La logica conseguenza di una analisi che viene da lontano
di Mauro Aurigi
SIENA. Durante la recente campagna elettorale, più di un conoscente mi ha detto di aver scorto con sorpresa il mio nome tra i candidati al consiglio comunale del Movimento Siena 5 stelle. Insomma non si aspettavano che un anziano come me, più versato al trascendente che all’immanente, si riducesse a militare nel movimento goliardico (sic!) capeggiato da Beppe Grillo (un comico!). Mi verrebbe da rispondere loro: “Grillo un comico? ma se tutti i giorni rappresenta dal palco una tragedia!”. Oppure: “Grillo non è il capo del Movimento, ma solo un punto di riferimento. A Siena il Movimento, per esempio, è sotto ogni aspetto assolutamente indipendente da chicchessia a livello locale come nazionale”.
Ma siccome la cosa mi ha un poco mortificato, perché significa che finora ho scritto senza riuscire a farmi capire, ci provo di nuovo.
Allora i figli superavano in status i padri
Per i primi 30-40 anni, dopo la guerra e l’affermazione dello stato repubblicano, i partiti del cosiddetto arco costituzionale (ossia tutti tranne i missini e i monarchici) non facevano che sgolarsi su un tema, quello della DEMOCRAZIA, che così dominava la dialettica politica. E per quanto possibile si sforzavano perfino di applicarla non solo nelle istituzioni, ma anche al loro interno. Si pensi per esempio alla loro organizzazione territoriale basata su una fitta rete di sezioni e federazioni. Particolarmente capillare, efficiente e efficace (più di ogni altro partito) era quella del PCI: non c’era posizione o determinazione del partito (dalle liste elettorali allo strappo con l’URSS) che non venisse discussa e deliberata nelle sezioni. Insomma c’era allora un’onesta e sincera aspirazione all’applicazione della democrazia. Contemporaneamente e per tutto quel periodo il sistema economico, sociale e culturale del Paese (e di Siena), già annichilito dal fascismo e dalla guerra, crebbe tanto da diventare il quarto o quinto nella graduatoria mondiale (nel 1954 la lira ottenne l’oscar delle monete, ossia fu considerata la moneta più solida del mondo). Diciamo di più: chi ha l’età giusta si ricorderà che durante quel periodo “democratico” i figli hanno sempre potuto assicurarsi un livello di vita e di status sociale più elevato dei propri genitori. Ci sarà o no un nesso tra quel fenomeno, ancora oggi universalmente definito “miracolo italiano”, e l’“ansia democratica” di allora? Certo che c’è un nesso se si tiene conto di quanto segue.
Oggi i figli stanno – e staranno – peggio dei padri
Dagli anni ’80, con l’avvento al potere dell’autoritario decisionismo craxiano e la definitiva affermazione della partitocrazia come regime, la democrazia ha smesso progressivamente di rappresentare l’obiettivo fondamentale della politica militante. I partiti hanno sostanzialmente chiuso le loro sezioni, per cui anche la democrazia interna si è dissolta. Insomma il popolo è stato progressivamente spogliato della sua sovranità. E si badi bene: ciò che succedeva nel Paese, governato dalla destra, succedeva esattamente anche a Siena, governata esclusivamente dalla sedicente sinistra. E a livello nazionale come a livello cittadino il termine stesso democrazia spariva dalla dialettica politica. Negli ultimi due messaggi di fine anno a reti unificate (2009 e 2010) il Capo dello Stato non l’ha pronunciato una sola volta. Siamo arrivati all’assurdo che in una trasmissione televisiva, dove sono intervenuti con un proprio monologo il capo degli antifascisti e il capo degli ex-fascisti, solo quest’ultimo abbia citato, ma una sola volta, il termine democrazia (Bersani e Fini a Vieni via con me di Fazio).
In conclusione, a partire dagli anni’80 la democrazia non è stata più un valore. Ma ha partire dagli anni 80’ è contemporaneamente iniziato anche il declino del Paese: ogni anno è stato peggiore del precedente e migliore del successivo (recenti rilevazioni Istat sono impietose a questo riguardo). Così quel fenomeno che nel periodo “democratico” vedeva ogni generazione crescere rispetto alla precedente si è capovolto: i figli stanno e staranno sempre peggio rispetto ai genitori. Il fenomeno è altrettanto grave sul piano culturale. Non nascono più i Calvino, i Pasolini o i Pavese, né la nostra cinematografia tornerà più ad essere la prima del mondo come allora. Anche fenomeni culturali “minori” come Tenco, De Andrè, Gaber, Jannacci, Mina, Endrigo, Paoli ecc. sono ormai da considerarsi irripetibili.
La prospettiva di un’ulteriore stretta antidemocratica e il tonfo finale del Paese
Ci sarà un nesso tra questa crisi sociale, economica e culturale e la degenerazione democratica del Paese (e di Siena)? Certo che sì. Perché dagli anni ‘80, col degenerare della morale democratica il Paese (e Siena) ha cominciato ad arretrare fino alla drammatica situazione attuale appena un poco migliore dei quattro PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), con la prospettiva però di finire prima o poi a far loro compagnia, come molti osservatori internazionali temono. Ed io con loro, visto che ormai esiste un’aspirazione comune (Berlusconi, D’Alema e perfino Napolitano) al rafforzamento del potere già enorme dell’esecutivo. Ossia anche in futuro si proseguirà sulla sciagurata via che si oppone al processo democratico: ulteriore concentrazione del potere in poche mani invece che la sua distribuzione nella società civile. In fondo, ad aspettarci, c’è il fascismo con le sue tragedie.
Su questo argomento, ossia sul fatto che livelli di sviluppo sociale, culturale, morale, economico e politico di una popolazione siano strettamente proporzionali ai livelli della democrazia sostanziale di cui quella popolazione gode, mi sono speso molto anche su queste pagine (a quanto pare con deludenti risultati). Perché allora meravigliarsi del mio approdo al Movimento 5 stelle? E’stato per me un fatto spontaneo e naturale (e lo dico soprattutto a chi mi legge e non mi capisce), perché è l’unico oggi in Italia (e a Siena) che parla non solo di democrazia ma della sua forma più compiuta, quella che sola merita di essere considerata tale, la democrazia diretta o partecipativa, che in forme più o meno evolute caratterizza i paesi più floridi del pianeta. Anzi, il Movimento ha un programma composto da un unico punto: la conquista di questa forma di democrazia. Né poteva essere diversamente, perché una volta portato il popolo al potere (questo significa la democrazia diretta) sarà ovviamente il popolo stesso e solo lui, a farsi i programmi.
Spero questa volta di essere stato chiaro.
(Foto di Corrado De Serio)