La banca deve garantire ai mercati utili consistenti per remunerare i Co.co.bond
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Un altro +3,08% in Borsa non deve trarre in inganno e far tirare sospiri di sollievo: il valore dell’azione MPS è ancorato ad appena 0,204 euro e le pressioni di volatilità sono enormi, visto che i mercati vogliono indovinare dove andrà a parare Viola con il piano industriale che verrà svelato martedì. La paura è che possa venire annunciato l’aumento di capitale che nessuno vuole. La volontà del Cda è che l’insieme delle mezze misure possa raggiungere l’approvazione dell’Eba. La speranza dei mercati è un drastica diminuzione del personale nell’ordine del 10-15% di esuberi che, come è noto, aumenta le aspettative di remunerazione del capitale investito.
Nel piano cessioni il risultato concreto dovrebbe venire solo dalla vendita Biverbanca, che diventerà un affare tutto piemontese: un po’ poco per arrivare al miliardo che manca per completare il buffer da 3,267 miliardi. La vendita degli sportelli Antonveneta si è rivelata un’iniziativa stantia. Un po’ per la difficoltà di chiunque a tirar fuori soldi freschi e in contanti; un po’, come si è visto nel rapporto Abi, dopo anni di incremento (99-2008) gli istituti stanno riducendo il numero delle filiali. I clienti, grazie ad Internet e ai pagamenti digitali, frequentano meno le banche e dal 2000 ad oggi si sono persi 35mila posti di lavoro. E altri se ne devono perdere perché la gestione complessiva delle filiali, nonostante la raccolta per sportello sia salita a 54 milioni di media, è negativa. La svalutazione dei crediti verso la clientela viaggia intorno al 20% dei ricavi: insostenibile.
Il silenzio di Viola – manifestato dall’aver troncato i rapporti col sindacato – fa temere che presto verranno annunciati tagli al personale nell’ordine di 3500 esuberi. Come, ancora non si sa, ma sempre sulla falsariga dell’azione realizzata da Intesa S. Paolo, negli ultimi tempi, laboratorio di tutte le novità arrivate nel mondo bancario. Già dal 19 giugno le organizzazioni sindacali hanno organizzato uno sciopero per il 2 luglio contro la direzione aziendale del gruppo Intesa, che non parla col sindacato e disdetta gli accordi economici e di riduzione controllata dei dipendenti.
E infatti, negli ultimi comunicati, anche le sigle sindacali interne a MPS hanno alzato il tiro e la voce, sperando di non essersi accorti troppo tardi anche qui che i tempi delle concertazioni sono finiti. Tanto da richiedere a gran voce che perfino il vituperato Mancini ritorni a un ruolo attivo nei confronti del CdA di Rocca Salimbeni. E intanto i dipendenti tremano…
Ma Profumo e Viola devono andare giù duro, avendo fatto la scelta tout-court di emettere titoli alternativi alla ricapitalizzazione e dovendo convincere i mercati a mettere mano al portafoglio per sottoscrivere Co.co.bond rischiosi ma remunerativi. La crisi finanziaria di MPS parte da errori politici e di governance espressione della politica, che i soggetti che l’hanno provocata non vogliono risolvere con le stesse armi. In effetti, quando i nostri ministri dell’economia hanno dichiarato che le banche italiane erano le uniche in Europa a non aver avuto accesso agli aiuti di Stato, hanno detto verità.
Apprezzabili, certamente non dai lavoratori MPS che devono subire le conseguenze delle cattive iniziative industriali della loro vecchia dirigenza che, incurante di indagini e avvisi di garanzia, continua a fare il bello e cattivo tempo nell’establishment bancario, o a godersi liquidazioni e prebende d’oro, o a riciclarsi in nuove carriere politiche.