SIENA. ‘’Forse s’avess’io l’ale / Da volar su le nubi / E noverar le stelle ad una ad una’’ (G.Leopardi).Università di Siena, 10 novembre 2009. L’amor che move il sole e l’altre stelle: una citazione dantesca potrebbe forse sintetizzare la Lectio Magistralis del professor Antonio Prete, come lo stesso docente ha sottolineato con un lieve sorriso durante la lezione che ha incollato alla sedia un foltissimo pubblico accorso ieri in aula magna di Lettere. Perchè quando un esperto di poesia come Prete festeggia, con l’umiltà e il gentile entusiasmo che gli allievi ben conoscono, i suoi trentacinque anni di cattedra, nessuno – docenti, scrittori, allievi, ex allievi, amici, appassionati – può mancare.
Un viaggio sulle ali della poesia d’amore letta in relazione alla cosmologia, e che, partendo da Dante Alighieri, giunge a Luzi e Celan passando per gli amati Baudelaire e Leopardi in una lectio di pregio, ricca di quel fascino che ogni lezione di Prete, docente di Letteratura comparata all'Università di Siena, porta con sè.
Dopo la breve quanto vivace introduzione del preside di Lettere Roberto Venuti, Prete ha iniziato un percorso, non senza parlare della passione ed energia che il docente mette nel suo lavoro.‘’Noi diamo agli studenti, ma non dimentichiamo quanto gli allievi danno a noi, un patrimonio che si trasforma in parole e pensieri e che ci segue negli anni a venire’’, ha esordito Prete.Il docente ha quindi introdotto il corso dell’anno accademico appena iniziato, sullo Zibaldone di Leopardi e sulla cosmologia nella poesia d’amore, per poi sfiorare con la consueta profondità alcune citazioni dove si trovano legami tra l’amore e gli astri, la volta celeste, le stelle, la luna e i pianeti, temi molto cari ai poeti di varie età, da Sofocle ai simbolisti fino alla poesia contemporanea.
L’analogia tra la bellezza e la luce, ad esempio in Tristesse d’Etë di Mallarmë, si trova molti secoli prima nei provenzali, in Dante e nello stil novo, dove il corpo ed il cosmo si trovano accomunati.
Ma perchè, si chiede Prete, il frequente nesso tra poesia e cosmologia? Le spiegazioni proposte dal docente sono diverse, alcune riguardano la tensione tra la fugacia del sentimento e l’eternità del tempo stellare, ma anche il senso del destino, la fragilità dell’amore di fronte all’eternità delle stelle, la voglia di sottrarre il soggetto d’amore al tempo, ma anche la tensione verso l’alto, ‘l’elevation’ di Baudelaire. E poi gli altri temi, come la paura di fronte ai fenomeni che si ritrova spesso nella Commedia di Dante, lo stupore di fronte alla natura, e al Sole, di Francesco d’Assisi, i cieli così spesso presenti in Baudelaire, cieli tempestosi, cieli tristi, tumultuosi, calmi, cieli talvolta accumulati alla mutevolezza della donna, l’identificazione tra il sole e l’amore come fuoco: (‘’Amor che movi tua vertù dal cielo / Come ‘l sol lo splendore’’, Dante, Rime XC).
Prete, muovendosi agilmente nel mondo delle citazioni, (in dispensa distribuita al pubblico presente), percorre un affascinante viaggio tra gli elementi della luminosità e degli astri, citando spesso in lingua originale, i simbolisti, Rilke, Paul Celan, e soffermandosi spesso su Leopardi, Tasso, Dante, Cavalcanti, Ficino. E poi, ecco la successione che passa dall’esaltazione amorosa solare, lucente, pura del sole e delle stelle fino al ricordo ombroso, alla nostalgica, fuggitiva luce lunare così spesso presente in Leopardi e così tanto accomunata alla donna – in astrologia come nell’immaginario poetico di autori quali Zanzotto e lo stesso Baudelaire. E il viaggio di Antonio Prete, insigne studioso leopardiano, e dalla sua lectio magistralis, giunge – citando John Keats e Dickinson, l’arte di Goya e il pensiero di Socrate – a sfiorare il passaggio dalla fievole luce all’alterità estrema. Amore e morte.
‘’’Essere morti una volta, e conoscerle all’infinito/le stelle, tutte: e allora come come come dimenticarle…’’(Rilke) e poi, citazione conclusiva, Paul Celan: ‘’I tuoi capelli d’oro Margarete / I tuoi capelli di cenere Sulamith’’, tragica sintesi della Schoa’ narrata da un poeta che, nel ‘900, canta questo tragico momento storico. Un magico volo tra le rime di Antonio Prete, per festeggiare un grande nome della nostra Università che ha sbalordito ed entusiasmato tutti quelli accorsi ieri a celebrarlo.
In foto: il professor Antonio Prete ed il preside della Facoltà di Lettere Roberto Venuti