POGGIBONSI. Sarà a Poggibonsi Silvia Avallone, la giovane scrittrice selezionata tra i tre finalisti per il Premio Strega 2010 per la sua opera prima “Acciaio” (Rizzoli 2010), caso editoriale dell’anno con buonissimi riscontri della critica e da oltre due mesi ai primi dieci posti nelle classifiche di vendita.
La scrittrice sarà al teatro Politeama venerdì (9 aprile) alle 17,45 nell’ambito di una iniziativa realizzata dal Comune e dall'associazione Nausika con la collaborazione del Centro Pari Opportunità della Valdelsa.
L'incontro, preludio al Festival Narrazioni che si svolgerà dal 2 al 4 luglio, prevede l'introduzione e il coordinamento di Federico Batini (Associazione Nausika) nonché interventi e intrusioni di Sara Marzullo, Elisa Tozzetti, Silvia Funaioli, Claudia Corti.
Silvia Avallone, nata a Biella nel 1984, studia filosofia presso l'Università di Bologna, dove attualmente risiede. Sue poesie sono apparse sulla rivista ClanDestino. Ha ideato e diretto il festival di poesia “Parole di sassi e di vento” e ha curato e condotto diverse trasmissioni radiofoniche di poesia e musica italiana.
Il libro “Acciaio”
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.
Hanno detto del libro:
Silvia Avallone ci regala un pezzo della disgraziata vera Italia di oggi (Maria Grazia Palieri, “l’Unità”)
Fin dalla prima immagine, c' è un vigore raro nel romanzo d'esordio della venticinquenne Silvia Avallone, Acciaio (Ida Bozzi, “Corriere della Sera”)
Avallone narra in questo efficace esordio il bene e il meno bene di un ambiente operaio chiuso, e l’amicizia di Francesca e Silvia, piccole donne che crescono tra maschi normalmente dominatori e avvertono il declino della loro classe di appartenenza (Goffredo Fofi, "l'Internazionale")
Un capolavoro di scrittura: bellissimo e crudele (Caterina Soffici, "il Riformista")
Sotto la torre nera e minacciosa del «mitico» Afo 4, il quarto altoforno, in cui a 1538 gradi fonde il metallo, ecco dunque il buon esordio di un romanzo capace di tenere insieme – nella deriva o nel dramma di molte vite – il filo di una speranza che sprigiona da due esistenze forse destinate a combaciare. (Giovanni Tesio, “La Stampa”)