COLLE VAL D'ELSA. "Il miglior ristorante è un ristorante chiuso". E' la storia di Giovanni Messina, un colligiano che racconta la propria esperienza cinese.
Il libro è un romanzo-diario che racconta l’apertura di un ristorante italiano in Cina. La prima parte è dedicata alla fase preparatoria. In giro tra uffici a familiarizzare con l’organizzatissima burocrazia cinese e con imprenditori locali della più disparata estrazione e tutt’altro che irreprensibili.
Nelle seconda parte le incredibili complicazioni cui si può andare incontro lavorando in Cina a tu per tu coi cinesi. Nella terza e quarta parte si passa all’attività vera e propria del ristorante, con tutte le vicissitudini che l’attività di un ristorante comporta. In questo caso arricchite da una galleria di sketch più o meno surreali con la clientela locale e singolari personaggi provenienti da ogni parte del mondo.
Ambientato nella Cina degli anni del grande cambiamento, il libro offre uno spaccato vissuto dall’interno di una società che ha visto eclissarsi di colpo valori che si tramandavano da sempre, rimpiazzati oggi da un unico imperativo: arrangiarsi.
Il libro è un romanzo-diario che racconta l’apertura di un ristorante italiano in Cina. La prima parte è dedicata alla fase preparatoria. In giro tra uffici a familiarizzare con l’organizzatissima burocrazia cinese e con imprenditori locali della più disparata estrazione e tutt’altro che irreprensibili.
Nelle seconda parte le incredibili complicazioni cui si può andare incontro lavorando in Cina a tu per tu coi cinesi. Nella terza e quarta parte si passa all’attività vera e propria del ristorante, con tutte le vicissitudini che l’attività di un ristorante comporta. In questo caso arricchite da una galleria di sketch più o meno surreali con la clientela locale e singolari personaggi provenienti da ogni parte del mondo.
Ambientato nella Cina degli anni del grande cambiamento, il libro offre uno spaccato vissuto dall’interno di una società che ha visto eclissarsi di colpo valori che si tramandavano da sempre, rimpiazzati oggi da un unico imperativo: arrangiarsi.