FIRENZE. Il Consiglio provinciale ha affrontato il problema del futuro dei dipendenti di Banca Toscana con una domanda dei consiglieri Sara Biagiotti e Massimo Sottani del Pd.
“Gli esuberi di personale conseguenti alla possibilità di incorporazione nel Monte dei Paschi e la conseguente ristrutturazione si attestano tra 200 e 250 unità e verranno gestiti tramite un fondo esuberi che si sta definendo proprio in questi giorni. Gli sportelli di Banca Toscana interessati – ha risposto l’assessore al Lavoro Stefania Saccardi – sono 150, più la direzione generale. Le ipotesi su cui Monte dei Paschi dovrà esprimersi sono tre: la cessione ad un acquirente di 150 sportelli tra Banca Toscana, Monte dei Paschi e Antonveneta, la cessione solo di sportelli di Banca Toscana e la direzione, oppure la cessione degli sportelli di Banca Toscana della direzione ed il marchio. Quest’ultima ipotesi appare la più gradita ai sindacati data la possibilità di mantenere l’identità di Banca Toscana sul mercato”.
Il marchio Banca Toscana rischia, dunque, di scomparire, ha spiegato l’assessore, contrariamente a ciò che Monti dei Paschi aveva sostenuto l’11 marzo scorso: “A quanto è dato sapere, il Monte dei Paschi deciderà tra le opzioni in base ad una valutazione strettamente economica. Le aziende interessate all’eventuale acquisizione devono manifestare in questi giorni il loro interesse. Si parla di una ventina di aziende, i nomi sono quelli circolati sui giornali: GE, Ubi Bank, la Popolare di Milano e Unipol”.
La consigliera Biagiotti ha ricordato come la liberalizzazione degli sportelli sia stata introdotta a partire dal 1991, e come da allora ne siano nati molti per offrire un migliore servizio alla clientela. “Ora – ha detto – stiamo assistendo a un processo di forte concentrazione, con strutture che vengono inglobate da altre strutture”. Il problema, ha sottolineato, non riguarda solo la chiusura degli sportelli, ma anche la perdita di posti di lavoro, e il venir meno del rapporto con il territorio “da parte di una banca che non è più strettamente territoriale. Un tempo – ha concluso Biagiotti – i lavoratori delle banche erano considerati privilegiati, ora non è più così perché i nuovi entrati nel sistema bancario hanno modelli e forme contrattuali sostanzialmente differenti da quelli passati. E’ giusto che la Provincia ponga attenzione anche a questo aspetto. Occorre, inoltre, cercare di capire come rapportarsi con queste nuove forme di banche perché un conto è avere la direzione centrale di una banca sul territorio, un altro è di averla da tutt’altra parte. Ribadiamo quindi l’importanza di seguire queste vicende, cercando di ottenere una soluzione che sia la migliore possibile rispetto agli interessi dei lavoratori”.