Nel documento si riportano le scelte fatte dai vertici. Con particolare riferimento alle scarse risorse dedicate alla ricerca
SIENA. Approda in Parlamento un’interrogazione a risposta scritta sull’Università di Siena presentata dall’onorevole della Lega Nord, Paolo Grimoldi, e diretta al Ministro dell’Istruzione, onorevole Maria Stella Gelmini, al Ministro dell’economia e delle finanze, onorevole Giulio Tremonti, e al Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, onorevole Renato Brunetta.
Nell’interrogazione del Carroccio si ripercorre la situazione attuale dell’Ateneo e in particolar modo si chiede se, anche alla luce degli esiti dell’attività ispettiva svolta, risulti una correlazione tra il deficit di bilancio dell’Università di Siena e la determinazione dell’amministrazione di non procedere alle progressioni economiche orizzontali. Inoltre, si domanda se sia nella disponibilità dell’amministrazione universitaria senese revocare unilateralmente il contratto collettivo integrativo o dichiararlo decaduto dato che il dipartimento della funzione pubblica con circolare n. 7 del 2010 ha precisato che il decreto legislativo n. 150 del 2009 prevede un sistema graduale di applicazione delle disposizioni in materia di contrattazione integrativa, e tra le disposizioni di applicazione immediata non è prevista la performance, dalla cui mancata applicazione deriverebbe la «decadenza» degli accordi integrativi.
«Con questa interrogazione – spiega Francesco Giusti, segretario provinciale della Lega Nord Siena – vogliamo evidenziare il comportamento deplorevole di chi gestisce l’Ateneo senese. Di fatto, l’amministrazione universitaria, per ripianare il deficit di bilancio, sta tentando di limitare tutte le uscite possibili per generare risparmi e, così operando, sul salario accessorio, si creeranno minori uscite. Infatti, oltre al danno economico – sottolinea – la criticità si riflette sulla ricerca sostenuta, soprattutto, dai giovani laureati e dai dottorandi, ad oggi tagliati fuori per una strategia sbagliata. In più, qualora ci fosse un risanamento, l’Università andrà sempre più verso il degrado perché se non si sceglie di investire nei giovani, e dunque nel futuro, è come aver scelto di massacrare definitivamente l’Università di Siena. Il numero del personale tecnico strutturato nei laboratori è sempre più scarso e senza la ricerca l’Ateneo andrà verso la rovina e ci porterà verso una fuga massiccia dei cervelli.
Un tale modus operandi – prosegue Giusti – rischia di far pagare al personale tecnico-amministrativo la crisi dell’Università di Siena, pur non avendo esso colpe dirette per il buco di bilancio. Deve pagare chi ha causato il buco e non chi è parte lesa.
Anziché dilettarsi a promuovere iniziative per festeggiare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia – termina il segretario provinciale del Carroccio senese – ed imporre agli studenti di frequentare almeno 5 di esse per acquisire 2 cfu, il rettore Angelo Riccaboni dovrebbe pensare a come risolvere il futuro del personale tecnico».