Un film per riflettere e interrogarsi sull'animo umano
di Paola Dei
SIENA. Una fantastica Meryl Streep nei panni di una madre drogata di pillole in mezzo ad altre tre grandi attrici nei panni delle figlie. Barbara è Julia Roberts, al meglio delle sue interpretazioni. In arrivo nelle sale italiane dal 30 gennaio 2014, il film drammatico di John Wells tratto dall’opera teatrale di Tracy Letts, noto sceneggiatore di “Bug La paranoia è contagiosa” e “Killer Joe” di William Friedkin. Fulcro dell’opera sono i segreti di una famiglia che si disvelano a grappolo nelle sequenze della pellicola che mostra senza sconti il confine fra l’aridità umana e gli affetti più cari.
Nelle campagne dell’Oklahoma, una coppia di sposi non più giovanissimi sopravvive ai difetti dell’altro in virtù di un patto in base al quale l’uno può bere se accetta che l’altra viva di pastiglie. In mezzo a questo ménage arriva Johnna, una sorta di collaboratrice domestica che ha soprattutto il compito di occuparsi di Violet alias Meryl Streep, malata di cancro alla bocca. Poco tempo dopo l’assunzione di Johnna, il padre, l’anziano poeta Beverly, sparisce e Violet si ritrova nella sua casa con la famiglia al completo: tre figlie con i loro amori, alcuni alla luce del sole, altri segreti, la sorella con consorte e figlio. Colpi di scena, verità scomode si susseguono fino alla fine del film dove sembra che Beverly, con la sensibilità del poeta, avesse già previsto la conclusione.
“Mia madre era stronza e cattiva, devo aver preso da lei….”, sostiene Violet che in mezzo ai suoi presunti deficit cognitivi, mostra delle intuizioni che appaiono tutt’altro che deficitarie.
Imbattibile nel suo vivere al confine fra l’essere arida e dura in alcuni momenti e invece tenera e dolce in altri, scontrosa e affettuosa, opportuna e totalmente mancante di sensibilità allo stesso tempo.Sua anche la frase: ” Tuo padre sapeva che io sapevo ma non ne abbiamo mai parlato, ho scelto di essere superiore….”.
Una pellicola coinvolgente, dove Julia Roberts sembra sempre sul punti di spezzarsi tanto è tesa e contesa da due diversi desideri rispetto alla sua vita che la tengono in continuo conflitto. “Certa gente riesce a convincersi di amare anche una pietra…”, sostiene in una delle scene più intense del film che, con un’altra modalità narrativa, ricorda le commedie di Monicelli, “Caro Michele”, “Speriamo che sia femmina”, “Parenti serpenti” ed è senza dubbio una pellicola da non perdere per riflettere, interrogarsi sull’animo umano e forse trovare anche qualche risposta.