SIENA. Potrebbe sfociare in clamorose forme di protesta, nei prossimi giorni, il malcontento diffuso tra le migliaia di operatori del settore turistico e dei pubblici esercizi della Toscana e della provincia di Siena.
Un disappunto acceso dalla proposta di riforma della legge regionale sugli Agriturismi, approvata dalla Commissione Agricoltura del Consiglio regionale e rimessa prossimamente al voto finale dell’aula.
In essa si prevede che le strutture rurali possano somministrare pasti a chiunque, alla stregua di un qualsiasi pubblico esercizio, ma senza sottostare a tutti gli adempimenti igienico-sanitari cui questo è obbligato.
“Una alterazione macroscopica della concorrenza – secondo Maurizio Banchetti, Presidente Assoturismo Confesercenti per Siena e provincia – i consiglieri regionali spieghino per quale motivo un agriturismo non dovrebbe assicurare gli stessi standard di pulizia che sono richiesti ad un ristorante. E lo spieghino anche a tutti gli operatori del settore turistico, che vengono continuamente sollecitati ad offrire un servizio di qualità, ed ai quali ora cadranno le braccia pensando che un imprenditore agricolo potrà organizzare anche i pacchetti turistici”.
A tranquillizzare gli animi non contribuiscono le nuove dichiarazioni rilasciate ieri dal Presidente della Commissione regionale agricoltura, Aldo Manetti, secondo il quale negli agriturismi si potranno somministrare solo prodotti toscani, legati al principio della filiera corta: “con questa scusa agli agricoltori sono state già date sin troppe agevolazioni – aggiunge Banchetti – e poi anche il pesce è prodotto toscano: servirlo negli agriturismi del Chianti sarà filiera corta?”.
Ancora meno convincenti appaiono le rassicurazioni sulle autorizzazioni all’esercizio dell’attività: per avviare un agriturismo sarà sufficiente la Dichiarazione di inizio attività e conseguentemente, secondo Manetti, sarà necessario intensificare i controlli. Un compito arduo, secondo Confesercenti, visto che già adesso l’attività repressiva è complessa. “Il risultato rischia di essere una concorrenza selvaggia, con un decadimento progressivo della qualità dei servizi erogati, al cittadino come al turista. Uno stato di cose su cui dovrebbero meditare anche le associazioni dei consumatori”.