
ROMA. In una trasmissione sul primo canale Rai, Porta a Porta, andata in onda il 21 gennaio 2016, in piena crisi bancaria dopo che il governo, anticipando il bail- in, aveva espropriato, con il decreto del 22 novembre 2015, ben 130.000 famiglie di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, Cari Ferrara, con i dissesti ed i disastri provocati dall’omessa vigilanza a 210.000 azionisti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, con la più antica banca sull’orlo del crac per la scellerata gestione del credito e del risparmio, l’ex premier Matteo Renzi, nonostante un minimo di prudenza istituzionale e stringenti norme che regolano il market abuse, invitò il pubblico indistinto ad investire sui titoli del MPS.Come provato da un twitt pubblicato sulla pagina del MPS: @Matteorenzi: “Oggi la banca è risanata e investire è un affare”. Per approfondimenti: @sole24ore, @RaiPortaaPorta”. Data 22/1/16 ore 12,37.
Inutili i richiami di Adusbef e Federconsumatori alla prudenza ed alla richiesta di interventi sanzionatori della Consob per turbativa di mercato su una società quotata, che conta 155.000 azionisti, verso il premier Renzi e David Serra, che subito rilanciava di voler investire sui subordinati e sul debito senior. Mentre MPS ed un sistema bancario pieno di buchi spacciato per solido dalla narrazione ingannevole di Bankitalia, del governo e dell’Abi, come ancora oggi sostenuto dall’ineffabile presidente Antonio Patuelli (non osiamo immaginare se non fosse stato solido), andava a pezzi, il MPS bruciava completamente i due aumenti di capitali per 8 miliardi di euro effettuati tra il 2013 ed il 2015, sottoscritto da buona parte dei 155.000 azionisti, senza riuscire a coprire il buco-voragine, frutto di una gestione delinquenziale al riparo dei doverosi controlli di vigilanza, con Mario Draghi che da governatore di Bankitalia si è addirittura vantato di aver firmato due ispezioni, dopo il nullaosta ad acquistare Antonveneta ad un prezzo folle di 9 mld di euro. Per non parlare del ministro Padoan, che vaticinava il successo dell’aumento di capitale senza bisogno del piano B, o del governatore Visco, che garantiva sul futuro della banca, che si troverà nelle condizioni di aumentare i profitti, grazie anche ai costi più bassi ed alla sua capacità di essere competitiva in termini economici.