Compie 40 anni "The dark side of the moon"
di Umberto De Santis
Quaranta anni fa, 24 marzo 1973, usciva in tutto il mondo l’ottavo album di Pink Floyd “The dark side of the moon”. Un album straordinario, nato in un contesto particolarissimo. I quattro componenti della band cercavano nuove strade creative per evolversi oltre il sound psichedelico che li aveva caratterizzati dopo l’uscita prematura di scena del fondatore Syd Barrett. Il disco basato su un concept, come andava di moda allora, li porta su un terreno di contaminazione con il rock progressivo. Dopo Tommy (1969) degli Who, l’ambizione del concept caratterizza la produzione progressive della prima metà degli anni Settanta e diventerà un marchio di fabbrica dei Pink Floyd (Wish you were here, Animals, The wall, The final cut). The Dark Side of The Moon è diventato il primo album dei Pink Floyd a raggiungere la vetta della chart Statunitense collezionando ben 741 settimane di stazionamento nella classifica US tra il 1973 e il 1988. Sommando invece le settimane di presenza nelle chart Inglesi, l’album arriva a 30 anni di permanenza nelle classifiche degli album in Inghilterra.
La gestazione dell’opera li vide ridurre e affinare numerosi parti strumentali suonate dal vivo nell’anno precedente a cui il bassista Roger Waters aggiunse dei testi di grande spessore. Il concept sviluppa temo come il conflitto interiore, il trascorrere del tempo, il rapporto con il denaro, l’alienazione mentale. Le sessioni del 1972 e nel 1973 negli Abbey Road Studios di Londra videro la realizzazione della massima espressione di arte sonora dei Pink Floyd che a distanza di quarant’anni e di un incredibile progresso tecnologico mantiene intatta ancora la capacità e il bagliore stupire nell’era digitale.
Insieme a Waters (basso e voce), a ragione riconosciuto il motore dell’album di successo, troviamo David Gilmour (voce e chitarra), Nick Mason (batteria) e Richard Wright (tastiere e voce).”C’era qualcosa, una simbiosi dei talenti musicali di noi quattro che ha funzionato molto bene” confessò un giorno del 2006 a Billboard Waters. Al lavoro compositivo e strumentale del quartetto si deve aggiungere quello pionieristico di Alan Parsons, ingegnere del suono, con gli effetti rivoluzionari che tutti riconoscono nel sound dell’album. Nell’infinito delle combinazioni musicale certamente si realizzò un insieme sonoro spaziale che ha travalicato le mode e anche l’ambiente in cui fu concepito.
Tutto curato straordinariamente, compresa la copertina semplice (come da richiesta di Wright) ma di grande impatto con quel prisma triangolare su sfondo nero che rifrange un raggio di luce scomponendolo nei vari colori , la copertina senza nome e senza scritte (che verrà ripresa nel successivo “Wish you were here” in altra veste grafica). L’album trasformò i Pink Floyd da ambiziosi musicisti di avanguardia rock in acclamate superstars internazionali loro malgrado: nel giugno 2011 ha toccato le 1000 settimane nella classifica US Top Catalog. Con 50 milioni di copie vendute, è quello di maggiore successo dei Pink Floyd e uno dei più venduti della storia.
Per l’occasione dei 40 anni dall’uscita dell’album (un LP, disco di vinile a 33 giri) sul sito pinkfloyd.com è stato organizzato un evento modiale. I fan sono invitati a inviare impressioni, ricordi e foto attraverso Twitter utilizzando l’hashtag #DarkSide40. Per tutta la giornata del 24 marzo a partire dalle ore 00.01 una grande luna illuminata campeggerà sul sito ufficiale dei Pink Floyd e all’aumentare dei tweet dei fan, la stessa luna tornerà a mostrare il proprio lato oscuro.