Il film racconta la situazione sociale dei paesi arabi
di Paola Dei
VENEZIA. Ghesseha, ovvero Tales, semplicemente Storie, di Rakhsgan Banietemad in Concorso Venezia 71, è stato proiettato questa mattina alla Sala Darsena del Lido.
Denso di pìetas, senza pruderie o sentimentalismi, crudo nella sua disarmante sincerità, ci racconta la situazione sociale dei paesi arabi che si estende universalmente a tutti i paesi del mondo nel mostrare difficoltà quotidiane nelle quali restano però, come unici sprazzi di luce, attimi di vero sentimento raccontati con l’occhio di un donna. Questa è la novità che traccia la linea di demarcazione fra ciò che rientra nel già visto, ma mai abbastanza mostrato, e ciò che rientra invece nell’innovativo. Personaggi che non hanno voce, gli invisibili, tornano a parlare sotto lo sguardo di R. Banietemad e che conoscendosi intessono storie fra di sé scambiandosi sentimenti, gioie, dolori e condividendo le loro vite scoprendo la solidarietà, aperta e possibile solo a chi è disposto a denudarsi e mettere in gioco il proprio vero sé.
Storie di vite semplici, situazioni di vita e inquadrature che nulla lasciano al caso: una madre coraggio che tenta in ogni modo di salvaguardare la vita dei propri figli, una moglie sfigurata dal marito che trova finalmente il coraggio di lasciarlo, un anziano che non riesce ad essere rimborsato per una costosa operazione che ha dovuto affrontare, ed accanto a loro centri di solidarietà che portano un seme di quella coscienza che sembra sommersa da arrivismo, giochi di potere, sfruttamento, dove troppi bambini malati stanno pagando le conseguenze di quelle che la regista definisce: “decisioni internazionali”. Arriva a questo punto una richiesta rivolta a Papa Francesco affinché a tutti i bambini iraniani arrivino cure per malattie che hanno possibilità di farli stare meglio. Storie che si dipanano, si intrecciano, si sfiorano, e che, come sostiene la stessa regista nella conferenza stampa, costituiscono la struttura del Film raccontando gioie, dolori, emozioni, ciò che caratterizza la nostra vita reale.
“Le difficoltà sono state molte, le stesse che si presentano ogni volta che si gira un film, ma la gioia dell’averlo realizzato è stata superiore dopo e non voglio parlare delle difficoltà” sostiene la regista stessa e continua mettendo in evidenza come tutti i progressi femminili che si sono verificati nella loro cultura sono da attribuire alla forza della donna iraniana che si concentra in un solo termine: resistenza, cosa che in ogni situazione del vita la rende comunque vincente.
Un bella testimonianza che insieme al Film rende l’opera un documento sociale di grande impatto emotivo. Da non dimenticare poi che è stato realizzato in soli 17 giorni.