino della facoltà di ingegneria (a suo tempo candidato rettore), ha denunciato, riguardo al mncato funzionamento degli organi di governo dell’ateneo che in questi tre anni nulla è stato fatto. “Il tema della governance lo avevamo portato avanti nel senato accademico che lo ha bocciato. Il nuovo statuto non è un lavoro da fare due mesi. Per riformare occorre consenso. Sono del pare che erano in molti a sapere cosa stava bollendo. Si sapeva che c’erano delle difficoltà economiche”. Perché allora, ci chiediamo sono stati tutti silenti?. Perché lo stesso rettore nelle sue conferenze stampa estive non sembrava particolarmente preoccupato tanto da annunciare la stabilizzazione dei dipendenti a tempo determinato? Chi ha nascosto sotto un tappeto i problemi? E soprattutto perché chi doveva controllare non lo ha fatto?