Accordi su accordi: ma il Fondo di Solidarietà non può funzionare senza i decreti ...
![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/1342194417111.jpg)
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Prima della farraginosa e inconcludente riforma Fornero erano ben 10mila i dipendenti bancari in Italia che dovevano andare in pensione con gli accordi collettivi entro il 2015, con sollievo per istituti di credito e sindacati. Adesso sono bloccati al lavoro e a loro si aggiungono altri 5/6mila esuberi a livello nazionale che saranno licenziati. E brutalmente. Finito il mito del posto in banca, se ancora qualcuno abbia voglia di crederci. Benchè sia stata sottoscritta un anno fa la riforma del Fondo di solidarietà tra banche e sindacati, non è arrivata la necessaria definizione dei decreti governativi; percorsi di solidarietà, appunto, patto generazionale per consentire i risparmi alle aziende senza procedere alle espulsioni: non sono stati dotati dei necessari fondi. D’altra parte, il settore del credito, schiacciato dalla crisi, con la raccolta in calo così come i prestiti a famiglie e imprese, deve ristrutturare: per i dipendenti significa quindi stipendi più bassi, trasferimenti a sedi lontane e soprattutto tagli al personale. E un numero crescente di nuovi esodati, in un settore che non ha possibilità di sfruttare la cassa integrazione.
Già il comitato esecutivo dell’Abi riunito il 4 luglio scorso aveva avvertito la necessità di far attivare quanto prima questi strumenti innovativi di solidarietà espansiva e difensiva che così non possono essere usati. Purtroppo la riforma Fornero, ministro che aveva indicato il fondo di Solidarietà come “modello per tutti i settori privi di cassa integrazione”, ha affossato il fondo perché la riforma prevede che per godere dei requisiti previdenziali previgenti con i vecchi criteri si deve obbligatoriamente passare dai 60 ai 62 anni di età: insostenibile. Con conseguente fallimento anche del piano per creare nuova occupazione giovanile: tutto quello che è stato pensato e sottoscritto è rimasto lettera morta, nessuno ha vigilato né ha allertato i lavoratori.
Giuseppe Gallo, segretario generale Fiba Cisl, ha ricordato che dal 2000 ad oggi ben 40.000 lavoratori del settore, su base volontaria, sono stati avviati con questo fondo al prepensionamento, consentendo alle banche di ristrutturarsi in condizioni di equilibrio sociale.
Secondo lo schema messo a punto da Il Sole 24 Ore, ecco gli esuberi istituto per istituto.
Intesa SanPaolo: riduzione del costo del lavoro dell’ordine di 250 milioni di euro: verranno utilizzati tutti gli strumenti legislativi a disposizione, per cui è difficile quantificare la cifra esatta degli esuberi. Si sa, però, che verranno chiuse 1000 filiali rispetto alle 5600 adesso attive.
Monte dei Paschi di Siena: chiusura di 400 filiali e la sostanziale disdetta del contratto integrativo, con taglio di 4600 addetti. Unicredit: 1800 i lavoratori in uscita bloccati dalla riforma Fornero; per razionalizzare ci si affida a un piano di “insourcing”, cioè la banca riporta in casa le attività prima affidate a un fornitore esterno.
Gruppo Ubi: indiscrezioni raccontano di un piano industriale che prevede il taglio del 10% del personale.
Banca Popolare di Milano: circa 7/800, si aspetta il 24 luglio per l’ufficializzazione del progetto.
Popolare di Bari: 250 esuberi su 2mila dipendenti ma si sta già trattando su riduzione del salario e contratti di solidarietà.
Credito Valtellinese: taglio del 5% del costo del lavoro, con licenziamento di 150 addetti su 4.400.
BNL: conta 370 esuberi, Banca Etruria 200, Veneto Banca 246, Ing Bank 26, BBVA 60, Deutsche Bank 30.
Si annuncia una stagione di scioperi importanti e conflittuali, visto che la dirigenza degli istituti di credito vuole approfittare del vuoto normativo per non negoziare e procedere ai licenziamenti senza attendere oltre. I sindacati di Mps hanno già indetto il prossimo per il 27 luglio…