Uno spettacolo ad opera di Francesco Chiantese; nella finzione scenica è morto l'ultimo partigiano
GAN GIMIGNANO/COLLE DI VAL D’ELSA. Requiem Popolare, ballate per la memoria. Una messa requiem per la democrazia. Doppio appuntamento con il teatro tra Colle di Val d’Elsa (24 aprile- Stanze della Memoria ore 21,30) e San Gimignano (25 aprile Sala della cultura ore 21,30). Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria (numero limitatissimo di posti)
Risulterà decisamente attuale, visto il clima politico di questi giorni, lo spettacolo “Requiem Popolare” che Officine d’Elsa ripropone in una versione del tutto inedita ad opera di Francesco Chiantese, Maurizio Costantini ed in dialogo con Erika Cherubini, Sergio Trotta, e Francesco Cacciante; chi vi prenderà parte, con il ruolo di “pubblico” si troverà a concelebrare assieme agli attori una messa funebre. Chi è morto? Nella finzione scenica è morto “l’ultimo partigiano” l’ultimo di quegli uomini che han saputo fondere questione privata a questione sociale. Simbolicamente, quindi, si fa il funerale alla partecipazione popolare, quella vera, quella in cui ci si sporca le mani, ed in pratica si canta requiem alla democrazia.
“E’ uno spettacolo nato oramai diversi anni fa, non voglio che si pensi che sia “attuale” è semplicistico, riduttivo, non fa paura invece dobbiamo averne e molta…” afferma Francesco Chiantese “…i tempi che viviamo sono il fiore (il frutto, ahinoi, ha da venire) di cui qualche anno fa si poteva intravedere il seme…e credo sia questo il ruolo degli artisti e degli intellettuali, vedere i semi delle cose e denunciarli, mostrare alla gente che il re è nudo…e fermarsi lì, i capopopolo non li ho mai sopportati…il nostro è un lavoro che ha a che fare con la creazione, per cui troppo spesso si rischia di sentirsi dio…” – il riferimento, ovviamente, va anche qui all’attualità politica – “Requiem popolare nasce da un incontro casuale con il partigiano Bulow (Arrigo Boldrini n.d.r.) pochi mesi prima che morisse; la preoccupazione reciproca che venne fuori da quel dialogo è legata alla mia generazione, e temo a quella successiva, ed alla loro incapacità di generare eresie, di far nascere una nuova visione del mondo, della società, della morale. E’ una generazione che non ha ucciso (simbolicamente) i propri padri ma che neppure ne ha seguito le orme…è una generazione che si è abbandonata, si è lasciata sola, si è legata al passato ha eretto a mito donne ed uomini che non ha conosciuto, idealizzato epoche non vissute”.
Lo spettacolo è dedicato a ‘Tzigari, una figura particolarissima, uno dei pochi conosciuti (gli sconosciuti furono tantissimi) partigiano di origine Romanì (‘Tzigari sta per “zingaro”) morto durante la resistenza italiana per difendere uno stato, quello italiano, a cui non apparteneva ed a cui non sarebbero mai appartenuti i suoi figli; in questa dedica leggiamo una ben precisa idea politica del teatro che sta accompagnando i passi di “Officine d’Elsa” nella valle da cui prende nome il gruppo. Espressioni come “Baratto culturale” e “dialogo col territorio” sono diventati consuetudine quando si parla di loro. Nati dall’esperienza decennale di Francesco Chiantese alla guida del Teatro Urgente, nonostante da due anni siano una presenza costante sul territorio, con la formazione, le performance, l’organizzazione di eventi, e tantissimi micro appuntamenti, è la prima volta che presentano al pubblico il frutto della loro ricerca teratrale.
“Per anni ci è stato detto dagli operatori culturali che in provincia non ha senso portare la ricerca teatrale, i nuovi linguaggi, che questi territori sono adatti solo al teatro tradizionale, agli stornelli, all’ottava, al bruscello (tutte esperienze fondamentali di cui siamo figli)…o peggio…ci dicevano che bisognava lavorare ad un teatro “per tutti” intendendo con “per tutti” un teatro che assomigli sempre di più al peggio della nostra televisione…stupidaggini che fortunatamente esperienze coraggiose come quelle de “I Macelli” di Certaldo stanno smantellando…” leggiamo in un post sul sito del gruppo www.officinedelsa.eu.
Dato il numero limitatissimo di posti (lo spettacolo è per un massimo di trenta persone) è necessario prenotare, nonostante l’ingresso sia gratuito, se non si vuole perdere l’occasione di incontrare il lavoro di questo gruppo che promette di fare “teatro popolare” nel senso vero della parola, nel senso di un teatro “fruibile da chiunque voglia prestarci la propria attenzione, senza che la sua cultura, la sua religione, la sua lingua siano un problema per la comprensione”.
Lo spettacolo è patrocinato da ANPI, Università degli Studi di Siena, Regione Toscana, Comuni di Colle di Val d’Elsa e San Gimignano.
Informazioni al sito www.officinedelsa.eu