E ci si interroga anche su come agiranno gli investitori cinesi
di Red
SIENA. Una notizia che farà discutere i nostalgici del bei vecchi tempi di babbo Monte, quando la borsa non esisteva o comunque non era in grado di condizionare la governance di Rocca Salimbeni. Vale più MPS o la Popolare di Vicenza? Se lo chiedono oggi fior di analisti, visto che la seconda non è quotata in borsa. Il patrimonio netto della banca senese vale circa 17 miliardi di euro, mentre quello di borsa – quello con cui in teoria si potrebbe comprare tutto – appena 4,8 miliardi. La stessa cifra, secondo la lettera inviata ai soci in occasione della semestrale della banca veneta, che vale la cooperativa di credito veneta. Questa stima è stata fatta dal suo presidente Gianni Zonin, da 15 anni in sella all’istituto di credito, che rivendica la bontà di rimanere lontano dalle insidie della Borsa e brinda ai successi con il suo vino. La valutazione “fai-da-te” dei vicentini, un istituto da meno di 100 milioni di utili l’anno scorso (e 60 nei primi sei mes del 2011) con un patrimonio di più di 3 miliardi, metterebbe la Popolare di Vicenza al posto di MPS alla quarta posizione dietro Unicredit, Intesa e Mediobanca nella classifica degli istituti nazionali. Misteri della contabilità che faranno sognare i nostalgici dell’autarchia senese precedenti la nascita della Fondazione: a fa’ da noi s’è sempre fatto meglio, dicono. Ma il presente preme più che mai: digerito il downgrade delle banche francesi, la borsa ha ripreso a viaggiare con un ritmo altalenante, chiudendo in rialzo del 2,69%. Tra i bancari, MPS ha messo a segno il +1,12% a euro 0,3899. Segnaliamo che il peggior risultato tra gli istituti è stato di Unicredit -1,63%. Vuol dire che i mercati credono nell’aumento di capitale da 6 miliardi e che probabilmente gli investitori cinesi sono stati orientati verso Piazza Cordusio nel corso dei colloqui di queste settimane, e MPS dovrà guardare altrove.
La Francia sta pensando di nazionalizzare le banche, ree di aver accumulato troppi titoli di stato greci (ma anche spagnoli e italiani) nel loro portafoglio. Non è sopportabile per la politica e la società francese dover intervenire nuovamente con soldi pubblici per sostenere Paribas e soci appena tre anni dopo gli aiuti concessi all’epoca del crac Lehmann e restituiti prontamente dai banchieri appena prima che, col rialzo delle borse, ci potesse guadagnare anche il governo. Alla luce di queste notizie, non sarebbe comprensibile il trattamento negativo subito da MPS, che ha appena 13 milioni di titoli di stato greci in cassaforte e quindi rischio zero in riva all’Egeo, se non spiegato con gli oltre 20 miliardi di titoli italiani in pancia. Qui c’è la responsabilità del Consiglio d’Amministrazione di MPS per aver messo in casa più titoli italiani di quanto sarebbe stato prudente e di quanto permesso dai parametri dei vari Basilea, soggiacendo ai diktat della politica. Se davvero il governo riuscirà a chiudere la trattativa col fondo cinese (che è sempre espressione del governo, non dimentichiamo), occorrerà, per far ritornare in su il rating di Siena, che vengano trasferiti al Cic proprio gran parte dei BTp custoditi in Rocca Salimbeni. Anche se rendono bene con lo spread di questi tempi, ci sembra più importante ridurre i rischi e aumentare la liquidità, visto che di restituire i Tremonti bond non si parla proprio.
Ieri abbiamo incontrato un amico che ci ha contestato la chiarezza di esposizione della situazione. “Fate il gioco della speculazione e anche un po’ di allarmismo” ci ha detto. Vorremmo consolarlo pubblicamente. Ogni giorno la speculazione, che con la borsa ci vive, si sveglia e cerca subito la comunicazione della restituzione dei Tremonti bond (promessa fatta da Vigni alla presentazione della semestrale e anche prima, non da noi) per trarne le conseguenze operative. Se la notizia non c’è, sanno come devono regolarsi. Noi lo raccontiamo ai nostri lettori senesi, sempre più attenti e numerosi, per ricordare loro come stanno le cose e non cadere dal pero quando notizie peggiori arriveranno. Discutere delle cose potrebbe provocare un cambiamento positivo. Chi non vuole il cambiamento apprezza solo il silenzio del conformismo. E la politica dello struzzo.