di Mauro Aurigi
SIENA. Negli ultimi tempi noi tutti ci siamo sentiti impegnati a discutere di argomenti quali il “salario minimo” o quali la conservazione o meno, per gli Italiani più sfortunati, della miserevole elemosina pubblica rappresentata dai 300 o 400 euro mensili. Ma nessuno, proprio nessuno, ha trovato il tempo e l’occasione per accennare, ancorché minimamente, all’altra penosa vicenda, quella dell’ancora più miserabile retribuzione dei parlamentari italiani.
Meno male che uno di loro, visibilmente in precarie condizioni psico-fisiche e alquanto imbestialito, alcune settimane fa ha preso il coraggio a due mani e in Parlamento ha sventolato coram populo e in favore di televisione un foglietto, illeggibile per la lontananza, ma che lui assicurava trattarsi della più plateale dimostrazione che il suo mensile netto non raggiungesse neanche i miserabili 5000 euro!
Nell’emozione del momento lo sventurato onorevole – certo Piero Fassino piemontese – si è dimenticato di aggiungere che le indennità di cui ogni parlamentare ulteriormente gode, possono portare il totale degli introiti mensili – vado ad occhio – fino a sfiorare e forse largamente superare i 10.000 euro. E si è dimenticato di dire che lui oggi detiene quell’incarico in Parlamento ininterrottamente sin dal 1994 (e di sopportarlo tutt’ora, ossia da ben una trentina d’anni). Così come si è dimenticato di dire che durante quel periodo ha dovuto sopportare anche il carico di una famiglia, avendo sposato nel 1993 la collega Anna Serafini, parlamentare senese dal 1987 al 2013 e, in quanto tale, destinataria anch’essa di un altrettanto miserabile salario e indennità varie.
Mai visto, sentito o immaginato un italiano con altrettanta faccia tosta.