I commentatori politici si arrampicano sugli specchi. Ma i numeri portano chiarezza
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SIENA. Ci sono differenze sostanziali nell’interpretazione della realtà: una è quella di fermarsi alle apparenze, l’altra di andare a toccare con mano ciò che accade. La mano nel mio caso sono i numeri, unica certezza in una situazione di estrema confusione. Disordine dovuto a più fattori, uno di questi in Toscana e a Siena è sicuramente costituito dal congresso del PD con i vari riposizionamenti. Solo leggendo quest’ultimi è possibile comprendere una frase come: ” la banca Monte dei Paschi in questo momento e’ in buone mani, anzi ottime” o “le prospettive lasciano sperare” pronunciate da Luigi Berlinguer (padre di di quel pezzo di cuore che è il figlio Aldo) alla presentazione del libro del redattore della Nazione di Siena, Tommaso Strambi. Le ottime mani sarebbero quelle di Profumo avvicinatosi in questo ultimo periodo a Renzi. Affermazioni, quelle di Berlinguer che non sono rimaste isolate, ma fatte proprie anche dal suo vecchio amico Alberto Brandani che, viceversa, pensava ad altre mani probabilmente a quelle di Viola. Del resto anche il vecchio PDL è in movimento e il professore di Colle saprà sicuramente come riposizionarsi (Cesa) magari facendo proprio qualche suggerimento di Bisignani che di mestiere fa proprio il consigliere. Si sa che quest’ultimo non ama molto l’Alessandro del Monte, ma su Viola potrebbe essere più disponibile.
A questo punto andiamo ad analizzare i conti del Monte anche per verificare quelle “prospettive che lasciano sperare” non soffermandoci, però, all’ultima trimestrale ma sforzandoci di mettere insieme i dati di settembre 2013 con quelli del 2011 e del 2012. La banca in questo periodo ha registrato perdite di bilancio per 8.382,9 milioni di euro che se fossero ripartiti per i giorni (1003) sarebbero 8,3 milioni di euro al giorno: cifra perduta dal Monte, in questi tre anni, ogni giorno che ha tirato su il bandone. Analogamente il “fatturato” (raccolta diretta, raccolta indiretta e crediti verso la clientela) passa nel periodo che va dal 2010 al settembre 2013 da 457.841 milioni di euro a 369.228 milioni di euro con una flessione di 88.613 milioni di euro. È evidente che un calo del “fatturato” di questa dimensione non consente, nel medio periodo, la realizzazione degli utili da distribuire ai soci (Fondazione). È pur vero che le banche hanno incontrato delle difficoltà nel finanziamento all’economia come è vero che anche il Monte ha deciso di contrarre il sostegno alle imprese e alle famiglie. Decisione, quest’ultima, illustrata nell’ultimo piano industriale che è dato conoscere. A fronte del calo del “fatturato” sopra descritto nessun taglio dei costi, anche se affrontato con il piglio decisionista, come ha fatto il tandem del Monte, può far uscire la banca dal mare in tempesta in cui sta navigando. Bisogna ricordare, e non per onestà di cronaca, che nello stesso periodo il personale è diminuito di 3.025 unità. Auspicherei che i vari relatori alle presentazioni di libri sulla banca senese, i consiglieri comunali e provinciali, gli amministratori compresi quelli della Fondazione si rendessero conto che con queste vistose riduzioni di “fatturato” le prospettive non “lasciano far” ben “sperare”. Situazione che non ha visto nessuna inversione di tendenza operata “dall’establishment”, anzi per certi aspetti, lo stato delle cose ha subito un peggioramento. Peggioramento che se continuasse renderebbe di fatto inevitabile le ulteriori cinquemila fuori uscite che farebbero venire meno l’unica risorsa a cui poter fare affidamento per il rilancio della banca. Risorse, quelle umane, che non vengono minimamente prese nella dovuta considerazione dall’attuale dirigenza del Monte.
Vi invito a meditare sulle cifre riportate e una volta fatta la verifica sarebbe doveroso su questi numeri riflettere evitando i punti di vista di comodo, le benedizioni o le maledizioni politiche che poco servono a una corretta lettura della realtà. Per contro mi sembra che il metodo recitativo del potere sia rimasto tale e quale a quello del passato suffragato da vecchi e “nuovi cortigiani” in attesa di legittimazione. Recitazione che si ripete anche per altre cerimonie come ad esempio quella relativa al bilancio comunale. Argomento, quest’ultimo, che preoccupa molto e che sarà oggetto di una ulteriore riflessione, promesso!
Pierluigi Piccini