di Augusto Mattioli
SIENA. Il progetto di unificazione dei comunisti avrà forza e gambe dal consenso che avranno nelle elezioni del 6 e 7 giugno.
L’ex ministro Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti Italiani ha concluso con questo appello la manifestazione di ieri sera in piazza Salimbeni a sostegno della lista comunista. “Vi chiedo – ha detto rivolto alle numerose persone che lo avevano ascoltato con interesse – se questo paese starà meglio o starà peggio se scompare la sinistra. Se pensate sia utile votateci e dateci una mano per far andare le persone a votare per noi. L’obiettivo del Pdl e del Pd è quello di annientare la sinistra, ha aggiunto, "ma noi non ci faremo annientare da nessuno”. Anche se “risalire la china sarà un percorso lungo, difficile, faticoso. Per cui c’è bisogno di militanza visto che noi non abbiamo né soldi né televisioni”.
Un finale che ha infiammato la piazza che, cantando Bandiera Rossa, ha circondato Diliberto come se fosse una star. Chiedendo, soprattutto i giovani che hanno chiesto anche foto e autografi.
Durissime le considerazioni dell’ex ministro, sollecitato anche dagli interventi di Fiorino Iantorno e Antonio Falcone, candidato dei Comunisti alla Provincia, su quella Italia “un paese imbarbarito”, lo ha definito, che si è formata con le televisioni di Berlusconi “che prima ha creato un pubblico televisivo e poi un partito in trasmissioni come il grande fratello, quelle della De Filippi, X factor o l’Isola dei famosi. Nel nostro paese si è sostanzialmente attuato il piano di Rinascita di Licio Gelli”. Altrettanto duro su quella che ha definito “la banda di malfattori” che sta affossando la scuola pubblica. E con il razzismo della Lega Nord che parla di autobus riservati per milanesi e per extracomunitari. E non sono mancate critiche a Di Pietro dell’Italia dei valori per la sua concezione della legalità e della sicurezza. Che per Diliberto “non è solo poter uscire di casa la sera ma avere piuttosto un lavoro, uno stipendio, una pensione adeguati. Di Pietro questi concetti non li capisce, sono lontani da lui”.
Non poteva mancare visto che i comunisti cercano le loro radici un riferimento ad Enrico Berlinguer, figura oggi dai più dimenticata, che già parlava, erano gli anni settanta, di questione morale. ”Un grande dirigente comunista”, ha detto Dilberto tra gli applausi.
SIENA. Il progetto di unificazione dei comunisti avrà forza e gambe dal consenso che avranno nelle elezioni del 6 e 7 giugno.
L’ex ministro Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti Italiani ha concluso con questo appello la manifestazione di ieri sera in piazza Salimbeni a sostegno della lista comunista. “Vi chiedo – ha detto rivolto alle numerose persone che lo avevano ascoltato con interesse – se questo paese starà meglio o starà peggio se scompare la sinistra. Se pensate sia utile votateci e dateci una mano per far andare le persone a votare per noi. L’obiettivo del Pdl e del Pd è quello di annientare la sinistra, ha aggiunto, "ma noi non ci faremo annientare da nessuno”. Anche se “risalire la china sarà un percorso lungo, difficile, faticoso. Per cui c’è bisogno di militanza visto che noi non abbiamo né soldi né televisioni”.
Un finale che ha infiammato la piazza che, cantando Bandiera Rossa, ha circondato Diliberto come se fosse una star. Chiedendo, soprattutto i giovani che hanno chiesto anche foto e autografi.
Durissime le considerazioni dell’ex ministro, sollecitato anche dagli interventi di Fiorino Iantorno e Antonio Falcone, candidato dei Comunisti alla Provincia, su quella Italia “un paese imbarbarito”, lo ha definito, che si è formata con le televisioni di Berlusconi “che prima ha creato un pubblico televisivo e poi un partito in trasmissioni come il grande fratello, quelle della De Filippi, X factor o l’Isola dei famosi. Nel nostro paese si è sostanzialmente attuato il piano di Rinascita di Licio Gelli”. Altrettanto duro su quella che ha definito “la banda di malfattori” che sta affossando la scuola pubblica. E con il razzismo della Lega Nord che parla di autobus riservati per milanesi e per extracomunitari. E non sono mancate critiche a Di Pietro dell’Italia dei valori per la sua concezione della legalità e della sicurezza. Che per Diliberto “non è solo poter uscire di casa la sera ma avere piuttosto un lavoro, uno stipendio, una pensione adeguati. Di Pietro questi concetti non li capisce, sono lontani da lui”.
Non poteva mancare visto che i comunisti cercano le loro radici un riferimento ad Enrico Berlinguer, figura oggi dai più dimenticata, che già parlava, erano gli anni settanta, di questione morale. ”Un grande dirigente comunista”, ha detto Dilberto tra gli applausi.