ASCIANO. E’ nato da un impulso spontaneo di centinaia di agricoltori toscani per salvaguardare gli interessi di una categoria a rischio, e adesso il Comitato Spontaneo Agricoltori e Allevatori Toscani e del Centro Italia, con sede ad Asciano, raccoglie migliaia di consensi anche altrove. Nelle riunioni in Toscana (Sansepolcro, Certaldo, Pontedera, Pisa…), in quelle dell’Umbria, dell’Abruzzo, dove, al parco della Maiella, erano presenti sindaci e assessori, e anche autorità della regione Molise, il Comitato ha preso ulteriormente forza.
Nato per difendere i diritti degli agricoltori contro il crollo dei prezzi come quelli del grano,del latte e della carne bovine il Comitato, presieduto dall’ascianese Giacinto Beninati, sta estendendo il suo lavoro a questioni di vario tipo, tutte di estrema importanza per salvaguardare il duro lavoro di tutti coloro, migliaia e migliaia di persone, che non solo producono quello che noi ogni giorno mangiamo, ma preservano e plasmano il paesaggio di una delle più belle zone del mondo.
In una recente riunione della Cia a Certaldo, la presenza del Comitato ha acceso il dibattito su grandi temi del mondo agricolo come le questioni burocratiche che complicano l’agricoltura ed aumentano i costi alle aziende, e molti altri temi essenziali in questo grave momento di crisi.
‘’Raccogliere consensi da parte di tante altre regioni del Centro Italia – ci dice il presidente Giacinto Beninati – ci ha spronato ulteriormente. In Molise vogliono fondare un comitato come il nostro, nelle Marche e in Abruzzo con il nostro aiuto, sono già sulla buona strada, produttori di cereali, di vino, allevatori che ogni giorno si scontrano con sistemi sempre più complicati e costosi quali i microchip imposti a tutti gli allevatori di ovini e caprini. E questo è solo uno dei problemi.’’
E’ il segretario del Comitato Alessia Farina, allevatrice, a spiegarci quanto sta accadendo dal 1 gennaio 2010 in questo settore. ‘’ Uno dei nostri grossi problemi è la burocrazia, le aziende agricole vengono equiparate alle industrie per lo smaltimento dei rifiuti e la sicurezza non tenendo conto del nostro fatturato…-Dice Alessia – Dal 1 gennaio è obbligatorio, per gli ovini e i caprini, il riconoscimento elettronico che può essere di due tipi: un microchip inserito in una barretta di plastica da applicare esternamente all'orecchio oppure sotto forma di bolo ruminale. In entrambi i casi serve un lettore come quelli vengono usati per i cani. Costo di ogni bolo dai 2 ai 3 euro . Lettore dalle 300 € in su. E ancora non è niente!! Serve la firma digitale (tesserina magnetica da inserire in apposito dispositivo da collegare al pc) per collegarci all'istituto zooprofilattico di Teramo sede della banca dati nazionale,dove poter caricare e scaricare gli animali morti, venduti, acquistati, ecc. dal registro on line. Noi siamo disposti a stare nelle regole ma le nostre associazioni, oltre che sfregarsi le mani pensando a quanto incasseranno fornendoci i servizi per il riconoscimento animale, cosa fanno? Hanno chiesto alla regione finanziamenti che ci permettano di metterci a norma? Hanno proposto alle regioni soluzioni che premino il nostro impegno?’’
E poi il Comitato si chiede ancora la funzione di tutti questi sistemi costosissimi. ‘’Tutta questa tecnologia a noi, a cosa serve? Quando i nostri animali arrivano al macello, quei dispositivi vengono tolti e al consumatore non arriva l'informazione sull'agnello che sta mangiando- continuano i rappresentanti del Comitato – Quindi per noi solo costi e tanto lavoro. A cosa serve la tracciabilità fatta in questo modo? O meglio a CHI serve? Già spendiamo migliaia di euro e ore di lavoro a tracciare il latte eppure nessuno ha mai visto l'indicazione di provenienza del latte sull'etichetta di qualche caciotta. Si scrive pecorino di…. ..e si specifica il luogo di produzione ma non l’origine del latte usato per produrlo. Forse perchè per la maggior parte arriva dall'estero spesso sotto forma di semilavorati. Un po' come per la pasta, simbolo dell'Italia ma fatta con prevalente grano estero! Bisogna capire se le associazioni hanno intenzione di iniziare a tutelare i nostri diritti o continuino ad essere solo società di servizi. E neanche delle migliori.
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