La mancanza di sostenibilità economica rende inutile ogni polemica
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di Lexdc
SIENA. Le dichiarazioni di principio, pro e contro l’aeroporto di Ampugnano, non hanno valore di essere in una società, se non in presenza della capacità gestionale di creare profitto e quindi di autosostenersi, che è tipica di ogni azienda industriale. Le motivazioni ambientaliste dovrebbero essere ovviamente salvaguardate dalla prassi normale di lavoro. Non ci dovrebbero essere nemmeno problemi di immagine: una struttura aeroportuale sta in piedi da sola, una volta esaurito il finanziamento di start up, oppure è un lusso che una comunità non può permettersi, e ben altri sono i servizi essenziali. Il Chianti, territorio storicamente disagiato nel campo dei trasporti, ha fatto il pieno di turisti anche nel 2012. Il problema non è stato fare arrivare gli ospiti, ma supportare la loro ridotta capacità di spesa dovuta alla crisi, che erode i margini di guadagno degli operatori.
Uno studio su quattro aeroporti italiani, Ancona, Perugia, Pescara e Rimini – quattro situazioni ben più favorite di Siena in questa materia in quanto si tratta di tre aeroporti regionali e di un aeroporto turistico -, dice che sono tutti e quattro in perdita. Con una componente pubblica di maggioranza assoluta che deve ricapitalizzare ogni anno. L’esempio più simile a Siena è Rimini, in quanto la città adriatica sconta la vicinanza di un aeroporto come Bologna e i flussi sono garantiti dal turismo. Nel 2011 Rimini ha visto sulla pista di atterraggio (dati Enac) 9.827 voli commerciali con 916.239 passeggeri di cui il 74% proveniente dall’estero; Siena appena 597 con 2070 passeggeri di cui il 52% proveniente dall’estero: meno di Siena solo Taranto, Aosta e Biella. Al contrario di Rimini la città del Palio non ha movimenti cargo (trasporto merci) da vantare. Rimini ha chiuso il bilancio 2011 con un passivo di 35 milioni di euro, ma ha la speranza che il turismo balneare proveniente dalla Russia e dai paesi emergenti cominci a dare soddisfazioni e quindi si ammortizzino gli onerosi investimenti effettuati. Siena non è stata compresa nel piano Passera dello scorso agosto; anzi, la chiusura di Ciampino in favore di Viterbo (mancano però i finanziamenti statali, ndr) mette in serie difficoltà anche la struttura di Grosseto, che peraltro ha vocazione più militar. La nuova provincia della Toscana Meridionale del prossimo anno avrà a disposizione due aeroporti con il relativo onere finanziario a proprio carico; ma quello del nuovo capoluogo è limitato dalla storica e strategica presenza dell’Aeronautica Militare, e dalla vicinanza della città laziale. Sarà giocoforza più semplice dotarsi di collegamenti veloci con Viterbo, attualmente inesistenti, mentre Siena continuerà a gravitare su Firenze e Pisa. Si può osservare che tanti anni di politica dei trasporti e di velleità localistiche, con milioni e milioni di euro gettati al vento e nelle tasche di inutili Consigli di amministrazione, non hanno spostato di una virgola l’essenza del problema.
Il sistema aeroportuale italiano è stato fino ad oggi ostaggio della politica locale che, insediatasi nella proprietà e nella gestione delle strutture (tutti gli aeroporti nazionali sono di proprietà pubblica), ha sempre opposto resistenza a una disciplina di regolamentazione del traffico aereo e del numero degli scali necessari. Non è un caso che il governo tecnico di Monti abbia agito contemporaneamente sia sul sistema aeroportuale che su quello delle province…