Decisiva la posizione della Fondazione

di Red
SIENA. Era appena il 18 febbraio 2011 quando il presidente di Mps Mussari negava decisamente di aver affidato a chicchessia l’incarico di studiare l’aumento di capitale della banca. Anzi, piuttosto scocciato aveva dichiarato: “Io sono qui, non so come vada il mercato ma in italiano questo si chiama aggiotaggio e questa volta partono le denunce”. Chiaramente chi, come Il Corriere della Sera o La Repubblica ha le spalle larghe, ha continuato a scrivere in questo mese e mezzo aggiungendo particolari di come si sarebbe svolto il negato rimpolpamento del capitale sociale, oggi si vede confermato tutto. Secondo Il Sole 24ore di domenica: “La Fondazione Monte dei Paschi sta per affrontare uno dei passaggi più difficili della sua giovane esistenza… e accompagnerà l’azione di rafforzamento patrimoniale del gruppo di Rocca Salimbeni senza diluire in modo significativo il pacchetto di azioni in suo possesso (45,7% del capitale ordinario e 55% di quello complessivo). E lo farà anche a costo d’indebitarsi”.
Il candidato Ceccuzzi, seguendo la strategia politica dell’assuefazione a piccole dosi, aveva già da diversi giorni messo le mani avanti, seguito a ruota dai commenti degli altri candidati a sindaco, affermando che la ricapitalizzazione sarebbe necessaria. Sperando che i senesi se ne facessero una ragione l’uno, cercando i “colpevoli” nel campo del PD gli altri. Oggi sappiamo che “sarebbe” è diventato di una urgenza tale che non si aspetterà la conclusione della tornata elettorale. Si è visto che il pericolo di scendere sotto il controllo si può ancora evitare con un complesso giro di partite contabili che limiterebbe l’esposizione debitoria della Fondazione: “sulla base del proprio statuto, la Fondazione Mps può indebitarsi fino al 20% del patrimonio, cioè esattamente per un miliardo e, nel limite del 10% del patrimonio, addirittura con lo stesso Montepaschi. La questione è all’ordine del giorno, ma alla fine è probabile che la richiesta di denaro fresco non superi i 2-300 milioni. Il resto (tra 500 e 700 milioni) arriverà dalle disponibilità liquide e dagli investimenti immediatamente smobilizzabili. È la prospettiva di queste ore, alla vigilia della settimana che si preannuncia decisiva sul fronte del rafforzamento patrimoniale delle banche, Monte dei Paschi compreso, il cui aumento di capitale sarà con ogni probabilità nell’ordine dei 2 miliardi, sufficiente cioè a coprire la restituzione anticipata dei Tremonti-bond (1,9 miliardi che rientreranno al Tesoro già nel 2011)”.
La sciagurata acquisizione della banca Antonveneta, che alla sola Fondazione è costata un bagno di sangue di 3 miliardi di euro, continua a trascinare in basso la banca MPS assieme alle voci di ricapitalizzazione che il mercato ritiene improcrastinabili. Stamattina il titolo è tra i più venduti, e probabilmente Rocca Salimbeni sarà costretta a fare un comunicato che spieghi la situazione e le iniziative rimaste finora “segrete” al più presto. Ma il sindaco di Siena è rientrato al lavoro, anche se part-time, il presidente Mussari è sempre più il faro dell’Abi e sempre più lontano da Siena, il presidente della Fondazione Mancini è impegnato avanti e indietro con il ministero a Roma per cercare di non rimanere schiacciato tra la necessità di Antonio Vigni di restituire i Tremonti bond per liberare risorse e immagine dell’istituto e il potere politico cittadino del PD di non perdere il controllo del gruppo MPS, come se fosse una piccola banca cooperativa di provincia e non il terzo gruppo del sistema bancario italiano.
L’utile netto dichiarato di 985,5 milioni nel 2010 e relativa cedola di 167,7 milioni, sono un valido aiuto, ma non sufficiente. E le “colonne d’Ercole” del 51% per mantenere il controllo dell’istituto pena la migrazione della direzione generale verso Roma o Milano, con tutte le conseguenze del caso, che trasformerebbero Siena in una realtà piccolo-provinciale di bassa fascia che non ha mai avuto in tutta la sua storia, sono assai più vicine di quanto i silenzi della terrazza di Rocca Salimbeni possono mai farci sospettare.