L'associazione ha chiesto un confronto alla Regione Toscana
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POGGIBONSI. Ormai da tempo l’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni ribadisce un secco No alle unioni comunali, mentre si rende ben disponibile alle possibili convenzioni tra comuni della stessa zona, per abbattere i costi dei servizi ed ottimizzare il loro funzionamento.
Anche in Toscana questa posizione è stata sollecitata a più riprese da parte dell’ANPCI, che ha richiesto l’apertura di un tavolo di confronto alla Regione Toscana, tra le poche a dichiararsi a favore delle unioni tra comuni.
Dal direttivo nazionale dell’ANPCI, attraverso i referenti regionali Alessio Berni e Alberto Ferrini fanno sapere: “La posizione della giunta Regionale Toscana non è assolutamente condivisibile, in quanto presenta pesanti vincoli all’autonomia dei Comuni, senza garantire vantaggi economici e conferme tecniche di benefici. Addirittura prevede soglie di accorpamento maggiori di quelle previste dal governo centrale, soglie che a volte non sono raggiungibili nemmeno dai comuni di tutta una intera area montana o fluviale. Le grandi unioni comunali e|o le mega associazioni generali, hanno confermato anche in Toscana, che tali operazioni generano aumenti di costi e aumentano il numero dei disservizi. Indipendentemente dalle improduttive fusioni comunali ipotizzate e sollecitate dal sistema politico locale, a conferma di quanto affermiamo, basti pensare alla pessima dimostrazione di nascita e soppressione, documentata anche dagli ATO (Ambiti Territoriali).
Le nostre proposte, in contrasto con le posizioni della Regione Toscana, hanno come punto forte la possibilità dei comuni di associarsi con diversi enti a seconda del servizio da svolgere. Infatti, in un sistema politico istituzionale mutevole ed in continua evoluzione, come quello degli Enti Locali, restano a nostro avviso più confacenti per i piccoli Comuni gli strumenti della convenzione o della delega, che consentono l’integrazione fra i Comuni, senza mettere in discussione l’identità di ognuno di essi e senza creare ulteriori apparati e burocrazie, prevedendo anche, qualora ne sussistano i presupposti, l’esternalizzazione degli stessi servizi convenzionati mediante formule imprenditoriali. Sarebbe auspicabile pertanto, di rinviare l’associazionismo dei servizi pubblici dopo l’approvazione del regolamento sulle procedure istruttorie previsto dal decreto sulle liberalizzazioni o quando ci sarà una maggiore chiarezza in materia. Proprio per affrontare questa articolata circostanza che potrebbe minare le identità dei singoli Comuni, solleciteremo la Regione Toscana ad aprire un tavolo di confronto in merito a questo delicato problema”.
Anche in Toscana questa posizione è stata sollecitata a più riprese da parte dell’ANPCI, che ha richiesto l’apertura di un tavolo di confronto alla Regione Toscana, tra le poche a dichiararsi a favore delle unioni tra comuni.
Dal direttivo nazionale dell’ANPCI, attraverso i referenti regionali Alessio Berni e Alberto Ferrini fanno sapere: “La posizione della giunta Regionale Toscana non è assolutamente condivisibile, in quanto presenta pesanti vincoli all’autonomia dei Comuni, senza garantire vantaggi economici e conferme tecniche di benefici. Addirittura prevede soglie di accorpamento maggiori di quelle previste dal governo centrale, soglie che a volte non sono raggiungibili nemmeno dai comuni di tutta una intera area montana o fluviale. Le grandi unioni comunali e|o le mega associazioni generali, hanno confermato anche in Toscana, che tali operazioni generano aumenti di costi e aumentano il numero dei disservizi. Indipendentemente dalle improduttive fusioni comunali ipotizzate e sollecitate dal sistema politico locale, a conferma di quanto affermiamo, basti pensare alla pessima dimostrazione di nascita e soppressione, documentata anche dagli ATO (Ambiti Territoriali).
Le nostre proposte, in contrasto con le posizioni della Regione Toscana, hanno come punto forte la possibilità dei comuni di associarsi con diversi enti a seconda del servizio da svolgere. Infatti, in un sistema politico istituzionale mutevole ed in continua evoluzione, come quello degli Enti Locali, restano a nostro avviso più confacenti per i piccoli Comuni gli strumenti della convenzione o della delega, che consentono l’integrazione fra i Comuni, senza mettere in discussione l’identità di ognuno di essi e senza creare ulteriori apparati e burocrazie, prevedendo anche, qualora ne sussistano i presupposti, l’esternalizzazione degli stessi servizi convenzionati mediante formule imprenditoriali. Sarebbe auspicabile pertanto, di rinviare l’associazionismo dei servizi pubblici dopo l’approvazione del regolamento sulle procedure istruttorie previsto dal decreto sulle liberalizzazioni o quando ci sarà una maggiore chiarezza in materia. Proprio per affrontare questa articolata circostanza che potrebbe minare le identità dei singoli Comuni, solleciteremo la Regione Toscana ad aprire un tavolo di confronto in merito a questo delicato problema”.