Il 31 agosto si riunisce il cda dell'azienda
FIRENZE. Il 31 agosto è in programma la riunione del Cda di Sei Toscana per l’approvazione del nuovo piano industriale. A ridosso di quest’importante appuntamento ci troviamo dinanzi a uno scenario tutt’altro che rassicurante.
Tariffe salate, servizio pessimo. “Il gestore – spiega il consigliere regionale del M5S, Giacomo Giannarelli – ha un contratto fino al 2034, con un appalto da circa 3,5 miliardi di euro, scarica ogni costo facendo lievitare le tariffe imposte ai cittadini, opera in condizioni di monopolio e non deve affrontare alcun rischio d’impresa. Eppure Sei è riuscita a maturare un disavanzo di circa 4,5 milioni. Ci domandiamo come sia possibile e vorremmo che i vertici della società spiegassero questo disastro ai cittadini”.
Anche sulla linea da seguire nelle scelte aziendali qualcosa non quadra. Il M5S chiede al gestore che ha in carico il servizio integrato dei rifiuti nelle province di Siena, Arezzo e Grosseto un cambio di direzione rispetto al percorso intrapreso.
Scelte inopportune. “Le parole dell’Ad Marco Mairaghi riguardo la necessità di puntare sui cassonetti cosiddetti intelligenti a discapito di un investimento sulla raccolta dei rifiuti porta a porta – prosegue Giannarelli – ci hanno lasciati basiti: non solo si tratta di un errore madornale, così come ampiamente dimostrato dai numeri legati a costi e risultati, ma non è neppure lontanamente nelle competenze del gestore che dovrebbe limitarsi a svolgere il proprio compito senza interferire su scelte che invece sono di completo appannaggio delle istituzioni e degli organi preposti. Sindaci sino a oggi troppo silenti. Stessa linea adottata da Ato, realtà che avrebbe dovuto sin da subito rivendicare il proprio ruolo di ente regolatore e controllore del servizio. In compenso, nel corso degli anni, sono stati sempre bene attivi i partiti, con manovre sotto traccia e politici passati di poltrona in poltrona, personaggi riciclati in un sistema che non si è curato di un servizio che diveniva sempre più costoso e inefficiente”.
Nodo lavoratori. Resta inoltre aperto il fronte a tutela dei lavoratori.
“La politica contrattuale del gestore dei rifiuti fatta di blocchi, licenziamenti e concrete possibilità di dover subire variazioni di stipendio al ribasso – sottolinea il deputato del M5S, Luca Migliorino – è contraria ai principi di buonsenso imposti dal decreto Dignità. Atto che è stato strumentalizzato da chi aveva la sola intenzione di penalizzare i lavoratori scaricando la responsabilità dell’accaduto sul governo. Un modo di fare che mortifica la vita di centinaia di famiglie e che non può più essere tollerato”. Inoltre, il ventilato passaggio di alcuni lavoratori sotto la gestione delle coop sociali ha in sé ampi limiti oggettivi. “Le attività che possono essere svolte dalle coop – spiega l’avvocato Donella Bonciani – sono molte. Tuttavia, l’oggetto di un’eventuale convenzione sembra non poter essere costituito dall’esecuzione di lavori pubblici, né dalla gestione di servizi pubblici locali di rilevanza economica. Così come indicato dalla delibera 32 dell’Autorità nazionale anticorruzione”.
La proposta. La soluzione al caos rifiuti c’è. E il Movimento 5 stelle lo dice da anni: “Occorre – conclude Giannarelli – dar vita a un nuovo piano regionale che superi gli interessi dei proprietari d’inceneritori e discariche, attribuendo ai comuni solo le funzioni di raccolta e spazzamento con un controllo diretto dei cittadini”.