SIENA. Con quattro co-produzioni, quattro prime nazionali e una prima regionale, mai come quest'anno Voci di Fonte persegue una vocazione di festival attento alle novità della scena contemporanea, confermando laLut quale centro di produzione attento alla contemporaneità e ai processi creativi nazionali e internazionali.
La sesta edizione del festival continua con il Premio Scrittura di Scena Lia Lapini, domani (24 giugno) dalle ore 11 alle ore 18 presso la Sala Lia Lapini (via Aretina – 32), dove i membri della Commissione (operatori, critici e organizzatori italiani) giudicheranno i quattro progetti finalisti di quest'anno. Le compagnie Babalush e Capesante, Isola Teatro, Murmuris e Sutta Scupa concorreranno per aggiudicarsi un premio di produzione di scena, finalizzato alla realizzazione di nuovi spettacoli, che Voci di Fonte si impegna a sostenere per un anno durante il percorso produttivo (dalla selezione al debutto).
Alle ore 21.15 il Festival si trasferisce nel teatro dei Rinnovati, recentemente restaurato, dove la Cooperativa Gimnástica México – Polaca Hernán Cortes, un connubio messicano/polacco di danzatori e attori, metterà in scena il sensuale e ipnotico "Who laughs at my fears" (Chi ride delle mie paure). Lo spettacolo è "rubato" alle lezioni del ginnasta Hernan Cortes, una sorta di diario frutto dell'incontro tra il Teatro Cinema of Poland e la compagnia messicana diplomatasi al Teatro del Cuerpo.
Il luogo dell'azione è una sala da ballo, dove i sette attori sono intrappolati nelle loro creazioni e condannati a ripeterle nella maniera esatta in cui sono state concepite.
Le otto idee che stanno dietro agli esercizi rappresentati dai danzatori illustrano otto concetti chiave: il tango, l'infanzia, dimostrare, emigrare, la favola, avere un'auto, l'amore, il suicidio. I protagonisti in scena dovranno ricorrere alla memoria per riportare in vita le ragioni e le sensazioni di ciò che hanno creato. Sarà solo questo il modo per raggiungere il loro scopo: mettere un freno alle loro paure. La combinazione di queste sette mappe forma una polifonia spaziale che crea diverse immagini simultaneamente.
È una polifonia caotica che si sposta dal particolare all'universale. "Che cosa vogliono dirmi?", questa la domanda ricorrente. La risposta sta in ciascun individuo nel pubblico, poiché la compresenza di tanti piani d'azione gira questa domanda al singolo spettatore. Ma la vera domanda ricorrente resta sempre: "chi ride delle mie paure?".
La sesta edizione del festival continua con il Premio Scrittura di Scena Lia Lapini, domani (24 giugno) dalle ore 11 alle ore 18 presso la Sala Lia Lapini (via Aretina – 32), dove i membri della Commissione (operatori, critici e organizzatori italiani) giudicheranno i quattro progetti finalisti di quest'anno. Le compagnie Babalush e Capesante, Isola Teatro, Murmuris e Sutta Scupa concorreranno per aggiudicarsi un premio di produzione di scena, finalizzato alla realizzazione di nuovi spettacoli, che Voci di Fonte si impegna a sostenere per un anno durante il percorso produttivo (dalla selezione al debutto).
Alle ore 21.15 il Festival si trasferisce nel teatro dei Rinnovati, recentemente restaurato, dove la Cooperativa Gimnástica México – Polaca Hernán Cortes, un connubio messicano/polacco di danzatori e attori, metterà in scena il sensuale e ipnotico "Who laughs at my fears" (Chi ride delle mie paure). Lo spettacolo è "rubato" alle lezioni del ginnasta Hernan Cortes, una sorta di diario frutto dell'incontro tra il Teatro Cinema of Poland e la compagnia messicana diplomatasi al Teatro del Cuerpo.
Il luogo dell'azione è una sala da ballo, dove i sette attori sono intrappolati nelle loro creazioni e condannati a ripeterle nella maniera esatta in cui sono state concepite.
Le otto idee che stanno dietro agli esercizi rappresentati dai danzatori illustrano otto concetti chiave: il tango, l'infanzia, dimostrare, emigrare, la favola, avere un'auto, l'amore, il suicidio. I protagonisti in scena dovranno ricorrere alla memoria per riportare in vita le ragioni e le sensazioni di ciò che hanno creato. Sarà solo questo il modo per raggiungere il loro scopo: mettere un freno alle loro paure. La combinazione di queste sette mappe forma una polifonia spaziale che crea diverse immagini simultaneamente.
È una polifonia caotica che si sposta dal particolare all'universale. "Che cosa vogliono dirmi?", questa la domanda ricorrente. La risposta sta in ciascun individuo nel pubblico, poiché la compresenza di tanti piani d'azione gira questa domanda al singolo spettatore. Ma la vera domanda ricorrente resta sempre: "chi ride delle mie paure?".