Alla platea dei circa 200 Pd Simone Bezzini, segretario provinciale del Partito, ha parlato della sua candidatura ma anche dei problemi che attanagliano Siena, la sua provincia ed il "sistema paese".
"In questi mesi – ha sottolineato Simone Bezzini – ho ricevuto da tante persone e, anche da molti di voi, sollecitazioni a candidarmi. Ho riflettuto molto, anche in maniera travagliata e qualche volta tormentata, ho ascoltato tanti dirigenti e tanti militanti che mi hanno voluto manifestare la loro opinione, talvolta anche critica o dubbiosa. Qualcuno può anche pensare che la mia decisione sia stata presa tanto tempo fa ma molti di voi sanno quanto, anche nelle settimane scorse, io abbia riflettuto sulle implicazioni delle mie scelte. Ho sentito forte il peso della responsabilità che deriva dall’essere il segretario di un partito che, in questo territorio, raccoglie i consensi più alti in Italia e al quale tanta gente guarda ancora con attenzione".
Il segretario del Pd, per sottolineare la forte spinta "venuta dal basso" ha parlato delle tante firme che hanno sottoscritto la sua candidatura. "Non vi nascondo – ha infatti detto Bezzini – che l’appello firmato da molti di voi, nei giorni scorsi, mi ha dato quella spinta in più e quel coraggio necessario a venire oggi di fronte a questa platea per farvi partecipi della mia decisione. E’ un atto di rispetto nei confronti di questa assemblea, che mi ha eletto e alla quale ho il dovere di rispondere anche per il ruolo che svolgo. Sono quindi disponibile a sottopormi al percorso per la selezione della candidatura del Partito democratico a presidente della provincia".
"La mia scelta è dettata da tre motivi principali- ha aggiunto Bezzini chiarendo le ragioni "politiche" della sua candidatura – Il primo nasce dalla mia voglia di misurarmi, in prima linea, con quei cambiamenti sociali ed economici che stanno mutando la pelle dei nostri territori. Una sfida difficile ma che allo stesso tempo mi appassiona e mi dà la giusta carica. Il secondo motivo è legato alla voglia di costruire quella visione e quel progetto, di cui vi ho parlato prima, che saranno le basi di partenza per trasformare l’attuale fase di difficoltà in opportunità per il futuro. Una visione e un progetto che io considero indispensabili sia per la comunità senese che per questo partito che, su questi elementi, sarà chiamato ad elaborare una parte fondamentale della sua d’identità e del suo profilo. Il terzo motivo, strettamente connesso agli altri due, ha a che fare con la possibilità di provare a interpretare e tradurre in azione concreta quella visione del domani, che stiamo provando a costruire insieme. Nelle prossime settimane, anche io, come gli eventuali altri candidati, sarò chiamato a manifestare i miei intenti. Da una parte sulla base del quadro che si delineerà, rispetto al percorso di selezione delle candidature dall’altra sulla base delle tappe che ci porteranno verso la nostra conferenza programmatica".
Il problema, adesso – se così si può chiamare – è trovare l'eventuale altro candidato che vorrà accettare di confrontarsi con il segretario incontrastato del suo partito.
A meno che non si tratti di mettere di fronte le due anime ancora tumultuose del Pd: gli ex Ds e gli ex Margherita.
Tenuto conto che, nel folto "prato" su cui si è "sdraiata" la candidatura di Bezzini, di "margherite" se ne vedono ben poche.
Ma anche all'interno vi sono tensioni. Alberto Monaci, già esponente storico della Dc senese e attuale capogruppo del Pd in Consiglio regionale, è intervenuto usando toni molto duri sul metodo adottato per la scelta del candidato. "Bezzini è stato scelto da una parte del partito e poi imposto – ha detto Monaci – con un modo molto vecchio di fare politica che per me è inaccettabile. Lo strappo compiuto in questa occasione – ha aggiunto – rischia di diventare insanabile. Io non esco dal Pd, ma mi dissocio dal metodo usato in questa circostanza".
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