SIENA. La ricerca condotta dall’Area Research&Intelligence di BMPS stima per il PIL del Friuli Venezia Giulia una dinamica sostanzialmente in linea con l’evoluzione attesa per il dato nazionale: forte contrazione nel 2009 (-4,85% a/a) e lenta fase di ripresa nel 2010 (+0,39% a/a). Le ultime evidenze ufficiali sulla congiuntura regionale delineano un quadro poco favorevole: a fine 2008, il Friuli ha registrato il calo del PIL più marcato tra le regioni del Nord Est (-1,2% vs -0,8% a/a); nel primo semestre del 2009 le esportazioni della regione hanno subito una flessione appena più contenuta di quella registrata a livello nazionale (-23,4% vs -24,2% a/a), concentrata all’interno del settore manifatturiero.
In dettaglio
Nel Nord Est la caduta del Pil nel 2008, secondo gli ultimi dati ufficiali, è stata inferiore alla media nazionale (-0,8% contro -1%). All’interno dell’area, il Friuli Venezia Giulia è la regione che ha mostrato il calo più marcato (-1,2%). Complessivamente le ore di CIG autorizzate nella regione fra gennaio e settembre 2009 sono aumentate di 2,9 volte su base annua (3,5x in Italia); se rapportate alle unità lavorative territoriali, risultano significativamente inferiori al dato nazionale.
Nel Friuli Venezia Giulia il settore dei servizi ha un peso sul valore aggiunto molto più elevato rispetto al Nord Est (71,3% vs 65,5%); l’incidenza dell’industria in senso stretto, invece, risulta inferiore (22,1% vs 25,8%) e più in linea con il dato nazionale (20,7%).
In termini di variazione del valore aggiunto regionale nel 2008, l’unico dato positivo proviene dal comparto agricolo, con una crescita a/a di oltre il 17%, la maggiore in assoluto in ambito nazionale. Le più recenti evidenze riferite al secondo trimestre 2009 mostrano però una marcata contrazione delle coltivazioni vegetali e dell’attività di allevamento, comune peraltro anche al resto della penisola, accompagnata anche da un calo significativo dei prezzi alla produzione; indicazioni confortanti solo dall’andamento della vendemmia 2009.
L’apertura al commercio estero del Nord Est e del Friuli è decisamente superiore alla media del territorio italiano. Tale grandezza (approssimata dal rapporto fra la somma di export ed import del territorio e l’ammontare annuo del PIL) sta comunque risentendo della crisi economica globale; peraltro il Friuli è l’unica regione del Nord Est che ha registrato un aumento dell’indice tra il 2007 e il 2008.
Negli ultimi anni, i flussi di export dal Friuli verso i paesi orientali di recente ingresso nella UE e verso la Croazia, già tradizionalmente sviluppati, hanno ulteriormente accresciuto il loro peso sul valore aggiunto; la quota regionale è sensibilmente superiore a quelle del Nord Est e dell’Italia.
I dati più recenti comunicati dall’ISTAT con riferimento al primo semestre 2009 evidenziano una rilevante flessione delle esportazioni italiane (-24,2% a/a); in particolare il Friuli ha mostrato un calo del -23,4% a/a, più marcato di quello registrato nel Triveneto (-20,9%) e principalmente imputabile ai prodotti della siderurgia, ai macchinari e apparecchi n.c.a., ai prodotti delle altre attività manifatturiere e ai mezzi di trasporto (in questa branca confluisce anche la cantieristica navale).
Il calo del PIL nel 2008 registrato dal Friuli, superiore alla media nazionale, e la tendenza, emersa negli anni più recenti, verso la progressiva riduzione del divario tra le variazioni su base annua del dato regionale e nazionale portano a stimare, sia per il Friuli che per l’Italia, una flessione intorno al -4,9% nel 2009, seguita nel 2010 da una lenta fase di ripresa (+0,4% circa). L’area del Nord Est dovrebbe far registrare risultati relativamente migliori (rispettivamente, -4,6% e +0,9%).
In dettaglio
Nel Nord Est la caduta del Pil nel 2008, secondo gli ultimi dati ufficiali, è stata inferiore alla media nazionale (-0,8% contro -1%). All’interno dell’area, il Friuli Venezia Giulia è la regione che ha mostrato il calo più marcato (-1,2%). Complessivamente le ore di CIG autorizzate nella regione fra gennaio e settembre 2009 sono aumentate di 2,9 volte su base annua (3,5x in Italia); se rapportate alle unità lavorative territoriali, risultano significativamente inferiori al dato nazionale.
Nel Friuli Venezia Giulia il settore dei servizi ha un peso sul valore aggiunto molto più elevato rispetto al Nord Est (71,3% vs 65,5%); l’incidenza dell’industria in senso stretto, invece, risulta inferiore (22,1% vs 25,8%) e più in linea con il dato nazionale (20,7%).
In termini di variazione del valore aggiunto regionale nel 2008, l’unico dato positivo proviene dal comparto agricolo, con una crescita a/a di oltre il 17%, la maggiore in assoluto in ambito nazionale. Le più recenti evidenze riferite al secondo trimestre 2009 mostrano però una marcata contrazione delle coltivazioni vegetali e dell’attività di allevamento, comune peraltro anche al resto della penisola, accompagnata anche da un calo significativo dei prezzi alla produzione; indicazioni confortanti solo dall’andamento della vendemmia 2009.
L’apertura al commercio estero del Nord Est e del Friuli è decisamente superiore alla media del territorio italiano. Tale grandezza (approssimata dal rapporto fra la somma di export ed import del territorio e l’ammontare annuo del PIL) sta comunque risentendo della crisi economica globale; peraltro il Friuli è l’unica regione del Nord Est che ha registrato un aumento dell’indice tra il 2007 e il 2008.
Negli ultimi anni, i flussi di export dal Friuli verso i paesi orientali di recente ingresso nella UE e verso la Croazia, già tradizionalmente sviluppati, hanno ulteriormente accresciuto il loro peso sul valore aggiunto; la quota regionale è sensibilmente superiore a quelle del Nord Est e dell’Italia.
I dati più recenti comunicati dall’ISTAT con riferimento al primo semestre 2009 evidenziano una rilevante flessione delle esportazioni italiane (-24,2% a/a); in particolare il Friuli ha mostrato un calo del -23,4% a/a, più marcato di quello registrato nel Triveneto (-20,9%) e principalmente imputabile ai prodotti della siderurgia, ai macchinari e apparecchi n.c.a., ai prodotti delle altre attività manifatturiere e ai mezzi di trasporto (in questa branca confluisce anche la cantieristica navale).
Il calo del PIL nel 2008 registrato dal Friuli, superiore alla media nazionale, e la tendenza, emersa negli anni più recenti, verso la progressiva riduzione del divario tra le variazioni su base annua del dato regionale e nazionale portano a stimare, sia per il Friuli che per l’Italia, una flessione intorno al -4,9% nel 2009, seguita nel 2010 da una lenta fase di ripresa (+0,4% circa). L’area del Nord Est dovrebbe far registrare risultati relativamente migliori (rispettivamente, -4,6% e +0,9%).