CHIANCIANO TERME. Un punto cruciale della storia del Partito della Rifondazione Comunista si sta scrivendo in queste ore a Chianciano Terme.
In questo VII Congresso del Partito nato dalla frattura più grave avvenuta internamente all'ex Pc si "riparte da zero" ovvero da una tornata elettorale che ha ridotto ai minimi termini il movimento, non offrendo alcuna rappresentatività in Parlamento.
Uscito di scena il leader storico, Fausto Bertinotti, pare che non si sia trovata unanimità sulla figura che dovrà porsi alla guida del partito e neppure sulle scelte da intraprendere per "ripartire".
Anche durante la scorsa notte si sono tenuti incontri per discutere le mozioni presentate: la prima mozione, quella dell'ex Ministro Paolo Ferrero, pare essere maggiormente sostenuta e, per questo i sostenitori chiederanno la conta dei voti sul nome indicato alla guida del Prc.
Visto il momento cruciale, a Chianciano non mancano i nomi illustri del Partito. Neppure Fausto Bertinotti ha fatto mancare il suo intervento che si è tenuto qualche ora fa e che, ha precisato l'ex leader, viene da un semplice delegato e non più da un segretario.
Quando Bertinotti è salito sul palco è partito un grande applauso per la figura storica del Prc, un applauso caloroso che ha dimostrato chiaramente quanto l'unità di questa realtà politica di sinistra continui ad albergare nella figura dell'ex Presidente della Camera.
"La democrazia si è fatta opaca e questo governo ogni giorno aggiunge le tessere ad un mosaico che va contro i valori della Resistenza – ha detto Bertinotti – Quando si dice opposizione, stiamo parlando di un compito enorme contro questo governo ma anche della ricostruzione di un senso comune di appartenenza".
Bertinotti si è dilungato sulla situazione nazionale italiana ed ha insistito sulle crescenti disuguaglianze all'interno della società in continuo movimento. Bertinotti ha anche ripreso la "questione morale" sottolineando come la perdita del senso di moralità si raggiunge quando uno "scandalo" non viene percepito come tale. Una condizione in cui, oggi, si troverebbe l'Italia.
Ma Bertinotti incalza e non ha parole dure solo per la maggioranza al Governo ma chiarisce che, dal suo punto di vista "non c'é un'opposizione perché non c'é la sinistra. Il Pd non ha i fondamenti per essere un partito di opposizione". Sempre all'opposizione, l'ex presidente della Camera, considera anche Di Pietro che viene associato al populismo che pur facendo opposizione non si possono considerare di sinistra "anzi, appartengono a una culturale della destra. L'opposizione di sinistra parte dalle ragioni del conflitto sociale".
Adesso, alla luce della sconfitta politica che in qualche modo ha punito un processo di unificazione di una determinata sinistra, Bertinotti indica la strada da percorrere: "da dove ripartiamo? Dalla realtà, dal basso, dalla non delega. O sarà democrazia partecipata o non ci sarà una sinistra degna della sfida del ventunesimo secolo. I partiti e le associazioni – ha insistito Bertinotti parlando di un ritorno al movimento operaio d'origine – sono necessari ma non bastano, perché come diceva Marx il movimento va ben oltre. Senza la critica al lavoro salariato non c'é la critica al capitalismo". L'ex presidente della Camera ha invitato anche a guardare oltre l'Italia, "a guardare al mondo" ma ha aggiunto "in Europa la sinistra antagonista è a rischio di scomparsa, così come in Italia è fallita l'esperienza della sinistra alternativa".
"Grazie per quello che mi avete dato in questi anni. Vi voglio bene". La commozione parte dal palco da quel leader che, fino ad oggi era rimasto in silenzio a sedere in platea. Occhi lucidi anche tra il 630 delegati presenti a Chianciano che hanno cominciato ad urlare "sei sempre il numero uno" e "grazie". Niky Vendola, seduto in prima fila ha raggiunto Bertinotti e lo ha abbracciato nascondendo la commozione. Presente anche Marco Ferrando, attuale leader del Partito comunista del Lavoratori che, avvicinandosi per salutare l'ex compagno di partito ha commentato "Sbrigati ad andare via prima che ti rifanno segretario".
Ma l'uscita per Bertinotti è stata lunga e faticosa: tutti i presenti, commossi fino alle lacrime, hanno voluto stringere la mano al loro leader storico: una operazione lunga, che ha spinto l'ex segretario del partito a percorrere tutta la sala congressi fino all'ultima fila.
Il congresso è ripreso con un entusiasmo che, fino ad oggi, non si era visto.
Adesso, la partita è ripresa e la battaglia tra delegati sarà dura: qualcuno pensa che si tratterà di una vittoria "all'ultimo voto" per far emergere il nome del prossimo leader del Prc.