SIENA. Sarà importante conoscere i motivi con i quali il supervisory board della vigilanza, Daniele Nouy, avrebbe rigettato, malgrado le smentite Mps, la richiesta di prorogare di poco più di 4 settimane la realizzazione dell’aumento di capitale. Sarebbe l’ennesima cervellotica decisione della vigilanza. Naturalmente ciò non significa dimenticare la responsabilità del nostro governo di centro destra guuidato dal ”massacrato” dal no, Renzi.
I lavoratori della banca affermano: “se la decisione della Bce venisse confermata saremmo di fronte a una posizione irresponsabile, folle, arrogante perché sono in ballo i destini di 26.000 dipendenti e delle loro famiglie e di oltre 5 milioni di clienti”. Noi di Sel da 4 anni (con ben 8 documenti consegnati alla stampa locale e nazionale) e una interrogazione dei nostri parlamentari alla Camera nella persona di Giovanni Paglia, nostro deputato, chiediamo che ci sia un intervento dello stato per nazionalizzare la banca, almeno in via temporanea per circa 2 anni, per togliere armi alla speculazione finanziaria.
In questo momento il Monte ha un bilancio in attivo, per cui non versa nelle condizioni di chiedere una liquidazione. C’è da fronteggiare la eventuale svalutazione delle sofferenze pari a 27 miliardi di euro, che è stato deciso di cedere sul mercato. Avrebbero potuto essere confinate in una bad bank e gestite nel lungo periodo, cercando una soluzione di risanamento anziché di liquidazione. Il piano di ricapitalizzazione sul mercato, non ha fatto passi avanti e sembra essersi quasi arenato. Occorre allora restituire certezza agli investitori e agli obbligazionisti con un intervento dello stato precauzionale.
Il Tesoro è già azionista del Mps, con il 4% , ed è giusto che intervenga proteggendo la banca e se stesso. La Germania con la banca Hsh Nordbank l’ha fatto, come lo hanno fatto in Spagna e Francia e Irlanda. Il Tesoro ha già commesso un grave errore, accettando di incassare il rimborso in contanti dei Tremonti/Monti bond che erano stati concessi per sostenere il Mps in difficoltà. Ma con una mano ha dato, ma con due ha preso considerando i lauti interessi (quasi da strozzinaggio), cui il prestito era stato subordinato. Ora non deve chiudere ancora occhi, orecchie e bocca come ha fatto l’estate scorsa quando sul Monte pendeva già la spada di Damocle di una maxi aumento e il governo scelse di interrompere la trattativa con Bruxelles e di privilegiare una soluzione privata.
Il governo mai ha voluto sentir parlare di nazionalizzazione della banca di Siena, perché Renzi ha una visione fanaticamente liberista dell’economia. Tanto che si è rivolto agli amici americani nella persona di Jamie Dimon, capo della JP Morgan che lo ha spalleggiato anche nella campagna del sì al referendum portandolo però a una sconfitta storica. Si era messa in campo una cordata di banche ma si è visto che nella sostanza si trattava di propaganda pre -referendum e infatti il 5 dicembre il tavolo è saltato.
A questo punto è inevitabile, lo ribadiamo ancora una volta, che occorre arrivare all’annuncio di un provvedimento pubblico nel capitale. Un intervento pubblico anche nell’ambito di un disegno strategico che punti con la nazionalizzazione del mps anche a diventare il perno di una nuova politica del credito, concentrata sul sostegno alle piccole e medie imprese, sull’incremento della occupazione, sulla crescita degli investimenti pubblici e dell’innovazione tecnologica, con una forte spinta anche alla “econonomia verde”.
Rolando Rosa, coordinatore Circolo Sel Siena