"il destino dei principali azionisti metterà alla prova la disponibilità italiana ad adattarsi ai cambiamenti"

di Red
SIENA. Se Red fosse il leader dell’opposizione a Siena cosa farebbe? Invece di chiedersi cosa un politico eletto deve fare per il bene dei suoi elettori, è più facile domandare a un giornalista di sostituirsi al politico. Un bellissimo autogol: se la società civile non ha bisogno della classe politica, in Palazzo Pubblico tutti potrebbero raccattare le proprie carabattole e andarsene a casa. Ma prendiamolo come un gioco scherzoso. Chiederemmo ogni giorno, in ogni consiglio comunale, provinciale, trasmissione televisiva, palazzetto della Mens Sana, Rastrello, Piazza del Monte, Banchi di Sotto, da quel famoso sabato dicembrino dello stato maggiore della Margherita, teatro dello sfogo apicale (nel senso dell’apice del Sistema Siena), che Gabriello Mancini venisse a confessare CHI gli ha dato gli ordini che lui ha eseguito, per avere la conoscenza di chi ha comandato l’assurda sottoscrizione da parte della Fondazione dell’aumento di capitale della banca MPS. E se come tutti immaginano questo colpevole si trovasse all’interno del Palazzo stesso, chiederne la rimozione immediatamente. Se non si deve parlare delle società quotate in borsa, figuriamoci se si può alterarne scientemente la vita sociale! E se lo scaricabarile arrivasse fino a Roma, scoperchiando la favola della senesità (vera arma di distrazione di massa), sarebbe meglio ancora e si potrebbe chiedere ai cittadini se si riconoscono in questa gestione del potere.
Invece si dà mandato al sindaco di “monitorare la situazione”, si presenta una interrogazione che non riceve risalto nemmeno sulla stampa locale: l’assist Gabriello lo aveva fatto, se poi nessuno lo raccoglie, cosa c’entra Red? E se alcuni possono vantare l’assoluta distanza da interessi personali aggrovigliati col potere locale, peggio ci sentiamo: aver tenuto bordone al responsabile mai nominato gratis è inconcepibile!
Sanno tutti chi ha dato gli ordini a Mancini, ma è necessario che il nome lo faccia il presidente della Fondazione MPS. Solo i consiglieri comunali e provinciali che partecipano alla sua nomina direttamente o indirettamente possono fare la pressione morale necessaria a che Mancini lo dica. E senza sacerdoti confessori lì vicino pronti ad amministrare il Sacramento.
Si è fatta indebitare la Fondazione per rispettare un patto elettorale, pensando di essere al di sopra di tutti, e mantenere così la presa sulla città. Non c’è mai stato da finanziare, nella situazione della primavera 2011, lo sviluppo della banca, non è stato fatto altrimenti i miliardi necessari da investire sarebbero stati più del doppio (senza tener di conto dei Tremonti bond).
Ma a proposito di giornali e di giornalisti che la sanno troppo lunga, ecco le considerazioni di Rachel Sanderson sul Financial Times del lunedì 20 febbraio: “I problemi che ruotano intorno a B.Mps gettano in subbuglio l’intera città di Siena e il destino dei principali azionisti metterà alla prova la misura della disponibilità italiana ad adattarsi ai cambiamenti”. Il giornale inglese “sottolinea che da quando le autorità europee hanno chiesto un aumento di capitale extra di 3,267 miliardi di euro, l’istituto di credito senese non può più distribuire risorse alla Fondazione Mps, principale azionista della banca, che ha funzionato localmente come i Medici dei nostri giorni”. Nel report si afferma che “I cittadini non sono più molto sicuri del loro futuro e il dramma che si vive a Siena è simbolico non solo dello sforzo di Mario Monti di guidare la crescita di una delle dieci principali economie del mondo, ma anche di come l’Europa deve affrontare un mondo in cui la fortuna è in decadenza. I problemi dell’istituto di credito senese” dichiara senza incertezze il Financial Times “sono cominciati nel 2007 con l’operazione di acquisizione di Antonveneta per un importo pari a 9 mld (10,1 ndr) euro. Un’operazione che avrebbe creato dei problemi alla solidità finanziaria della banca”. Proprio quello che diciamo noi, tranne che a proposito della “solidità finanziaria”: non problemi ma distruzione. Potremmo chiedere agli inglesi cosa dobbiamo fare, del Monte dei Paschi dei guai.