Chi sta comprando azioni MPS vorrà contare qualcosa nel nuovo azionarato

di Red
SIENA. L’uscita di Caltagirone dal Monte dei Paschi con le dimissioni e la discesa della partecipazione azionaria sotto quota 2% (con il conseguente contemporaneo ingresso nell’azionariato Unicredit), certifica che la partita della finanza nazionale non si gioca più a Siena. Una storia cominciata nell’aprile 2003 con l’acquisizione di Rocca Salimbeni della Banca Toscana, che aveva Caltagirone tra i suoi soci. L’illusione della “Grande Banca” portò poi all’acquisto di banca Antonveneta. Un istituto di credito pagato poco tempo prima dal Santander 6,6 miliardi fu “girato” a MPS per – come riportò nel 2008 Il Sole 24 Ore, 10,137 miliardi di euro – pur essendo stata scorporata Interbanca che gli spagnoli vendettero a GE. Un affare da leccarsi i baffi. Ma con tutta Antonveneta, Biverbanca e Agricola Mantovana oggi Siena ritorna a essere una banca regionale ed il sogno della grandeur del “Sistema Siena” si è infranto: per far vedere la realtà è bastato che il più grande dei piccoli soci se ne andasse. Non è che sia un gran boccone per il costruttore romano, che ridimensiona la sua presenza in Toscana accumulando grosse perdite: le azioni infatti erano in carico a un valore tra 0,80 e 1 euro, mentre nei giorni scorsi sono state vendute a 0,24 di media.
Consoliamoci così, si fa per dire, con i numeri della chiusura del mercato del giovedì: +5,18% a euro 0,3084 con il presidente della Fondazione Mancini a rifiatare, essendo il titolo ritornato in sicurezza dalla minaccia del covenant. Chissà quanto costeranno alla comunità senese i ringraziamenti alle banche creditrici che hanno aspettato e rinegoziato, invece di passare all’incasso nel mese di dicembre. Non ci faremo perciò impressionare negativamente se ci sarà una battuta d’arresto nella risalita del titolo: giovedì in Europa le prese di beneficio sono state all’ordine del giorno e se ciò accadesse anche alla Borsa di Milano del venerdì sarebbe una cosa abbastanza normale.
Lo spread tra BTp e Bund si è limato, ritornando a 410 punti base, che evidentemente è la cifra che desiderano gli operatori per acquistare i titoli di stato italiani. Non per nulla hanno fatto scalpore le dichiarazioni d’amore del finanziere George Soros “Attraversando un periodo di deflazione, un 6% sui titoli italiani a 10 anni rappresenta un ottimo rendimento, che non rimarrà più a questi livelli una volta che le cose si sistemeranno. Dunque credo che per speculare, sono un investimento molto interessante”.
L’ultima considerazione va al titolo MPS. Nonostante le forti vendite effettuate da Caltagirone, il titolo aumenta di valore: segno che qualcuno compra. Ora è possibile che prossimamente comparirà chi dovrà dichiarare di possedere più dei 2% di Monte di Paschi alla Consob, e che ci siano degli accordi. Non sappiamo se a Palazzo Pubblico e a Palazzo Sansedoni siano al corrente. Visto le vendite importanti di azioni che dovrà fare la Fondazione per rimborsare i debiti della scorsa estate, perdendo definitivamente la presa sull’istituto, sarebbe bene si preoccupassero della cosa.