"Siamo vicini a una svolta, ma attenzione a non fare errori"
La banca sta entrando nel vivo di un imponente aumento di capitale alla cui conclusione potrà considerarsi portato a termine il percorso di risanamento e riposizionamento avviato nel 2012. Un percorso difficilissimo realizzato grazie all’azione del management e al contributo responsabile dei lavoratori. Non dimentichiamoci che c’era chi parlava di banca tecnicamente fallita e di nazionalizzazione ineludibile e il pericolo era assolutamente fondato. Se nei prossimi giorni l’aumento di capitale avrà successo ci troveremo di fronte a un punto di svolta e ci saranno tutte le condizioni affinché la banca torni a produrre reddito per i suoi azionisti.
Insomma tra poche settimane potrebbe chiudersi una delle crisi più gravi e per certi versi drammatiche della storia di Siena e del suo territorio. Una crisi che indubbiamente ha visto una distruzione enorme di valore per i gravi errori da parte di chi amministrava i diversi soggetti, per gli indirizzi strategici inadeguati oltre che a causa di un contesto economico e finanziario negativo. La magistratura ci dirà con le sentenze se in tutte queste vicende vi siano state anche responsabilità di ordine penale.
Quello che forse ancora a molti sfugge è che Banca e Fondazione potrebbero uscire dalla crisi, certo grazie anche all’attenzione delle autorità, ma sostanzialmente con le proprie gambe. Non vi sono stati contributi a fondo perduto da parte dello Stato, non c’é stata la nazionalizzazione, c’é stato invece un rilevante e decisivo prestito che lo Stato ha concesso alla Banca a fronte di condizioni particolarmente stringenti. Un prestito abbondantemente remunerato da alti tassi di interesse e da un extra benefit che il Tesoro ha incamerato a fronte della vendita a valori positivi delle quote da parte della Fondazione. Insomma dalla vicenda Mps lo Stato uscirà con consistenti guadagni al contrario di quanto avvenuto nelle grandi ristrutturazioni aziendali del nostro Paese costate sempre ingenti risorse al contribuente. Almeno questo Siena lo dovrebbe rivendicare con forza.
Credo che un contributo importate a questo percorso l’abbiano portato quei soggetti che in questi anni si sono misurati con una severa autocritica e hanno sostenuto con determinazione e coerenza tutti i passaggi di cambiamento. Ritengo di poter dire che la Provincia abbia fatto la propria parte prima con una grande assunzione di responsabilità rispetto agli indirizzi politici espressi negli anni dal Consiglio Provinciale (vedi atti Consiglio del 7 giugno 2012) e poi supportando il rinnovo del management di Mps, i piani di ristrutturazione della Banca, la riforme degli statuto di Banca e Fondazione, i nuovi vertici della Fondazione, la spinta per valorizzare autonomia e professionalità. Il tutto senza invasioni di campo, ma rispettando sempre le sfere di competenza altrui. Non tutti sono stati su questa linea. Anzi molti hanno osteggiato il rinnovamento, altri lo hanno declamato a parole, ma contraddetto più volte nei fatti, altri ancora hanno preferito cavalcare il malcontento con la testa rivolta al passato.
Ora, come dicevo prima, siamo vicini a una svolta e non possiamo permetterci di fare errori che sarebbero imperdonabili.Non c’é solo da attendere l’esito dell’aumento di capitale, ma ci sono questioni e passaggi che meritano risposte all’altezza della situazione. Tra questi in conclusione del mio ragionamento ne voglio citare due.
Il primo riguarda l’elezione del nuovo presidente della Fondazione. Auspico che la Deputazione Generale compia scelte di alto profilo fondate su competenza, autonomia e autorevolezza riconosciuta a livello nazionale. Sarebbe tremendamente sbagliato tornare a vecchie logiche.
Il secondo riguarda gli obiettivi che la Fondazione dovrà perseguire nei prossimi anni. Credo che la priorità assoluta sia quella di ricostruire un’adeguata dotazione patrimoniale da consegnare alle future generazioni. Sono assolutamente contrario alla ripresa delle erogazioni verso terzi. Occorre accantonare il massimo consentito dalla legge e concentrare l’eventuale eccedenza su progetti di eccellenza in grado di generare in modo verificabile valore aggiunto per il territorio.
Aggiungo infine che non mi convince l’idea della cosiddetta Fondazione Siena perché mi sembra un ripiegamento in un’ottica di chiusura della città teso a spingere la Fondazione verso un ruolo sostitutivo rispetto alle funzioni alle istituzioni locali. Non vorrei che qualcuno pensasse di passare dal “grande bancomat del passato, al piccolo bancomat del futuro”.
Il compito degli organi della Fondazione nei prossimi mesi dovrà quindi essere quello di definire una mission di medio-lungo termine dell’ente passando magari da un confronto preventivo con tutti i soggetti nominanti e con le realtà istituzionali, economiche, sociali e culturali del territorio.
Simone Bezzini – presidente della Provincia di Siena