FIRENZE. Difficile trovare parole adeguate per commentare il video in cui, davanti a una gigantesca bandiera monarchica, il presidente Giani ossequia la famiglia Savoia. E’ bene, forse, usare termini semplici e precisi: è un discorso vergognoso, e per più motivi. Prima di tutto, per l’ossequio con cui il principale rappresentante della Regione Toscana si rivolge a Emanuele Filiberto di Savoia, chiamandolo “principe”, come se la monarchia non fosse stata abolita; poi, per il continuo e surreale richiamo al legame d’affetto – secondo lui esistente – tra la Toscana e la famiglia Savoia: un legame sconfessato dalla storia e dal voto, visto il netto rifiuto che donne e uomini toscani dettero alla monarchia nel referendum del 1946; infine, e non meno importante, per l’invito rivolto a Emanuele Filiberto di Savoia a visitare la tenuta di San Rossore, adesso di proprietà della Regione e una volta appartenuta alla famiglia reale: la stessa tenuta in cui Vittorio Emanuele III firmò nel 1938 le ignobili leggi razziali, ennesima vergogna – non certo la prima né l’ultima – che vide strettamente avvinti la monarchia e il regime fascista.
E’ inaccettabile che un rappresentante delle istituzioni repubblicane si comporti in modo così servile con i Savoia, peraltro riconoscendo un legame tra la nostra regione e la loro famiglia diametralmente opposto a quello che proviamo come cittadini democratici e antifascisti. Ancor più inaccettabile che questo atteggiamento venga da parte dal presidente della Regione Toscana, il cui simbolo – il pegaso alato del Cellini, utilizzato dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale – sta lì a ricordare che l’unico legame che riconosciamo è quello con gli ideali della Resistenza e della Costituzione repubblicana, che nacque proprio in opposizione (e grazie alla sconfitta) di fascismo e monarchia sabauda.