MONTALCINO. Un carabiniere alto e possente, come quelli di una volta, come quelli che ci tramanda l’iconografia della Benemerita, che per un giorno ha smesso l’uniforme per indossare la casacca della poesia. L’ho incontrato qualche sera fa, mi ha colpito il suo parlare insolito, parole che venivano più dal cuore che dal freddo vocabolario e mi ha indotto a riflettere sul fatto che mi abbia detto che anch’io, dal momento che l’ho incontrato, sono entrato a far parte del suo mondo.
Si tratta di Antonio Cozzitorto, che mi ha consegnato il suo ultimo lavoro, il libro di poesie “Adesso…Ti racconto” dedicato a suo padre Carmelo: “Lui l’uomo dalla scorza dura, lungamente provato dalle esperienze della vita, mai vinto. Da lui ho appreso che nei momenti difficili e quando altri vorrebbero farti fermare occorre superarsi e andare oltre”.
La prefazione di Luigi Federici descrive il poeta come “dotato di una straordinaria sensibilità, esplora il profondo e sconfinato universo dell’uomo trasmettendo al lettore un forte messaggio etico e di fede”.
Ma è venuto il momento di lasciare la parola allo stesso poeta: “Il racconto attraverso la poesia è il racconto del mio cammino di viandante e di vagabondo della penna, che nei suoi viaggi pensa, riflette, scrive; che vola libero e alto sulle vicende della vita”. Antonio Cozzitorto è nato a San Sosti (Cosenza) il 1° maggio 1958; ha pubblicato nel ’94 “La mia Terra”, nel ’98 “Vagabondo di Penna” e nel 2000 “Amico”.
La presente raccolta “Adesso…Ti racconto”, che risponde agli interrogativi fondamentali dell’esistenza umana ed alle sua molteplici forme relazionali, è stato presentato al Teatro degli Astrusi domenica (23 novembre) per iniziativa dell’Associazione Pro Loco Montalcino e dell’Associazione Culturale Murlo . Nel corso dell’iniziativa hanno preso la parola molti amici dello scrittore che ne hanno messo in luce le grandi doti umane e letterarie. Non possiamo che congratularci con Antonio per averci regalato un libro in cui le poesie corrono l’una dopo l’altra come le vicende, ora liete ora tristi, della nostra vita.
Rob. Capp.