Lo spettacolo è risultato ben costruito e gradevole
Il consenso unanime espresso con un prolungato applauso e le urla delle fans degne di una pop star accompagnano la fine dello spettacolo “Cyrano de Bergerac “ di Edmond Rostand, diretto ed interpretato da Alessandro Preziosi, prodotto da Khora teatro e dal Teatro Stabile d’Abruzzo. Preziosi debutta alla regia con la collaborazione artistica e movimenti scenici di Nicolaj Karpov, seguendo la traduzione classica in versi martelliani di Mario Giobbe (famoso l’allestimento di Mario Cervi del 1953). Il regista punta molto sulla forza del protagonista, sulla “inadeguatezza e sulla epicità sentimentale delle grandi personalità” (da note sulla regia). Il risultato è la costruzione di una commedia romantica, che interpreta in chiave antica/moderna i grandi sentimenti: l’amore e l’amicizia. La regia, però, ha trascurato un fattore molto importante nella creazione del personaggio: la bruttezza fisica, il famoso naso, sproporzionato ed enorme, che dà vita a versi ironici indimenticabili (atto I, scena IV): ”…E’ una rocca!.. E’ un picco!… Una penisola”. “A che serve quest’affare, o signore?/ Forse da scrivania, o da portagioielli?”. Così lo stesso Cyrano in modo salace, con quel suo dialogare pungente, sprezzante di ogni pericolo, irride se stesso. Sarebbe mai nato con tale forza il personaggio Cyrano senza la sua disarmonia? La caratteristica fisica diventa motore di tutta la storia e da essa scaturisce la forza del vero amore, in chiave quanto mai moderna, quando Rossana dichiara di amare l’anima di Cristiano e non la sua bellezza.
Lo spettacolo, comunque, risulta ben costruito, gradevole e sciolta la recitazione, non sempre in versi, anche se Il ricorso ai microfoni da parte degli attori diminuisce un po’ l’entusiasmo. Preziosi è talmente sicuro di sé e della sua bravura che non si è sforzato di trasformare il suo aspetto fisico e nel complesso ha avuto ragione: il ritmo è veloce, la parola acquista la dovuta centralità nei dialoghi spumeggianti, diventando “lirica” nei momenti di maggiore intimità. Le scene sobrie sono studiate ad arte da Andrea Taddei; suggestiva la luna che cala sugli spettatori; i costumi, di Alessandro Lai, non fastosi, ma curati e di effetto, puntano sul contrasto tra il grigio ed il rosso, evidenziato dal gioco sapiente delle luci di Valerio Tibi; le musiche di Andrea Ferri risultano perfette, accompagnando gli attori che duellano come danzatori. Purtroppo i giovani attori della compagnia non emergono e Cristiano suscita perplessità con il suo forte accento straniero.
Vorrei rimandare il lettore (l’articolo comparve su questa testata nel mese di ottobre) ad un’altra, quanto diversa ed originale, interpretazione di Cyrano de Bergerac allestita durante il Festival Contemporaneamente Barocco del 20011 da Michele Santeramo con le musiche di Giorgio Vendola.