E quale ruolo sta svolgendo la politica? La mediazione, che le competerebbe, non è contemplata
SIENA. Altro che tavolo istituzionale per tentare di trovare obiettivi comuni tra la Fondazione e la Banca Monte, siamo ormai allo scontro diretto. Le divisioni sono state messe in piazza e gli elementi di mediazione possibili hanno lasciato il posto al codice civile. Invocato da prima da Profumo e poi meglio precisato dalla signora Mansi che avvalendosi delle facoltà previste dall’articolo 2441 vorrebbe imporre alla Banca di differire l’aumento di capitale di qualche mese. Come se il presidente del Monte e quello della Fondazione fossero degli avvocati, dei principi del foro e non dei manager esperti di finanza e di economia che dosano le parole e gli aggettivi per trovare le giuste convergenze. In più Profumo (Ceccuzzi, PD romano) e Mansi sono a capo di istituzioni di sistema le cui scelte hanno una ricaduta diretta sul piano nazionale e su un governo che si accinge a prendere la presidenza della comunità europea.
È difficile credere che le mosse dei due contendenti non siano in qualche modo conosciute dai responsabili come il Ministro del Tesoro o dai i vertici della Banca d’Italia. E proprio a quest’ultima si rivolge il comunicato della Fondazione quando scrive di nuovi e imprevedibili assetti proprietari che potrebbero avere ripercussioni per gli interessi del Paese e per gli azionisti (una interminabile lista di hedge fund?). Dichiarazione che fa subito pensare che la Fondazione si sia mossa nella piena consapevolezza dell’atto che stava compiendo verso la partecipata che per sopravvivere ha bisogno di tre miliardi di euro senza i quali non potrà nel medio periodo, distribuire utili.
Una considerazione a questo punto è giusto fare sul ruolo della politica. A questa spetterebbe il compito della mediazione e l’onere di indicare le convenienze strategiche per i cittadini che amministra. La cattiva gestione politica fatta in questi anni da chi ha determinato le sorti delle grandi istituzioni in oggetto ha lasciato un vuoto che oggi viene riempito da scontri muscolari che hanno come conseguenza un danno inevitabile per il territorio. Non legittimando chi non è riconosciuto come “tecnico” che cerca di portare ordine nella vicenda Monte dei Paschi. Tale delegittimazione è una ulteriore responsabilità che portano su di loro i dirigenti del PD e del PDL. Tutto ciò legata a una marcata vaporosità del Valentini e del Bezzini che non aiuta la ricomposizione delle divisioni perché anch’essi portatori di contrasti. Da questo scontro è facile prevedere che alla fine i perdenti saranno entrambi i contendenti con l’ipotesi della nazionalizzazione che si avvicina sempre più, a cui toglierei, però, quell’alone di negatività che la circonda.
Nazionalizzazione che sicuramente non aiuterà il tentativo di prendere tempo da parte della Fondazione: quest’ultima si troverà a gestire un titolo che a partire dai prossimi giorni sarà sempre più esposto a un prevedibile ridimensionamento. Un plausibile tonfo che con molta probabilità farà avvicinare la quotazione a quel limite del 0,128 euro, soglia sotto la quale le banche creditrici faranno scattare l’escussione del credito nei confronti della Fondazione. Quindi alla fine la questione non è ne economica, ne’ finanziaria, ma politica, di quella politica che non si muove per l’interesse generale. Se le cose dovessero continuare con questa conflittualità senza trovare le giuste mediazioni, ammesso che sia ancora possibile, i primi ad esserne coinvolti saranno i vertici della Banca: Profumo e Viola e con molta verosimiglianza, questo è il vero obiettivo. Ma non è da escludere che altri protagonisti siano nel mirino: c’è chi sostiene che un nuovo Ministro dell’economia stia scaldando i motori. Un nuovo Ministro più gradito alla Confindustria che tanta parte ha nelle vicende senesi. Insomma, la sorte della Fondazione e della Banca sembrano segnate e Siena debolissima assiste inerme ad uno scontro che la sta soffocando. A questo punto, comunque, nel ricordo del concilio di Viterbo, il Ministro dell’economia dovrebbe, insieme ai vertici della Banca d’Italia, convocare una specifica riunione che nel rispetto degli interessi del Paese e del territorio senese sappia trovare le giuste compatibilità eliminando questo indecoroso valzer di chi opera nel e con il mercato a scapito degli interessi dei cittadini.
Pierluigi Piccini
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